Omelia (01-01-2010)
don Daniele Muraro
Da Maria Regina della pace

Chi è venuto alla Messa di Natale qui sa che ho proposto di fare un Natale con i tuoi, ossia con i santi, e in particolare san Francesco d'Assisi e san Giovanni Maria Vianney. A questo proposito la prima lettura non può non far venire in mente la benedizione che Francesco dette a Frate Leone: "Il Signore ti benedica e ti custodisca, mostri a te il suo volto e abbia misericordia di te. Rivolga verso di te il suo sguardo e ti dia pace."
Di essa si conserva la pergamena su cui fu scritta. Le parole che Francesco aggiunge di sua mano non sono molte, ma personalissime: Il Signore benedica te, frate Leone. In mezzo vi passa l'asta verticale di una croce. È la prova che in quel momento Francesco stava pensando proprio al suo amico in difficoltà, suo segretario e confessore.
Frate Leone, tra i primi compagni del santo ad Assisi, era un tipo semplice, ma soggetto allo scoraggiamento. Pecorella del Signore, lo chiamava Francesco. Considerandola adatta per consolare l'afflizione dell'amico Francesco mostrò di aver colto il valore originario della benedizione di Aronne capace di comunicare sicurezza, protezione, forza e pace.
Sul davanti della stessa pergamena contenente la dedica all'avvilito accompagnatore, troviamo scritte le cosiddette "Lodi della Verna" che vale la pena di riportare almeno in parte come a testimonianza dell'animo poetico di san Francesco:
"Tu sei santo, Signore, solo Dio, che operi cose meravigliose.
Tu sei forte, Tu sei grande, Tu sei altissimo,
Tu sei re onnipotente, Tu, Padre santo, re del cielo e della terra...
Tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene, il Signore Dio vivo e vero.
Tu sei amore e carità, Tu sei sapienza,
Tu sei umiltà, Tu sei pazienza, Tu sei bellezza,
Tu sei mansuetudine, Tu sei sicurezza, Tu sei quiete.
Tu sei gaudio e letizia, Tu sei nostra speranza,
Tu sei giustizia, Tu sei temperanza, Tu sei tutta la nostra ricchezza a sufficienza...
Tu sei la nostra vita eterna grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore."
A fine anno è uso rivolgersi a Dio con il canto del Te Deum. San Francesco mostra di saper unire l'elevazione mistica verso la grandezza di Dio con la concreta attenzione al prossimo, Frate Leone bisognoso di incoraggiamento.
È quello che dovremmo fare anche noi in questa svolta di anno: ringraziare Dio senza dimenticarci di chiedere la sua benedizione per noi e per il nostri cari.
San Francesco si rivolge con accenti poetici al Dio creatore ed è proprio all'ambiente che papa Benedetto ha dedicato la quarantatreesima giornata mondiale della pace con il titolo: "se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato!". La pace è una tenera pianticella da far crescere anche rispettando la natura e rinvenendo in essa le tracce del Creatore.
Nel Natale Dio è si è fatto creatura; da parte sua, al vertice della Creazione, l'uomo può diventare egli stesso creatore senza però rinunciare alla sua responsabilità di custode del Creato.
La liturgia di oggi ci suggerisce poi un motivo speciale di ringraziamento verso Dio ed è di averci dato Maria madre di Gesù. Dio ci ha donato Maria e Maria ci ha dato Gesù. Per meditare questo mistero possiamo farci aiutare da san Giovanni Maria Vianney, il curato d'Ars, nell'anno a lui dedicato.
In un suo catechismo aveva detto: "L'uomo era creato per il cielo; il demonio ha spezzato la scala che vi conduceva. Cristo, con la sua passione, ce ne ha formato un'altra. Maria è al vertice della scala, ella tiene a due mani e ci dice: Venite! Venite! Oh, il bell'invito! Vediamo il cielo aperto. non vi è che la scala da salire".
Per illustrare il paragone il Curato d'Ars richiama proprio il compagno di san Francesco frate Leone. In quanto terziario francescano lo conosceva bene. Questi, spiega, "ebbe una visione in cui vi erano due scale, una rossa ed una bianca". Il Signore rivelò al veggente: "la rossa sono io; la bianca è mia Madre". Ora, "quelli che salivano attraverso la bianca salivano rapidamente". In effetti, "è impossibile non salvarci se si ha devozione alla Santa Vergine, e ve ne sono pochi che si salvano senza questa".
Racconta la leggenda: "Frà Leone, uno dei primi compagni di San Francesco, vide calare dal cielo due scale: una rossa al capo della quale sta va Gesù Cristo con sembiante severo e mezzo sdegnato; l'altra di color bianco, ed in cima la santissima Vergine con volto tutto dolce e amabile. San Francesco che ivi si trovava invitava gli uomini tutti dei quali quella pianura era piena... a salire al cielo per la prima scala; ma vedendo che non riuscivano, perché chi cadeva dal principio chi dal mezzo e chi quasi dalla fine della scala, mosso a compassione di tanta rovina, cominciò a gridare con alta voce: Andate alla scala bianca, salite per essa, che ivi non è pericolo. Animati i cristiani da questa voce e dall'aspetto amabilissimo di Maria che li invitava e prometteva loro tutto il suo aiuto, vi salirono tutti con tanta felicità, che, senza eccezione, tutti entrarono in cielo. Dalla quale visione si conosce come Gesù medesimo si compiaccia di farci entrare in cielo per mezzo di Maria."
"Quanto sarei deluso se non andessi in Cielo per vedere la Santa Vergine, quella bella creatura!", sospirava il Curato d'Ars, ma è Maria stessa che ci attira al Cielo, e a pensieri di pace, mostrandoci il suo Figlio Gesù dal quale viene ogni benedizione per l'anno che inizia.