Omelia (03-01-2010) |
don Daniele Muraro |
Incenso al vero Dio A Natale Dio si fa uomo, questo è il contenuto della fede cristiana. Ma il bambino che nasce a Betlemme non smette di essere Dio. Su questa ulteriore verità meditiamo oggi, partendo dalle letture, in particolare dal testo di san Giovanni. Possiamo considerare questo scritto una specie di poesia introduttiva al racconto della vita del Signore. Come in una ouverture di opera lirica in esso troviamo anticipati cominciando dal "Principio" i temi principali della narrazione successiva. Anche il libro della Genesi inizia: "In principio", là però si tratta dell'opera della creazione: "In principio Dio creò il cielo e la terra". Il "Principio" di cui parla san Giovanni invece viene ancora prima perché è un Principio eterno, fuori del tempo; è l'inizio assoluto di Dio. "In Principio" allora qui significa che il Verbo era presso Dio da sempre, eterno come Lui. Si dice "era" e non "fu" proprio per sottolineare la durata dell'azione che non si conclude e propriamente neanche comincia, ma esiste a prescindere dallo scorrere del tempo. Chi è dunque questo Verbo da sempre presso Dio, Dio come Lui? La preghiera del Credo ci suggerisce la risposta migliore: "Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre." C'è il rischio di perdersi tra queste espressioni, la maggior parte delle quali sono ricavate dallo stesso Vangelo di san Giovanni, mentre l'ultima viene dalla filosofia greca, c'è il rischio di perdersi se non si tiene presente l'altra qualifica: Figlio di Dio, unigenito, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Esiste un Dio Padre che dona tutto al Figlio, a partire dall'essere Dio. Da ciò si comprende come il suo Figlio non può che essere uno solo, unigenito. Resta ancora da vedere il significato di termine preciso usato nel prologo ossia Verbo, Logos. Questa parola merita una spiegazione speciale per coglierne tutto il valore. Noi l'abbiamo ridotto a marchio commerciale, "logo", ma il suo valore originario è denso. Lo possiamo recuperare esaminando l'universo di significati che ruota attorno alle espressioni "logico/logica". Davanti ad una verità evidente noi concludiamo: "È logico!", ma di fronte al mondo e alla storia ci chiediamo a volte: "C'è una logica in tutto questo? E quale?". San Giovanni vuole dirci oggi che il significato ultimo delle cose si è mostrato a noi, ci è venuto incontro nella persona di Gesù di Nazareth, in quello che lui ha fatto e detto. Lì noi incontriamo il senso di tutto. Logos, logico, viene da una radice che troviamo anche in italiano nei verbi leggere e legare. Infatti leggere non è nient'altro che legare le sillabe. Ciò attorno a cui tutto si lega e sta in piedi è il Logos di Dio, che noi abbiamo conosciuto come l'uomo Gesù Cristo. In che maniera uomo e Dio stanno insieme in un'unica persona non è adesso il momento di parlarne; sulla scorta di san Giovanni per intanto noi ripetiamo che Gesù è il Verbo di Dio, Dio lui stesso. Anche recentemente si è sostenuto che la divinità di Gesù Cristo sarebbe stata un'invenzione dei secoli successivi senza fondamento nella Scrittura. Sarebbe sufficiente il Prologo di san Giovanni a smentire queste illazioni pretestuose, ma se a qualcuno sembrasse troppo astratta la riflessione del quarto evangelista possiamo tornare per un attimo alla capanna di Betlemme, quando il bambino neonato secondo la tradizione fu adorato prima dalla madre che lo aveva partorito e poi dai pastori. E se non bastasse nemmeno la tradizione troviamo una attestazione diretta nel caso della visita dei Magi i quali davanti ad Erode confessano il motivo del loro viaggio: "siamo venuti ad adorarlo" e finalmente dopo avere trovato il bambino con sua madre, "si prostrarono e lo adorarono". Anche il secondo dei tre doni lasciati in ricordo del loro passaggio testimonia questa fede: al bambino infatti "offrirono in dono oro, incenso e mirra." Resina gommosa l'incenso si presenta sottoforma di grani fragili, con odore aromatico. Quello puro è gradevole e per il suo profumo e la tendenza di salire verso l'alto è simbolo di preghiera. Se l'oro è dichiarazione di dignità regale, l'incenso poteva essere offerto solo a chi si riteneva essere il vero Dio. Sappiamo che migliaia di cristiani furono uccisi nell'impero romano per essersi rifiutati di bruciare incenso agli idoli oppure alla statua dell'imperatore. L'incenso migliore da offrire a Gesù come segno della nostra fede in Lui vero Dio è la nostra preghiera e le nostre opere buone. Nel libro dell'Apocalisse troviamo scritto: "Poi venne un altro angelo e si fermò presso l'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull'altare d'oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi." Tanto grande è la dignità dell'uomo che solo Dio poteva intervenire per salvarlo. Chi pensa male di Gesù, nel senso che non Gli riconosce una identità divina, disprezza anche l'uomo. Noi perciò in segno di riconoscenza siamo invitati a testimoniare agli altri la nostra fede nel Cristo, Figlio di Dio e Dio lui stesso. Recita un'antica formula: "Salga a te, Signore, l'incenso della nostra preghiera; come il suo profumo riempie questo tempio, così la tua Chiesa spanda nel mondo la soave fragranza di Cristo, che vive e regna glorioso nei secoli dei secoli. Amen." |