Omelia (13-12-2009) |
don Daniele Muraro |
Vicini e lontani "Miei cari amici vicini e lontani, buonasera. Buonasera, ovunque voi siate!" fu un saluto rimasto famoso nella storia delle trasmissioni radio italiane. Anche Giovanni Battista ad un certo punto della sua predicazione diede udienza ad amici lontani che gli si presentarono facendosi vicini a lui nel deserto. Venivano nell'umiltà, con la consapevolezza di essere ancora lontani da Dio. Chi avvertiva di più la distanza della propria condizione erano i soldati. Possiamo pensare che non fossero ebrei, ma pagani, sia che militassero nell'esercito romano sia che dipendessero dal Re Erode. Dunque non veneravano il vero Dio, forse neppure lo conoscevano, eppure anche loro chiedono "E noi, che cosa dobbiamo fare?". La risposta del Battista è piena di buon senso e di umanità. Egli raccomanda loro le cose più semplici e immediate, le prime che i cittadini civili avrebbero notato: "Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe!". Soldato viene da soldo, perciò il comando di Giovanni Battista coglie nel segno. Altra categoria di persone lontane per definizione che si avvicinano a Giovanni per domandargli una regola di vita sono i pubblicani. A differenza dei soldati si trattava di veri ebrei, ma essi si erano volontariamente distaccati dalla pratica della fede e dalla solidarietà fraterna. Perciò anche per la loro la raccomandazione è quanto mai opportuna: nella riscossione delle tasse che l'autorità romana aveva loro delegato non dovevano esigere nulla di più di quanto era stato fissato. Per la gente comune Giovanni Battista sollecita dei comportamenti di misericordia o se si vuole di solidarietà nei confronti degli altri. La distanza fra Dio e l'uomo la si può colmare incominciando a superare le disparità con il prossimo. "Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto." Anche Giovanni Battista si riteneva distante dal Messia che annunciava. Rispetto a Lui egli si stimava come l'acqua in confronto al fuoco e si dichiarava indegno di slegare i lacci dei suoi sandali. Slegare i lacci dei sandali è una espressione che merita attenzione. Sembrerebbe che il nostro profeta non voglia aver niente a che fare con il Messia. Invece l'espressione va presa in questo senso: io non posso decidere nulla al suo posto, non sono degno di intromettermi con le sue decisioni e Lo devo lasciare libero di fare secondo la sua volontà. È una espressione figurata in sintonia con l'altra affermazione: "Lui deve crescere; io, invece, diminuire". Giovanni è una guida, ma consapevole di essere provvisorio. Cresciuto da solo nel deserto, senza mettersi alla scuola di nessuno, istruito solo dallo Spirito santo, sa che si tratta di un'eccezione. L'unico a non aver bisogno di nessun maestro fu Gesù, in quanto Egli è la verità in persona. Per noi invece come suggerisce san Gregorio Magno: "la norma del retto vivere cristiano prescrive che non abbia l'ardire di comandare chi prima non abbia imparato ad essere sottomesso, e che non imponga agli inferiori l'obbedienza che egli non ha prestato ai suoi superiori." Sono pensieri in linea con il tema datoci per quest'anno dal nostro Vescovo della comunione nella corresponsabilità. Nella comunità cristiana tutti ci dobbiamo sentire corresponsabili anche nel dire la propria idea, cioè nel discernimento, ma tutto questo va fatto con la semplicità di spirito e la grandezza d'animo che ha contraddistinto san Giovanni Battista. Dice ancora san Gregorio "A volte alcuni sono al tal punto istruiti interiormente dallo spirito, che, pur mancando dell'insegnamento di un maestro esterno, non è mancata loro la correzione del maestro interiore. Tuttavia la loro libertà di vita non deve essere assunta ad esempio da chi è debole, per evitare che qualcuno, presumendo di essere anche lui ispirato dallo Spirito santo, rifiuti di essere discepolo di un uomo e diventi così maestro d'errore. Infatti l'anima è ricolma di spirito divino ne dà segni evidenti: i prodigi e l'umiltà, che se si armonizzano perfettamente l'una con gli altri, vi testimoniano chiaramente la presenza dello Spirito santo." Tra l'altro se al Battista non sono mancati né sapienza né consiglio né fortezza, dal Vangelo non risulta che egli abbia operato miracoli, frequenti invece nella vita di tanti santi. Evidentemente lo stesso Dio che aveva stabilito di rendere Giovanni l'ultimo profeta, sottraendogli i miracoli voleva insegnare che nessuno fra i discepoli del Signore esaurisce la ricchezza di doni che vengono da Lui e che ciascuno credente ha bisogno degli altri perché la sua fede sia completa. San Paolo direbbe: "chi insegna si dedichi all'insegnamento; chi esorta si dedichi all'esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia." Infatti: "noi pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri." E dunque: "io dico a ciascuno di voi (è sempre san Paolo che parla): non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato." La terza domenica di Avvento è conosciuta come la domenica della gioia. Oggi abbiamo un motivo in più per essere contenti: riconoscere i doni degli altri e apprezzarli. Avvicinandoci al Signore che viene nel Natale non possiamo non sentirci anche più vicini fra di noi che condividiamo la stessa fede e più pronti ad sostenerci e a stimarci a vicenda. |