Omelia (10-01-2010)
Suor Giuseppina Pisano o.p.
Ecco il nostro Dio!

Dopo la solennità dell'Epifania, la grande rivelazione del Figlio di Dio a tutte le genti nella simbolica immagine dei tre Re venuti dall'Oriente, oggi la liturgia celebra un'altra teofania: il riconoscimento del Cristo, quale Figlio unigenito, per la voce stessa del Padre, che avviene nelle acque del Giordano dove Gesù chiede a Giovanni il battesimo. "Mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera - recita il passo del Vangelo - il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo, in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
Il racconto di Luca è conciso, sintetico, essenziale, tuttavia in esso riusciamo a cogliere un tratto fondamentale della persona di Gesù, un tratto umano molto consolante; infatti Gesù, nostro redentore e nostro Dio, si fa trovare in quella folla di peccatori che sono in attesa di purificazione presso il fiume dove il Battista predicava e battezzava; tra la gente c'è un uomo come noi, il Cristo, che non teme di confondersi coi peccatori: per loro è venuto, come luce nelle tenebre, come medico per i malati, come ricchezza immensa per i poveri, come pace e felicità per gli oppressi, gli ultimi e le vittime di ogni emarginazione.
"Ero carcerato, dirà un giorno, e siete venuti a visitarmi..." (Mt 25,36-40); il Figlio di Dio, Dio col Padre, si identifica anche con coloro che abitualmente giudichiamo i peggiori; del resto, la sua morte sarà su una croce, strumento infame, e lì morirà tra due delinquenti comuni.
E' una verità consolante questa che oggi il Vangelo ci ricorda: Dio è sceso tra gli uomini, nella Persona del Figlio, l'uomo-Gesù, che nascondendo la sua divinità si fa uno di noi e scende, come tutti coloro che hanno bisogno di purificazione e di perdono, tra le acque del Giordano; lui che non aveva e non poteva aver peccato, ma veniva a liberare l'umanità intera da ogni colpa.
E' la verità che colma l'attesa di un lungo tempo ed è quella che rianima la speranza di ogni uomo, e della quale Isaia profetizza, appunto con parole di consolazione, là dove dice: "Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù..."; l'uomo ha il suo Redentore, che cammina con lui, che va alla ricerca di lui con la potenza del suo amore, perché Egli è il Dio che salva, il Dio che si fa pastore del suo popolo: "Come un pastore - dice ancora il profeta - egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri".
E' la tenerezza inifinita di Dio, che giunge fino a noi; quella tenerezza che vuole raggiungere ogni uomo, anche il più lontano e restio, perché ognuno ha in sé l'immagine del suo Creatore, quell'immagine nella quale è già scritto il destino eterno di felicità.
"Signore, mio Dio, quanto sei grande! - esclama il Salmista - quanto sono grandi, Signore, le tue opere!" (Sl 103); e, tra tutte, la più grande è l' Incarnazione del Figlio. Nell'umanità del Cristo, infatti, ci viene rivelata la vera grandezza di Dio, non un Dio che sovrasta, ma un Dio che ama, che si fa uomo per amore, nella pienezza di questo amore ci redime.
Quest'uomo, Gesù di Nazareth, lo vediamo oggi, davanti al Battista, che lo indica alle folle come il Messia atteso: "Io vi battezzo con acqua - egli dice - ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco."
Presso le acque del Giordano c'è dunque, "il forte", appellativo tipicamente messianico, c'è un sovrano divino, come indica quella precisazione: "non son degno di sciogliere i calzari", ma sopratutto c'è colui che farà nuovo ogni uomo con la potenza trasformante dello Spirito di Dio.
E' l'annuncio di un nuovo battesimo, non più rituale. Infatti, con esso l'uomo diverrà parte dello stesso Cristo, immerso in Lui, innestato in Lui, come il tralcio alla vite (Gv 15,5); in questo battesimo, ogni uomo sarà vivificato dallo Spirito, il fuoco che arde e non consuma, che purifica e non distrugge, ma fa nuova ogni cosa.
Fin qui il riconoscimento di Giovanni; ma a questo riconoscimento si aggiunge, potente e consolante, quello del Padre: "Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera - ci dice l'Evangelista - il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
Presso le acque del Giordano, come notano i commentatori: "Dio e l'uomo si incontrano e il punto in cui avviene questo intreccio è Gesù"; ed è un intreccio che ha il carattere della definitività perché il dono di Dio è per sempre.
Un "intreccio", dicono i commentatori, un dono di grazia, ci ricorda oggi Paolo, attraverso le parole scritte nella lettera a Tito: "..è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Dio, infati, continua l'Apostolo, ci ha salvati, non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia, mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da lui, su di noi, abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna."
E' il dono di grazia che viene a noi nel battesimo, il sacramento col quale siamo incorporati a Cristo e perciò rigenerati in Lui; il sacramento che ci rende capaci di testimonianza, di annuncio e di cooperazione alla redenzione di quanti ancora camminano lontano da Dio.
Dal battesimo di Cristo, il nostro battesimo, mediante il quale realizziamo l'universale chiamata alla santità e veniamo inviati nel mondo, il nostro mondo, a render visibile Cristo, il Figlio di Dio redentore dell'uomo e della storia.

sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it