Omelia (08-04-2001) |
mons. Antonio Riboldi |
Benedetto colui che viene nel nome del Signore C'è grande aria di festa oggi - domenica delle Palme. Una festa che si esprime con la palma e l'ulivo benedetto, che tutti portano nelle case od offrono agli amici, come augurio di pace. Forse senza sapere o approfondire il grande valore che significano. Ed ha origine pochi giorni prima dei terribili, meravigliosi ed irripetibili giorni dei giorni, che precedono la festa delle feste, che è la Pasqua della Resurrezione: il giorno del Signore che non conosce più tramonto. Gesù sapeva che quell'andare a Gerusalemme, proprio nel periodo della Pasqua degli Ebrei, era andare incontro ai giorni della Passione, crocifissione. E' bello farsi prendere dal pensiero di Gesù, che vuole a suo modo entrare in festa a Gerusalemme. E il suo modo è scegliere un "mezzo" che è l'asinello su cui sale: e francamente a noi dà l'immagine del "ridicolo" se confrontato a come si presentano oggi i "potenti del mondo". E' il trionfo dell'umiltà e della povertà: quella umiltà che diventerà totale umiliazione nella passione e crocifissione. Nelle mani dei suoi carcerieri e poi dei crocifissori Gesù sarà trattato meno che niente: gli si toglierà ogni brandello di dignità fino a farlo disprezzo e insulto. Sul1a croce "il TUTTO" per le mani dell'uomo, diventa "il niente". Ma è questo diventare niente che poi permetterà a noi di uscire dal nostro niente senza Dio per prendere parte al Suo Tutto. Ma gustiamo insieme il Vangelo: "Condussero da Gesù il puledro: e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Via, via che Egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era oramai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più a1to dei cieli!" (Lc.19, 28-40) Era gente semplice, dal cuore buono quella che esultava agitando le palme o l'ulivo in segno di festa. Non c'era in loro l'invidia, la voglia di potenza, la superbia, che era nei farisei. Quel trionfo dell'umiltà e dell'amore dava immensamente fastidio: era come una frustata in faccia alla superbia del potere e non potevano sopportarla. Gliela avrebbero fatta pagare quella frustata nei giorni della Passione. Non erano capaci di capire, perché la superbia - Tanto di moda anche oggi - è un velo sulla semplicità del cuore. E' come una nera nube che oscura il bello del cielo. Un bel cielo che invece è nella gioia di chi stendeva i propri mantelli dove passava Gesù. Dobbiamo essere sinceri con noi stessi, se veramente vogliamo possedere la gioia di quella moltitudine in festa, che accoglieva Gesù, senza riuscire a trattenere la gioia di vedere Lui Colui che viene nel nome del Signore. C'è troppa voglia di superbia ed è quella che ci fa tristi, incapaci di cogliere la gioia. "Una diffusa cultura dell'effimero - scrive il S. Padre per la giornata mondiale dei giovani che si celebra in tutte le chiese proprio oggi - che assegna valore a ciò che piace ed appare bello, vorrebbe far credere che per essere felici sia necessario rimuovere la croce. Viene presentato come ideale il successo facile, una carriera rapida, una sessualità disgiunta dal senso di responsabilità e finalmente un'esistenza centrata sulla propria affermazione, spesso senza rispetto per gli altri. Aprite bene gli occhi cari giovani: questa non è la strada che fa vivere, ma il sentiero che sprofonda nella morte (dal messaggio del Papa ai giovani). Per incontrare Cristo bisogna avere il cuore semplice della moltitudine, che non sapeva trattenere la gioia di "vedere Chi tanto sentiva vicino per la sua umiltà" che è il sentiero fiorito della carità, quella carità capace di farsi vicino a tutti e di comunicare la felicità che è sempre nell'amore che si fa dono... tante volte caricandosi della croce del vicino: come ha fatto Gesù. Le strade delle- nostre città, oggi, si distinguono per l'agitarsi dei ramoscelli di palme o di ulivo: come l'agitarsi della brezza che dona aria fresca all'anima assetata di pace. Ci si scambiano molte volte i ramoscelli per dirsi 'pace': e quasi sempre finiscono nelle nostre case a ricordarci amore. L'augurio che faccio a tutti è che sappiano in questa settimana santa seguire Cristo nel suo doloroso e meraviglioso cammino prima verso la croce e poi verso la resurrezione. C'è tanto bisogno di serenità, quella che Dio ha donato nel mistero pasquale. Tocca a ciascuno di noi uscire dal buio dell'anima e farsi "piccoli".... come la folla di semplici che accolse Gesù a Gerusalemme. |