Omelia (10-01-2010) |
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Con la liturgia di oggi concludiamo il Tempo dopo Natale ed infatti la Parola di Dio che abbiamo ascoltata, ci mostra un Gesù ormai cresciuto: non è più un bambino e neppure un adolescente; è un uomo adulto, pronto ad iniziare la sua missione di annuncio della Bella Notizia. Questo passaggio dalla vita nascosta con Maria e Giuseppe, nella tranquilla casa di Nazareth, alla vita pubblica, in mezzo alla gente, tra coloro che diventeranno suoi discepoli, avviene con un segno particolare, un gesto che Gesù compie, come a sottolineare l'importanza e la solennità del passo che sta vivendo: va sulla riva del Giordano per farsi battezzare da Giovanni, suo cugino. Ma oggi, invece di concentrarci sul nostro Maestro e Signore, vorrei che seguissimo il testo dell'evangelista Luca, che dedica alcuni versetti a Giovanni Battista: vale la pena non lasciarci sfuggire la ricchezza di questo personaggio, che Gesù stesso definisce come il più grande di tutti i profeti. Dunque: "In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco." Per prima cosa mi sembra interessante la sottolineatura riguardo alla folla, al popolo d'Israele che era in attesa: come mai? Come mai si è creato questo clima di aspettativa nel popolo? Beh, sicuramente il merito è stato di Giovanni Battista: era stato inviato a preparare la strada al Signore e lui l'ha preparata veramente bene! Ha saputo istillare nel cuore di chi andava ad ascoltarlo il senso dell'attesa. La gente non ha ancora le idee ben chiare, ma ha colto il senso dell'annuncio di Giovanni: "Preparatevi, perché il Messia sta giungendo!... Preparatevi, perché il Signore Dio sta per dare compimento alle sue promesse!... Preparatevi, perché qualcosa di nuovo, di grande, di inimmaginabile, sta per iniziare!..." Giovanni Battista non ha solo proclamato il suo annuncio con le parole gridate sulla riva del Giordano: ha testimoniato con la sua vita l'urgenza di prepararsi ad accogliere il Signore. Infatti ha rinunciato ad ogni ricchezza, vestendosi e nutrendosi poveramente; ha deciso di vivere in solitudine, lontano dalla sua casa e dalla sua famiglia: proprio queste scelte hanno fatto comprendere alle persone che andavano ad ascoltarlo che il giovane profeta, un po' spettinato e a volte misterioso, bisognava prenderlo sul serio. La sua vita ha testimoniato che è veramente un messaggero di Dio, un suo inviato, un suo profeta, mandato ad annunciare il tempo della salvezza. In un certo senso possiamo dire che Giovanni Battista è stato anche troppo bravo: infatti, molte persone, colpite dalle sue parole e dalla sua scelta di vita, cominciano a domandarsi: "Forse è proprio lui il Messia!... forse è proprio lui il salvatore promesso da Dio!" C'è chi si limita a far rotolare nella mente quest'interrogativo, ma c'è chi lo sussurra ad altri, lo lancia nelle conversazioni, di modo che questa voce comincia a circolare. Ebbene, secondo me qui cogliamo tutta la grandezza di Giovanni Battista, qui possiamo vedere in trasparenza la sua anima. Perché quando viene a sapere di queste voci che girano, si affretta a chiarire le cose, a dire in maniera decisa, inequivocabile, che lui è solo il precursore, colui che deve preparare la strada all'unico che può salvare: "viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali." Se Giovanni fosse stato meno onesto, meno umile, meno fedele alla missione di Dio, quello poteva essere il momento di diventare ricco e potente: vi immaginate cosa sarebbe accaduto se avesse detto: "Sì, è vero, sono proprio io il Messia?" Già tanta gente lo ammirava e aveva per lui un profondo rispetto; perfino il re Erode aveva ammirazione per questo giovane profeta. Se si fosse presentato come il Messia lo avrebbero acclamato, circondato di ogni cura e premura... una vita da gran signore, altro che cavallette, locuste e miele selvatico! Ma Giovanni Battista vuole