Omelia (17-01-2010)
Suor Giuseppina Pisano o.p.
Annunziate di giorno in giorno la sua salvezza

Concluso il Tempo di Natale con la celebrazione del battesimo del Signore, inizia un altro ciclo del Tempo Ordinario, un tempo prezioso, durante il quale, domenica dopo domenica, la Chiesa ci guida nella conoscenza sempre più profonda dell'insegnamento del Cristo, e nella sequela generosa e fedele di Lui, nostra Via, Verità e Vita.
E', dunque, un cammino che si riapre davanti a noi, un cammino il cui percorso ci è in parte noto e in parte ci verrà svelato dalla grazia di Dio che ci illumina e ci conduce; un cammino, infine, che non possiamo percorrere da soli, ma sotto la guida dello stesso Cristo e di sua madre: due presenze indispensabili che la liturgia, oggi, offre alla nostra considerazione col passo del vangelo di Giovanni, che narra l'episodio, notissimo a tutti, delle nozze di Cana.
"Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea, recita il testo, e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli...."; una festa e un banchetto di nozze, una scena di vita, di festa, che può sembrare semplicemente cronaca; ma il segno delle nozze e del banchetto è molto di più all'interno della Scrittura, esso, infatti, è l'immagine splendida dell'amore che unisce Dio e l'uomo; un'immagine che anche Gesù ha fatto sua nelle parabole del Regno, che parlano di invito a nozze: le nozze del figlio del Re, una festa alla quale tutti sono invitati, perché tutti sono indistintamente amati e per tutti, quel Figlio è morto e risorto.
"Il regno dei cieli, dice Gesù, è simile ad un banchetto di nozze che un re diede per il suo figlio..." (Mt.22,1-14), a questo convitto, simbolo della vita che Dio ci dona nel Figlio, furono invitati molti, che però rifiutarono. Il Re, tuttavia, non desistette e inviò i suoi servi ripetutamente, poiché la sua volontà era quella di render tutti partecipi della sua gioia, e della sua stessa vita: "Andate ai crocicchi delle vie - recita il testo di Matteo - e chiamate alle nozze tutti quelli che troverete". Dio, dunque, è alla ricerca dell'uomo per renderlo felice con quel simbolico banchetto che è la vita eterna; e in questa ricerca si è servito del Figlio che oggi, appunto, contempliamo, ospite di un banchetto di nozze, che sarà il luogo del suo primo miracolo, segno della radicale trasformazione dell'uomo che si lascia incontrare dal Cristo. Il racconto delle nozze a Cana, nella sua semplicità, ha un significato ricco e profondo che cogliamo nei segni che esso contiene, segni importanti, come il vino, e l'ora; l' Ora del Cristo, il momento del sacrificio supremo, quello che lo rivelerà come Figlio di Dio al mondo, e che donerà la salvezza ad ogni uomo. Il segno del vino: Venuto a mancare il vino - recita il testo - la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora. Nel bel mezzo del banchetto nuziale, dunque, viene a mancare il vino, il segno dell'esultanza, Maria, la cui presenza vigile segue l'andamento della festa, se ne accorge e con un gesto di sollecitudine materna interpella suo figlio, dal quale riceve quella risposta che, a prima vista, sconcerta; questo il racconto, che è allusivo di altro, perché, nel segno del vino, si preannuncia quel calice che nell'ultima cena si trasformerà nel sangue del Cristo, versato per la remissione dei peccati, calice di salvezza, calice di comunione con Dio, e perciò del rinnovato rapporto d'amore sponsale con Lui. C'è, poi, il richiamo all'Ora, il quale ci dice che la gloria del Figlio di Dio non è nei miracoli, ma in quell'innalzamento ultimo sulla croce, quando egli attirerà a sè ogni uomo che si rivolga a lui con fede. Lo splendido racconto delle nozze di Cana, caro ad ogni credente, un racconto dolce e rassicurante per la tenerezza della Madre e per il miracolo che il Cristo compie, è, in realtà, una epifania sollecitata da Maria; è un'epifania che non ha i segni grandiosi delle altre ma che, tuttavia, ci rivela la divinità di quell'Ospite che è presente in ogni circostanza dell'esistenza umana per salvarla, di più, per trasformarla e divinizzarla col dono dello Spirito che rianima e del Sangue che ci ridà la gioia vera. "Fate quello che vi dirà", dice Maria ai servi, e di lì a poco l'acqua delle giare di pietra si trasformerà in un vino eccellente che sorprenderà tutti. Ora, quelle parole della Madre giungono a noi, dopo un lunghissimo scorrere di secoli, ed hanno la stessa forza: la forza della persuasione materna che ci guida e ci protegge; è un dono di Maria in Cristo, è il consiglio che ancora lei ci ripete, perché la gioia della nostra vita non si spenga tra le mille difficoltà del cammino ma si rafforzi per la fede nel Signore che salva con la sua morte e resurrezione. Il racconto delle nozze di Cana ci ricorda, dunque, il dono che il Padre ci fa di due presenze fondamentali per la nostra vita: Gesù e sua Madre, due presenze che illuminano e guidano chiunque cerchi la luce, la verità, la pace e la salvezza, che viene dal Cristo, al quale Maria ci guida. "Fate quello che vi dirà", ci dice la madre di Dio indicandoci il Figlio, le cui parole devono essere accolte, meditate, custodite e, soprattutto tradotte in vita, così come fece lei, icona del vero credente, lei discepola umile, generosa e fedele, lei che ci ha insegnato ad esultare per la salvezza che viene da Dio, quel dono di misericordia che si estende "di generazione in generazione" e che è lo stesso Cristo Signore, che noi dobbiamo testimoniare ed annunciare a tutti gli uomini.
"Cantate al Signore un canto nuovo - ci dice il Salmista - annunziate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo ai popoli narrate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigi." (sl. 95). E' questo il segno concreto della nostro esser nuova creatura in Cristo e, come quell'acqua fu trasformata in vino dalla potenza dello Spirito, per volontà del Cristo, così anche noi siamo trasformati dallo stesso Spirito che ci arricchisce dei suoi doni, come ci ricorda, oggi Paolo: "Fratelli, vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro infine l'interpretazione delle lingue." Ed è fortificati da questi doni, che noi dobbiamo annunciare il Vangelo che ci salva, render presente Cristo Redentore nel nostro tempo, e sollecitare alla comunione con Lui quanti incontriamo nel nostro cammino, ripetendo con Maria: "Fate quello che vi dirà".

sr maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it