Omelia (17-01-2010) |
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Commento su Giovanni 2,1-11 Buona Domenica a tutti! Oggi è festa come ogni domenica; lo sappiamo che per noi cristiani questo è il giorno della settimana dedicato a Gesù. Lo ringraziamo per quanto abbiamo vissuto e tutti insieme partecipiamo alla messa proprio per far festa. Il Vangelo di Giovanni, appena ascoltato, ci invita ad immaginare di prender parte ad un banchetto di nozze! È una festa importante, due persone profondamente innamorate l'una dell'altra decidono di vivere insieme per sempre. Provate a pensare che tutto questo avviene in un piccolo villaggio della Galilea di più di duemila anni fa! Certamente a Cana si conoscevano tutti e quindi la maggior parte della gente era invitata alla festa. Perfino persone di paesi vicini erano invitate, come Maria e Gesù che abitavano a Nazareth! D'altronde quando viviamo una cosa bella, che ci riempie il cuore, non riusciamo a trattenerla per noi, vogliamo subito condividerla con chi ci è più vicino. Dunque, Gesù era un ospite. Giovanni, nel suo Vangelo, ci informa che pochi giorni prima Gesù si era allontanato dalla Galilea era in Giudea dove aveva da poco incontrato Andrea, Pietro, insomma quelli che poi diventeranno dei suoi amici intimi. Non rinuncia, però, al matrimonio e si incammina per ritornare in Galilea! Beh, dovevano essere proprio degli amici importanti, preziosi! Durante la festa Maria fa notare a Gesù, che è finito il vino! Potremo pensare: in fin dei conti niente di grave! Non è così per Maria, che lo riferisce al figlio: "Non hanno vino". Lo dice perché Gesù faccia qualcosa, perché la festa continui con la stessa allegria. La risposta di Gesù: "Donna che vuoi da me? Non è giunta ancora la mia ora", in prima battuta mi è sembrata sgarbata, insomma non è da Gesù! Proseguendo però, l'intesa tra Maria e suo figlio ritorna presto. Gesù fa in modo che tutti abbiano dell'ottimo vino con cui brindare agli sposi, infatti fa diventare vino l'acqua contenuta in sei anfore di pietra molto grandi. È il primo miracolo riportato da Giovanni, cioè il primo segno che Gesù compie e ci fa capire che è il Figlio di Dio! A questo punto mi chiedo: che bisogno c'era di scomodare Gesù per una cosa di così poco conto? Forse che la festa non poteva andare avanti? E poi l'evangelista Giovanni, che nel suo Vangelo ci riporta gli eventi più significativi della vita di Gesù, come primo miracolo non ne poteva scegliere uno più "serio"? Proviamo a rispondere: vi sarà capitato di partecipare ad una festa, magari di compleanno!? Che gioia quando il posto è addobbato con festoni tutti colorati, quando da mangiare ci sono le pietanze che più ci piacciono, la festa già comincia bene, no? E poi, se nel nostro bicchiere qualcuno versa qualche bevanda frizzante, con tante bollicine, beh è il massimo! Gli occhi sorridono spontaneamente e così gustiamo anche meglio ciò che mangiamo. Forse Maria e Gesù non avevano tutti i torti?! Il vino sarà davvero servito ad allietare i partecipanti e a proseguire la festa con la stessa allegria! Per render felici i loro amici non hanno trascurato neppure un dettaglio!! Come a volte avviene le azioni e le parole di Gesù ci sorprendono e sempre ci confermano che ci conosce così bene e ci ama così tanto, e che è disposto a tutto pur di vederci sorridere, gioire, e non dimentica neanche un dettaglio, neppure qualcosa che può sembrare superfluo come qualche bollicina nel bicchiere! All'inizio del suo racconto l'evangelista Giovanni, ci vuol far provare quanto è grande, illimitato l'amore di Dio per ciascuno di noi e che è disposto a darci anche più del necessario pur di farci felici. Continuiamo ora la festa e facciamo in modo che duri tutta la settimana, riconoscendo quanto di buono e bello Dio ci regala ogni giorno e quando è possibile facciamo partecipi anche i nostri amici. Commento a cura di Daniela De Simeis |