Omelia (10-01-2010)
padre Paul Devreux
Commento Luca 3,15-16.21-22

E' bellissima l'esperienza che fa Gesù, sentendosi chiamare da Dio stesso "figlio amato" e quindi benedetto.

Gesù è sul Giordano, ascolta Giovanni Battista e prega.

Come prega Gesù? A chi pensa? Di chi si preoccupa? Come un padre e una madre si preoccupano per il figlio, cosi il Signore si preoccupa di tutti i presenti, di tutta quella gente che vede andare e venire da Giovanni. Gesù non prega per se, prega per loro, e desidera aiutarli.

Per farlo comincia con il condividere la loro condizione di peccatori e pertanto si sottomette al battesimo di Giovanni in segno di penitenza. Cosi comincia a prendere su di se il peso del peccato, del male che opprime il povero; questo sarà la passione di tutta la sua vita terrena e di quella eterna.

Il Padre, vedendolo, si commuove e non riuscendo a contenere la sua gioia rompe il silenzio e dice:
"Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
Questa è una frase che piacerebbe a tutti sentirsi dire.
Si manifesta anche lo Spirito Santo e noi chiediamo a lui la sua forza per poter vivere anche noi il battesimo che abbiamo ricevuto e scoprirci figli di Dio.