Omelia (27-12-2009) |
don Roberto Seregni |
Quotidianità A pochi giorni di distanza dal Natale, la madre Chiesa ci invita a celebrare la festa della santa famiglia, quella di Gesù. A dir la verità sappiamo ben poco della famiglia di Nazareth, della loro quotidianità, del lavoro, delle scelte, delle difficoltà... I Vangeli ci fanno intravedere pochissimo di quegl'anni, la vita ordinaria di Gesù con Maria e Giuseppe è coperta dal silenzio. Eppure, al di là di quello che si potrebbe pensare, quel silenzio è una delle rivelazioni più affascinanti della novità di Gesù, del suo Vangelo. E' un silenzio che grida più di tante parole, che illumina più di molti fari. E' il silenzio della quotidianità, dell'ordinario di Nazareth. Tutti lo attendevano; i profeti avevano preparato la via; storpi, ciechi, zoppi, malati e lebbrosi lo aspettavano e Gesù che fa? Pialla un tavolo, aggiusta un incastro di una sedia, prepara il manico di una pala. Eccolo il nostro Dio, un Dio che mostra la via della santità, che abbatte la separazione tra sacro e profano, che fa del tempo ordinario il luogo decisivo della scelta. Ritorno sul tema dell'intreccio indispensabile tra fede e vita, tra Parola e quotidianità. Ne sento il bisogno per me, per la mia comunità, per i giovani e le coppie con cui condivido la mia fede. La santità a cui la famiglia di Nazareth ci richiama è quella della vita ordinaria. E' la spiritualità dello straccio, la mistica del trattore, la teologia dell'ufficio! Saremo credibili e daremo una testimonianza contagiosa della nostra fede, se i nostri gesti quotidiani, le nostre scelte famigliari, gli investimenti economici, i rapporti tra colleghi, trasuderanno di Vangelo! Saremo uomini e donne alla ricerca della santità, se la nostra vita quotidiana sarà ricca di quei piccoli e invisibili semi nascosti nella terra, marciti, pronti a portare frutto. Saremo veri discepoli del Rabbì di Nazareth, se i nostri gesti parleranno di Lui, anche se noi staremo zitti. don Roberto |