Omelia (27-12-2009)
Omelie.org (bambini)


Solo due giorni fa abbiamo contemplato Gesù appena nato a Betlemme, ed ecco che d'un solo balzo la Parola di Dio ce lo presenta già adolescente!
Quello di oggi è un brano particolare e stuzzicante: a una prima lettura ci sentiamo preoccupati, perché l'esperienza di perdersi, smarrirsi in mezzo alla folla, è una paura che penso un po' ci accomuni tutti. Di solito, quando siamo in un luogo pieno di gente, stiamo ben attenti a non perdere di vista i nostri genitori, a tenere ben stretta la loro mano: non abbiamo nessuna voglia di ritrovarci da soli e non riuscire più a vederli.
Quindi riusciamo a capire perfettamente l'angoscia, l'ansia, con cui Maria e Giuseppe si mettono alla ricerca del loro Gesù.
Però, rileggendo con attenzione la pagina del Vangelo di Luca, mi sono resa conto che questa sembra davvero una monelleria di Gesù: lui non è preoccupato o in ansia, anzi, se ne sta tranquillo nel Tempio, in mezzo ai Dottori della Legge, a discutere intorno alla Sacra Scrittura, a interrogarli su tanti argomenti... Quando i suoi genitori lo trovano, non sembra né sorpreso di vederli, né mortificato per averli fatti tanto penare!
Ora, dico io, un ragazzino che durante un viaggio non resta insieme ai suoi genitori; che si allontana in mezzo alla folla e se ne va per i fatti suoi; che lascia mamma e papà in ansia per ben tre giorni, non mi sembra proprio che si stia comportando bene!
Ma è dunque possibile che Gesù si comporti male? Che stia facendo qualcosa di sbagliato?
Forse ci conviene rileggere passo passo il Vangelo di oggi, per cercare di venire a capo di questa faccenda. "I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa." /i>
Fin qui è tutto molto semplice e consueto: i genitori di Gesù sono soliti trascorrere la festa della Pasqua ebraica a Gerusalemme; ci tornano ogni anno e viaggiano in carovana, insieme a molti altri amici e conoscenti. Era il modo abituale di viaggiare, a quel tempo, quando ci si spostava a piedi o al massimo con un asino che trasportasse i bagagli.
Quando Gesù ha ormai 12 anni, tornano ancora una volta a Gerusalemme per la grande festa. Ecco, forse merita un briciolo di attenzione questo particolare dell'età: Gesù ha compiuto 12 anni e per gli ebrei è considerato alla pari con un uomo adulto. Gli viene riconosciuta la piena responsabilità di ciò che fa', di fronte alla Legge di Dio. Una volta varcata la soglia dei 12 anni può cominciare a proclamare la Parola di Dio in pubblico, può leggerla ad alta voce nell'assemblea del sabato, davanti a tutti.
Quindi, anche se per noi, uno a 12 anni è ancora un ragazzino, per la cultura a cui apparteneva Gesù quella era già un'età significativa: un po' come per i nostri tempi quando qualcuno compie i 18 anni.
Se il Vangelo specifica che ha compiuto i 12 anni, vuole suggerirci, probabilmente, che il suo comportamento non è il capriccio di un bambino o la ribellione di un ragazzino: è una scelta consapevole, voluta, pensata e portata a termine.
Ma andiamo avanti con il racconto dell'evangelista Luca: "Mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme."
Arriva il momento di ripartire: Gesù rimane a Gerusalemme, mentre tutti si avviano per tornare a Nazareth. Facilmente riusciamo a immaginarci la situazione: una carovana è formata da tanta gente, che cammina a passo diverso. Spesso, le donne restavano un po' indietro, conversando lungo la strada. Gli uomini le precedevano di alcuni passi, tirandosi dietro gli asini carichi di tutti i bagagli.
Anche Maria e Giuseppe si avviano in questo modo: lei crede che il dodicenne Gesù sia avanti, insieme a Giuseppe. Sembra di sentirla dire con un sorriso, rivolta alle altre donne che sono con lei: "Eh, sarà lì avanti, con Giuseppe... ora che ha compiuto i dodici anni si sente grande, vuole stare con gli uomini, non attaccato alla gonna della mamma!"
Giuseppe, d'altro canto, è convinto che il figlio sia insieme a Maria e lo dice anche agli amici che fanno la strada con lui: "Eeeh, il mio ragazzo è tanto attaccato a sua madre, sempre pieno di premure per lei... Adesso di sicuro sarà indietro con Maria, per portarle la bisaccia perché non si affatichi..."
