Omelia (25-12-2009) |
Marco Pedron |
Natale, tanti Natali, nesun Natale, il mio Natale Siamo all'aeroporto di Canton, in Cina. Due graziose hostess aiutano tutti i passeggeri a sistemarsi. Il decollo è prossimo e un membro dell'equipaggio chiude il pesante portello dell'aereo. Improvvisamente si vede un uomo arrivare di corsa; l'uomo bussa forte sul portellone. "Mi dispiace... è troppo tardi... dobbiamo partire!", urla l'hostess, tentando di farsi capire dall'oblò. Ma l'uomo insiste ancor più forte: "Doveva arrivare prima... adesso non si può più...", continua l'hostess. Ma niente da fare, l'uomo insiste e continua a battere più forte che può. Anche se infastidita, poiché l'uomo non smette, l'hostess fa aprire il portello dell'aereo e l'uomo entra: "Ops... è il pilota!". Buon Natale a tutti voi. Buon Natale a voi, ai vostri cuori e a tutte le persone della vostra famiglia. Per il mondo oggi è Natale: auguri, baci, abbracci, saluti, pranzi, panettoni, regali, sorrisi. Bene! Se il Natale ci aiuta a far festa, bene. Ma attenzione: non perdiamo di vista il centro di questa festa. Che non ci succeda di scambiare il Natale di Gesù con tutto questo. Tutto questo è contorno: il pacco, il nastrino, il fiocchettino e il biglietto. Ma il regalo, il Natale, è un'altra cosa. Il Natale di Maria lo racconta Lc. Maria nei secoli c'è stata presentata come la superdonna. San Bernardo di Chiaravalle diceva: "Di Maria non si dice mai abbastanza". E così Maria è stata riempita di titoli, di nomi, di privilegi. Pensate alle litanie del rosario: "Torre eburnea, Stella del cielo, Avvocata di grazia, Corredentrice, Mediatrice universale, ecc.". E chi più ne ha più ne metta. "Regina del cielo": perfino così l'hanno chiamata, dimenticandosi che la "Regina del cielo" nella Bibbia (Ger 7,18) è Astarte, la dea dell'amore e della fertilità. Ad un certo punto Maria era quasi in concorrenza con Gesù Cristo: ci fu un tempo in cui sembrò che credere in Maria era doveroso e che se poi si credeva anche nel vangelo e in Gesù Cristo, tanto meglio, ma la cosa era facoltativa. Ma il vangelo cosa dice di Maria? Su Maria è stato detto di tutto: ma il vangelo cosa dice? Andiamo a vedere. 2,19: "Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore". Ci sono appena stati i pastori, gli angeli e la moltitudine del coro celeste che cantava "Gloria a Dio": tutto sembra così chiaro. E, invece, il vangelo dice che Maria non capisce: "Ma che ci fanno i pastori qui?". La religione da sempre aveva detto che Dio "farà piovere brace, fuoco e zolfo, e vento bruciante" sui cattivi (Sal 11,6). E allora che ci fa questa gentaglia qui? I pastori, infatti, erano ritenuti la feccia della società, i peccatori per eccellenza: a forza di stare con le bestie, si diceva, erano diventati come loro, delle bestie. Erano esclusi ovviamente dal regno di Dio e il Messia, al suo arrivo, li avrebbe distrutti. Beh, che ci fanno qui? E perché proprio da loro va l'angelo? Maria non capisce... e la possiamo comprendere, perché era contro ogni logica del tempo. Ti succede una cosa, non la capisci? Non importa, custodiscila e a suo modo e a suo tempo capirai. 2,33: "Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui". Un'altra volta Maria non capisce (stupirsi qui è non capire, non avere parole, non comprendere). Cosa succede? Portano Gesù, il Figlio di Dio, al tempio. Si portava al tempio un bambino per renderlo "figlio di Abramo", ebreo. Ma Gesù è il Figlio di Dio! E poi: si è già dimenticata di cosa le aveva detto l'angelo a proposito di quel figlio? Da quanto fa sembra proprio di sì. L'angelo era stato chiaro non c'erano dubbi: "Colui che nascerà sarà santo e chiamato Figlio di Dio" (1,35). Ma Maria qui non ricorda già più niente. La Bibbia diceva che Dio sarebbe venuto solo per gli ebrei e che tutte le altre nazioni sarebbero state sterminate (Is 60,12). E cosa succede qui? Succede che Simeone le dice che Gesù sarà "luce per illuminare tutte le genti" (2,32). Ma come? Dio non viene solo per gli ebrei? Maria non comprende. Ti succede una cosa, non la capisci? Non importa, custodiscila e a suo modo e a suo tempo capirai. 