Omelia (22-04-2001)
mons. Antonio Riboldi
Bisogno di conferme

Avevo scritto a voi, cari amici, cui ci lega oramai un desiderio di incontrarsi e di dialogare sulla vita, su questa sempre più difficile vita, alla luce dell'Unico Maestro che si è definito "la vita", ossia Gesù Cristo, nostro Signore, ieri, oggi e sempre, che avrei vissuto, celebrato la mia Pasqua in compagnia di un pellegrinaggio a Fatima. E dico subito che non ho parole per descrivere ciò che ho vissuto, visto, gioito. Una vera Pasqua del Signore. Sembravamo avvolti da un mistero che si faceva chiarezza di fede, come se Gesù e Maria facessero capolino da quel cielo azzurro, che dominava Fatima e sembrava il manto o gli occhi materni di Maria. Sembrava che il mistero della Passione, morte e resurrezione di Cristo fosse un evento divino che ci coinvolgeva, come coinvolse gli apostoli. Difficile dimenticare la suggestiva Via Crucis sul pendio del luogo dove vissero i Pastorelli. Una Via Crucis che aveva assunto il tono di un capire, alla luce della sofferenza e dell'amore di Cristo, la nostra vita. Così come sarà difficile scordare la S. Messa di Pasqua alla Cappella delle apparizioni.
Un pellegrino, che aveva preferito vivere la Pasqua a Fatima ai più facili richiami di svago mondani, come un viaggio a paesi esotici, mi disse: capisco l'apostolo Tommaso che venendo a sapere dagli altri apostoli, che Gesù Risorto era apparso a loro, non poteva credere a quanto non è credibile alla ragione umana: una ragione che può scrutare tutto ciò che è sulla terra ma non può sfiorare il divino...a meno che non sia Dio stesso a svelarlo.
"Se non vedo nelle sue mani i segni dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò".
"Non è facile farsi "rapire" dalla fede fino ad affidarsi a lei con la semplicità dei bimbi. Nella vita si vuole essere certi di tutto. Si vuole toccare con mano ogni fatto anche quelli che non possono avere una spiegazione a parole. Tante volte di fronte a mia moglie, i miei figli, miei amici, non riesco con le parole a manifestare ciò che sento o provo o affermo. "Se non ci metto le mani sembra mi dicono non riesco a cedere"... Ma come si fa a mettere la mani, il dito nel cuore, quando si vuole dire "ti amo veramente", se la persona amata dubita? Così come si fa ad annunciare al fratello che il Padre ci ama, quando sembra che il suo amore sia coperto da un fitto ed incomprensibile mistero che a volte sembra, sopratutto nelle prove, contraddire la natura stessa dell'amore? Era lo stato d'animo degli apostoli che dopo la sepoltura del Maestro conoscevano una cosa sola, la paura del fallimento di un sogno. Ma la vita di Gesù non era stata un sogno: era stato lo "spettacolo" che sfiorava o manifestava il bello del divino sulla terra, per la verità della parola, per l'immenso amore che veniva dal cielo e si faceva vicino ai sofferenti, ai poveri. Come spiegare quel farsi crocifiggere, senza opporre resistenza? Quel farsi seppellire come un morto qualunque. La pietra grande, posta sul sepolcro, aveva tutta l'aria della parola "fine" ad ogni visione di bellezza della vita. Ma Dio non può lasciare deluso, mai, nessuno di noi che davvero pone in Lui la fede. E puntualmente, il terzo giorno, come aveva più volte promesso, compare ai suoi "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete non saranno rimessi". Quella apparizione non solo era la conferma che il sogno non era sogno, ma realtà, ma addirittura quella realtà veniva trasmessa agli Apostoli perché la continuassero. "Ricevete lo Spirito Santo". E da allora la Pasqua di resurrezione sembra un evento che non conosce tempo, così come la sua apparizione tra di noi, attraverso le parole della Chiesa, sembra sia la continua sua conferma a noi. E' naturale che la povertà dell'uomo, di ogni uomo, conosca il dubbio o addirittura l'incredulità di Tommaso. "Se non ci metto le mie mani". E Dio tante volte sembra proprio venire incontro al nostro dubbio e con segni che hanno davvero la loro origine dal cielo ci dice: "Metti la tua mano nel mio costato", "Beati quelli che pur non avendo visto, crederanno".
Quei meravigliosi pellegrini che erano con me a Fatima, non vollero o non seppero sottrarsi al fascino della Resurrezione, che è anche la nostra domani. E si aprirono alla gioia. Li ho visti piangere di gioia e commozione ai piedi della Madonna, durante la S. Messa. Avevano la felicità degli apostoli, e della moltitudine dei santi che popolano ancora oggi la nostra terra. Ma bisognerebbe saper sia pure con tutta povertà e l'ignoranza che ci portiamo addosso, farsi avvolgere dall'azzurro e dal fascino del divino, che è davvero l'atmosfera degli uomini e donne di Dio, che era a Fatima e quell'azzurro farlo divenire cielo delle nostre anime. Un cielo che non conosca le velenose stupidità del mondo, che fanno ombra ad ogni desiderio di gioia vera e di bellezza...
Evidentemente nel Portogallo non conoscono le nostre tradizioni della colomba, dell'agnello e delle uova pasquali, che sono per noi l'irrinunciabile modo di "fare Pasqua". Ma che importava? Eravamo tutti di una felicità inspiegabile, anche se eravamo "fuori" dal mondo dei consumi, che di vero ha che consuma il sereno della Pasqua del Cristo Risorto.