Quando arriva la sera e si fermano per trascorrere la notte, tutte le famiglie si riescono e a questo punto Maria e Giuseppe si accorgono che Gesù non è con nessuno dei due. Lo cercano in mezzo agli amici e conoscenti, ma non è con loro. Proprio non c'è. Non resta che tornare a Gerusalemme. Avevano camminato per un giorno e ne occorre un altro intero per ritornare indietro.
La città è grande: provano al mercato, dove possono esserci tante attrazioni per un ragazzino, ma Gesù non è al mercato. Vanno fin vicino al palazzo del Re, dove molti si fermano, ammirati per la ricchezza e il lusso, ma Gesù non è neppure lì. Allora tornano al Tempio, dove hanno trascorso la festa, dove sono saliti insieme a pregare e ad offrire doni al Signore Dio: "Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte."
Eccolo lì, il loro ragazzino: seduto tranquillo in mezzo ai maestri, ai sapienti del suo tempo, conversando senza difficoltà né timori, da pari a pari. Fa domande, ascolta attento, ogni tanto inserisce anche qualche sua osservazione: e chi lo ascolta è ammirato e stupito per la sua capacità di partecipare a discorsi tanto impegnativi, per la sapienza con cui riesce a rispondere alle domande, pur essendo ancora tanto giovane.
Maria e Giuseppe non sanno se è più grande, in loro stessi, lo stupore o il sollievo, nel trovarlo lì, sano e salvo. Giustamente, c'è anche il sano risentimento di un genitore che si è consumato nell'ansia di cercare il figlio smarrito: "Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo."
Maria, da brava mamma, prende la parola e lo rimprovera anche. Quello che nessuno si aspetterebbe è la risposta di Gesù: "Ed egli rispose loro: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"
Di fronte a questa frase torniamo al punto di partenza della nostra conversazione: non è stata una monelleria, un capriccio, la bravata di un adolescente. No, è stata una scelta ben precisa da parte di Gesù, rimanere nel Tempio e confrontarsi con quei maestri, quei Dottori della Legge, che sono tanto preparati sulle "cose del Padre suo".
Giuseppe e Maria accolgono questa risposta: non la comprendono fino in fondo, ma la accolgono con infinito amore.
Anche all'annuncio dell'Angelo che li coinvolgeva nel meraviglioso progetto d'amore di Dio Padre, si erano sentiti rivolgere parole che non avevano compreso fino in fondo: ora la situazione è la stessa. Si trovano immersi in una situazione che non riescono a capire, ma la rispettano, la sfiorano con amore e delicatezza.
D'altra parte anche Gesù si comporta nella stessa linea. Lui, che è Figlio di Dio e Dio stesso, ha una maturità, una capacità di decidere, ben superiore ai suoi coetanei. Ma non si lamenta con Maria e Giuseppe, non comincia a dire: voi non mi capite... voi non sapete... voi, voi, voi...
Si comporta da figlio, che si affida ai suoi genitori e infatti torna indietro con loro, senza capricci, senza lagne: "Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso."
Lui che è Dio, si pone in maniera molto rispettosa dei suoi genitori: lascia il Tempio e riprende la vita di sempre, obbediente, sorridente, disponibile.
E noi, siamo capaci di prendere esempio da Gesù?
Non è che qualche volta facciamo i capricciosi? Magari capita a qualcuno di essere un po' prepotente verso mamma e papà. Di avere solo pretese. Di chiedere senza garbo, senza gentilezza. Di rispondere con rabbia.
Ve l'ho già raccontato altre volte di come mi si stringa il cuore, all'uscita da scuola, nel vedere bambini che lanciano il loro zaino addosso ai genitori venuti a prenderli; che cominciano subito a piagnucolare perché vogliono la merenda e deve essere esattamente ciò che desiderano in quel momento...
Ho visto in tante case, figli che tornano da scuola e lanciano le scarpe dove capita, magari persino al centro della sala, per mettersi subito sul divano a giocare o a guardare la tv...
Che tristezza, vedere dei figli che dai genitori pretendono il servizio continuo, come fossero dei servitori a loro disposizione!
Ma sono sicura che noi non siamo così, proprio no! Siamo tutti figli desiderosi di prendere Gesù come nostro modello.
Allora, durante queste vacanze di Natale, visto che il tempo proprio non ci manca, approfittiamone per qualche gesto di servizio che parta da noi; per tenere in ordine le nostre cose, senza che ce lo chiedano; per eliminare i capricci e il tono piagnucoloso dalla nostra voce.
Sarà bello vedere la gioia dei nostri genitori e cresceremo assomigliando sempre di più a Gesù.

Commento a cura di Daniela De Simeis