2,50: "Non compresero le sue parole". Maria rimprovera Gesù dodicenne per ciò che ha fatto (2,48). E chi non lo avrebbe fatto! Era rimasto a Gerusalemme senza dire niente a nessuno. D'altra parte ci si chiede: "Ma che genitori sono quelli che si accorgono che manca il loro figlio solo dopo un giorno?". E quando Maria va a "tirare le orecchie" a Gesù: "Perché ci hai fatto così?" (2,48), si prende una "sberla" in faccia: "Ma cosa volete da me? Io non sono mica qui per seguire voi! Io sono qui per seguire le cose del Padre mio" (2,49). E Maria non ci capisce più niente. Ma sarà sempre così per Maria. I suoi fratelli non credevano in lui (Gv 7,5). I teologi e i sacerdoti dicono che è "posseduto da uno spirito immondo" (Mc 3,30). Sta con la gente dubbia e di facili costumi: peccatori, pubblicani, donne e prostitute (Mc 2,16). Un giorno il suo clan va a prenderlo per internarlo perché gli dicono: "E' fuori di sé", pazzo, matto (3,21). Un altro giorno gli dicono. "C'è qui tua madre". E lui risponde. "Mia madre non è Maria ma chi ascolta la parola di Dio" (Mc 3,33-34). E Maria? Maria non ci capisce niente. Ti succede una cosa, non la capisci? Non importa, custodiscila e a suo modo e a suo tempo capirai. Questo è il Natale di Maria: credere, accettare, accogliere, anche quando non capisce. Quando ci succede una cosa la gente dice: "Perché? Perché a me?". Oppure: "Cosa vuol dire?". Come se tutto ci dovesse essere chiaro subito, come se si potesse capire subito tutto. Come Maria, credere vuol dire: "Sì, non capisco, ma lo accetto, lo accolgo, lo custodisco perché un giorno, a suo modo e a suo tempo, tutto questo mi possa parlare". Un giorno un figlio tredicenne andò dal padre e gli disse: "Qual è il senso della vita?". Il padre prese un foglio, gli disegnò una "M" (la lettera "m") e gliela diede. Il figlio non capì e si mise a ridere. Dopo qualche giorno il figlio tornò a rifargli la stessa domanda. Il padre prese un foglio e gli disegnò la lettera "R" e gliela diede. Di nuovo il figlio derise il padre. E così varie volte. Il figlio qualche anno dopo trovò i fogli che il padre gli aveva dato: R, M, O, A, E. "Che sciocchezza, che stupido, mio padre". Poi guardò meglio... e vide. "Che senso aveva la vita?". Adesso era chiaro. "A-M-O-R-E". Ti succede una cosa, non la capisci, non importa, un senso ce l'ha. Non dire mai: "Che schifo la vita; la mia vita non ha senso; che ci sto a fare; perché a me?; perché questa cosa a me?". Tutto ha un senso: tieni con te ciò che succede, anche se adesso non è chiaro... forse un giorno lo capirai. E se non lo capirai non importa perché è più importante viverlo che saperlo. E' più importante mangiarsi il tiramisù piuttosto che sapere che è in frigo; è più importante stare insieme con il proprio amore piuttosto che sapere che c'è. Il Natale di Giuseppe lo racconta Mt che vede il Natale con gli occhi del padre di Gesù. Il matrimonio aveva due fasi: nella prima, in casa della donna, vi era lo sposalizio ma non la convivenza. "Tu sei mia moglie", "Tu sei mio sposo" si dicevano gli sposi, ma ciascuno viveva nella propria casa. Poi dopo un anno la sposa veniva condotta in casa dello sposo e qui avvenivano le nozze. Giuseppe ha sposato Maria ma non la conosce, non ha avuto cioè rapporti sessuali con lei, perché Maria vive ancora con i suoi genitori. Eppure è incinta. La Legge (la Bibbia) e la regola gli dicono: "Uccidila!". Il Dt 22,20-23 dice: "L'adultera verrà fatta uscire dall'ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà, così