vivere secondo il cuore di Dio ed è ben felice dell'incarico che gli è stato affidato; non cerca nulla di più, perciò dice chiaramente la verità, perché non restino dubbi di sorta: "Voi che pensate tanto bene di me, sappiate che sono solo uno strumento, solo una voce che si alza in mezzo al brusio del mondo, per attirare l'attenzione verso colui che sta per giungere! Io sono come la sentinella che grida dalla cima della torre, per annunciare che il Re sta arrivando... Il Salvatore che tutti attendiamo è molto, molto più forte di me! La sua autorità e la sua dignità sono talmente al di sopra di me, che io non sono degno neppure di slegargli i lacci dei sandali!" Questo profeta semplice e limpido, riceve il più grande degli onori: dopo aver testimoniato così la sua fedeltà a Dio, ecco che è Gesù in persona ad andare da lui e a farsi battezzare dalle sue mani. Non solo: proprio Giovanni Battista è presente al primo grande evento che apre ed inaugura la missione di Gesù: "Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento." Giovanni Battista è lì, accanto al cugino, quando lo Spirito Santo discende dal cielo con l'aspetto di una colomba. Giovanni Battista è lì, accanto a Gesù, quando la voce di Dio si fa udire dai presenti, pronunciando parole meravigliose, che dichiarano, senza ombre e senza dubbi, che Gesù è il figlio amatissimo di Dio Padre. Dev'essere stata una gioia immensa per il profeta un po' schivo: vede coronata la sua missione, ora che il Cristo di Dio, il Salvatore, inizia la sua missione. È una gioia meritata, grazie alla sua rettitudine, alla sua umiltà, alla sua trasparenza. Credo che Giovanni Battista possa insegnare molto a ciascuno di noi: ci piace così tanto ricevere i complimenti, essere ammirati, apprezzati, riconosciuti... Diciamo la verità: chi di noi non gioisce per un bel voto a scuola? E la soddisfazione è ancora maggiore se un bel 10 non è segnato solo sul registro, ma è scritto sul diario, così lo possiamo mostrare agli altri, far vedere a casa, ai nonni, agli amici... E chi non è felice di sentirsi dire: "Bravo! Brava!"? Per ognuno è una grande emozione segnare un bel goal e sentire il pubblico e i compagni di squadra che gridano: "Bravo!... grande!... sei un campione!" Quando ero bambina ho studiato un po' di danza classica e ricevevo spesso i complimenti dalle insegnanti per i miei piedi, perché hanno un bell'arco naturale: ora, mica è merito mio se i miei piedi si arcuano così; ci sono nata, tutto qua! Eppure sapeste come mi sentivo orgogliosa delle mie estremità, ogni volta che qualcuno a scuola di danza osservava: "Ma che arco naturale hanno i tuoi piedi! Proprio da invidiare!" Facevo gli esercizi alla sbarra a testa eretta, tutta fiera di me, per quei piedi da mettere in mostra nelle scarpine di raso, neanche me li fossi costruita da sola! Ma che ci volete fare: siamo tutti un po' vanitosi, anche i timidi, quelli che arrossiscono ai complimenti, quelli che si imbarazzano davanti a una lode, anche quelli che preferiscono non essere notati, se poi arriva il momento della gloria, se lo godono anche loro. Per questo Giovanni Battista può aiutarci ad essere più semplici, più attaccati alla realtà delle cose e non tanto ai complimenti o alla "bella figura": come ha fatto lui, viviamo nella fedeltà al progetto di Dio, cercando di vivere secondo il suo cuore, senza preoccuparci di essere quelli che stanno al secondo o al quinto posto. Cerchiamo, proviamo almeno, in questa settimana, a ricordarci del Battista quando ci prende la voglia dei complimenti, quando ci sembra che gli altri non ci apprezzino abbastanza, quando ci viene la voglia di metterci in mostra, quando le parole di lode ci sembrano troppo poche, quando ci prende la tentazione di sminuire i risultati degli altri, per "farci belli" o "farci grandi" davanti ai compagni. Chissà quale gioia speciale il Signore Dio ci farà gustare... Commento a cura di Daniela De Simeis |