Omelia (06-01-2010) |
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Commento su Matteo 2,1-12 COMMENTO ALLE LETTURE a cura di don Giampiero Ialongo Non passa giorno nelle nostre città in cui non ci sia qualcuno che "manifesta". Manifestano gli studenti, i lavoratori, i ferrotranvieri, i magistrati, i precari, gli insegnanti... tutti manifestano per cercare di dire qualcosa, per cercare di portare all'attenzione di più persone possibili il loro messaggio o le loro rivendicazioni. La festa di oggi, l'epifania (che in greco significa manifestazione), ci dice che anche Dio desidera manifestarci qualcosa. Il Natale di Gesù è lo "scendere in piazza", lo scendere, l'entrare nel mondo da parte di Dio per partecipare, con tutto se stesso, alle vicende di questo mondo! Con parole più auliche e altisonanti la Bibbia, attraverso la lettera agli Ebrei, così si esprimerebbe: "Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio...". Sì, il Natale, l'Epifania, è il farsi parola di Dio attraverso l'incarnazione di suo Figlio. E se è così questo vuol dire che dobbiamo porci in ascolto di questa parola, dobbiamo, come quei Magi, metterci in cammino perché se vogliamo essere dei veri credenti, dobbiamo essere dei cercatori di luce, degli inseguitori di ideali, dobbiamo - come loro - camminare cercando, senza stancarci, nonostante le difficoltà e gli ostacoli che si incontrano lungo il cammino. Quali ostacoli hanno incontrato e hanno dovuto superare i Magi prima di arrivare a riconoscere il Messia nelle sembianze di un piccolo bambino? Il vangelo che abbiamo appena ascoltato ce ne descrive almeno tre: la violenza e i sotterfugi, rappresentati da Erode; i tuttologi, quelli che ritengono di sapere sempre tutto, rappresentati dai sapienti; il frastuono e la mormorazione, rappresentati dalla folla... tutti ostacoli e difficoltà che, come intuiamo, sono all'ordine del giorno e con i quali, anche noi come i Magi, dobbiamo scontrarci. Cerchiamo di vederli un po' più da vicino, per meglio conoscerli, così da evitarli e superarli. Il primo ostacolo simboleggiato da Erode: l'ostacolo dei sotterfugi, delle cose fatte di nascosto per difendere chissà quale potere. Erode pensa che questo Dio bambino venga a togliergli qualcosa, a spodestarlo dalla sua comoda poltrona. È vero che la nostra fede ci "scomoda", ci fa pellegrini e cercatori nel cammino della vita ma non per toglierci qualcosa bensì per tutto donarci, per aiutarci ad assumere quello sguardo nuovo sulla storia e sul mondo che ci fa guardare al quotidiano con quella speranza e quella carità che vengono dal cuore del nostro Dio fatto uomo. Erode non comprende e, come lui tante volte anche noi, per restare attaccati alle nostre posizioni, creiamo il vuoto attorno a noi; senza rendercene conto generiamo morte e quella sottile spirale dell'egoismo che sfocia in chiusura e individualismo. L'altro ostacolo che i Magi incontrano nel loro cammino sono coloro che si ritengono sapienti, coloro che sanno sempre tutto. I salotti delle nostre trasmissione televisive ne sono pieni, il nostro mondo, e purtroppo talvolta anche la nostra chiesa, è pieno di gente che ha sempre la risposta pronta, che a piene mani dispensa consigli su tutto e su tutti ma... non muove un dito, e ancor più non pensa di aver bisogno di cercare e di sentirsi in cammino. Il profeta Isaia, nella 1° lettura, così ci esortava: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce... cammineranno i popoli alla tua luce". Però nella reggia di Erode nessuno si alza, nessuno si muove, ripetono antiche parole che non hanno più calore, non hanno più passione per la vita. C'è, poi, un terzo ostacolo: la folla. Si agita, fa confusione, protesta, ma anche lì nessuno si muove, nessuno cammina. È difficile continuare a camminare, a cercare, ad inseguire la luce quando ti trovi davanti la forza del potere e del denaro; quando non c'è passione per la luce e la verità, quando non c'è ricerca della giustizia; quando sei circondato da gente che sa solo brontolare e se tu cerchi di fare qualcosa ti dice: "Ma chi te lo fa fare?". Ma se scaviamo un po' più in profondità nel racconto evangelico che abbiamo ascoltato, ci accorgiamo che non sono nemmeno questi i più grandi ostacoli che i Magi incontrano sul loro cammino: ce ne sono altri due che trovano dentro di sé e credo che anche a noi sia capitato di provarli. A volte, infatti, la luce sembra sparire, cammini e ti sembra di trovarti nel buio; ti sembra di non capire più dove vai, che cosa cerchi, che cosa vuoi. Ma c'è ancora un'altra difficoltà e forse la più grande, dice Matteo: hanno visto sorgere da oriente la stella che gli indicava l'arrivo del Re dei giudei... e quando arrivano che cosa trovano: un bambino. Com'è possibile: cercano un re e trovano un bambino; è questo il modo in cui Dio ha scelto di manifestarsi. Ed è forse questo il più grande ostacolo che noi dobbiamo superare nel nostro cammino di credenti perché tutti noi, a volte, preferiremmo incontrare un Dio potente, un Dio che fa prodigi e che magicamente liberi il mondo da ogni male. Ecco cosa ci comunica Matteo in questa pagina di vangelo; ci invita a non cercare nel cielo una stella; non ci sono stelle che si fermano: appaiono e poi scompaiono. Ci invita a non chiederci chi sono i Magi ma a farci magi: a farci cercatori di Dio. E se in quest'anno che ci sta davanti vogliamo continuare ad essere dei veri credenti, dobbiamo ancora tentare di camminare inseguendo la luce, cercando Gesù, i suoi sogni, i suoi valori... solo questa continua ricerca del volto di Dio e della sua volontà d'amore per il mondo intero potrà darci, come concludeva il vangelo, quella grande gioia che ci aiuterà a camminare senza mai stancarci. Il Signore ci aiuti e cammini con noi! |