che muoia, perché ha commesso un'infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre". E il primo a tirare la pietra doveva essere il marito stesso! Giuseppe è indeciso: seguire ciò che dice la Bibbia o seguire il cuore? Seguire ciò che fan tutti, che tutti ritengono giusto o seguire l'amore, la misericordia? Guardate cosa succede: il vangelo dice che Giuseppe non se la sente. Sarebbe giusto... ma come fa? E mentre ha deciso di salvare Maria (ripudiandola in segreto: se al maschio non piaceva la donna, poteva cacciarla via), cioè quando Giuseppe ascolta il sentimento di misericordia, di tenerezza e d'amore che prova dentro (Mt 1,19), in quel preciso momento (1,20-23) Dio viene, fa irruzione e gli parla. Dio viene, si mostra, si fa presente a Giuseppe (Natale=Dio viene) solamente dopo il suo sentimento di misericordia. Allora: prima c'è la misericordia, la tenerezza, il perdono e solo dopo potrai "sentire" e conoscere Dio. Il provare amore, misericordia, tenerezza, è la condizione per conoscere Dio. Per questo chi ha conosciuto Dio ha detto: "Dio è amore". Ma se tu non apri il tuo cuore e non gli permetti di percepire tutti i sentimenti vulnerabili, tu sai (=idee) chi è Dio, ma non l'hai mai sentito. Ma come fai se vedi un cane, un gatto soffrire, far finta di niente? Ma come fai se vedi un bambino o una persona soffrire, far finta di niente? La legge ti può dire che puoi rimandarlo a casa sua, ma il tuo cuore cosa ti dice? Ma come fai a non vedere che tuo figlio soffre perché tu sei assente fisicamente, perché tu sei pieno di rabbia e urli sempre, perché litighi sempre con tua moglie? Prima la misericordia e poi Dio verrà. Dio viene solo se tu ti apri all'amore. Il Grande Maestro stava per morire e doveva essere eletto un monaco successore. Gli furono presentati i monaci teologi: sapevano tutto del cielo e della terra. Disse il Maestro: "Non vanno bene, questi sanno!". Gli furono presentati tutti i monaci capi dei monasteri: "Questi non vanno bene, questi fanno!". Gli furono presentati tutti i monaci cerimonieri delle liturgie: "Questi non vanno bene, questi applicano". Non si trovava nessuno. Un giorno, per caso, il Grande Maestro conobbe un monaco che aiutava gli ultimi della sua città. Non aveva studiato, non era un buon oratore ed era anche un po' cencioso. "Questo va bene! Questo ha un cuore". L'organo per percepire Dio è il cuore. Ma se il tuo cuore è morto non sentirai mai Dio. Il Natale di Gesù lo racconta il vangelo di Mc. Tu prendi il vangelo di Mc e leggi: ma non c'è scritto niente! Gesù è già grande! E' così: il vangelo più antico (Mc) non ci racconta niente della nascita di Gesù. E perché? Perché non c'era niente da raccontare. Gesù fu un bambino normale, come tutti gli altri. Piangeva, aveva bisogno della tetta di Maria, doveva essere cambiato, custodito, protetto e avvolto di amore. Se Dio ci voleva perfetti si sarebbe incarnato in un angelo. E invece ci ha voluti umani, per questo si è fatto uomo. Non solo: quando andremo di là vedremo il volto di Dio? E che volto avrà? Avrà di là il volto con cui si è fatto vedere di qua. E cosa vedremo allora? Vedremo un bambino. Come un bambino, io ho bisogno di aiuto, perché non posso farcela da solo. Come un bambino, io ho bisogno di coccole, di amore, di tenerezza, di carezze. Come un bambino, io ho bisogno di piangere quando sono triste. Come un bambino, io ho bisogno di crescere, di non pensare di essere già grande o arrivato. Come un bambino, io ho bisogno di lasciarmi andare, di ridere a crepapelle, di gioire e di star bene. Come un bambino, io ho bisogno di dire a chi amo quanto lo amo, e di dirglielo con tutta l'intensità che sento. Come un bambino, io ho bisogno di sognare, di vedermi in grande, di puntare a cose grandi. Come un bambino, io ho bisogno di ricevere perché in certi giorni ho bisogno di essere rassicurato, in altri protetto, in altri avvolto, in altri consolato, in altri semplicemente di presenza. Dio si è fatto bambino cioè bisognoso: tu puoi accettare di essere vulnerabile, bisognoso? Il Natale dell'universo lo racconta Gv. Gv non racconta affatto la nascita di Gesù. Gv racconta il mistero profondissimo ed enorme della Vita. Dice: "Il Verbo era Dio" (1,1) e poi: "Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (1,14). Vuol dire che tutto ciò che esiste, carne, muscoli, volti, sangue, erbe, frutti, sassi, luce, ombra, energie, vibrazioni, sentimenti, emozioni, vita e morte, tutto è impregnato di Dio. Teilhard de Chardin, Sant'Angela di Foligno, Ildegarda di Bingen, mistici enormi, dicono: "Dio è ovunque". Dio non è qui o lì: Dio è dappertutto. Noi siamo immersi in Dio. Noi siamo dentro Dio Come dire: "Dov'è l'aria?". "Dappertutto". "Ma non la vedo". "Non con questi occhi! Se non ci fosse, tu non ci saresti. Apri gli occhi: Lui è qui!". Quando uno ti dice: "Voglio vedere Dio", tu rispondigli: "Apri gli occhi!". Quanti chiedono: "Cosa devo fare per arrivare a Dio". "Niente. Guardati attorno!". "E perché io non lo vedo, allora?". "Perché sei troppo materiale (anche se ci vedi, hai gli occhi chiusi!)". Einstein nella sua celebre formula (E=MC2) ha stabilito che tutto è nello stesso tempo materia e luce. Dipende a quale livello ti sintonizzi, a quale livello vivi. Il neurologo Nitamo Montecucco ha fatto degli esperimenti incredibili. Lavorando sugli elettroencefalogrammi ha distinto quattro livelli di "coerenza cerebrale", diciamo per capirci, di consapevolezza. Una coerenza assente (degenerazioni corporee, coma, ecc.): non vi è consapevolezza di sé. E' il regno della pura materia, il regno della morte, della non luce. A questo livello la coscienza dice: "La mano? Gli occhi? Il cuore? Non esiste nulla". Una coerenza frammentata (depressione, malattie fisiche e dell'anima): bassa e scarsa consapevolezza di sé. Ognuno è diviso dagli altri, ognuno è lontano dagli altri, ognuno è a sé stante. A questo livello vive la stragrande maggioranza della gente. Ogni altro è un pericolo da cui difendersi, pericoloso o da combattere. E' il regno dell'illusione. A questo livello la mano dice: "Gli occhi sono dei nemici e anche il cuore". Una coerenza integrata: benessere psicofisico e buona consapevolezza. Percezione dell'unità di ogni creatura con le altre creature. Qui nascono la misericordia, la tenerezza e il senso di appartenenza. La vivono alcune persone sviluppate spiritualmente in grado di valicare la soglia della materia. A questo livello la mano dice: "Io, gli occhi e il cuore siamo uniti inseparabilmente". Una coerenza unita (il livello più alto): una consapevolezza così alta per cui le persone riuscivano a comunicare fra i loro cervelli e ad influire sulla realtà pur non facendo niente. Questo è il regno dell'amore, del non giudizio, dell'unità e della relazione di ogni cosa. A questo livello la mano dice: "Io sono una manifestazione, gli occhi un'altra, il cuore un'altra, ma siamo tutti la stessa cosa". Esperimento scientifico a Los Angeles: un gruppo di monaci ha pregato (tre giorni di intensa meditazione) in un monastero al centro della città. In quei tre giorni la criminalità è diminuita del 30% (i dati sono conservati dalla polizia di Los Angeles!). Perché è fallito il vertice di Copenaghen sull'ambiente? Sì, è vero che la Cina, l'India e gli Usa non volevano abbassare le proprie immissioni; è vero che gli stati meno sviluppati dicevano: "E perché noi dobbiamo avere gli stessi limiti visto che inquiniamo molto meno?"; è vero che gli stati europei dicevano: "Ma se non lo fanno loro, neanche noi lo facciamo"; tutto vero. Ma il vero motivo è che manca una coscienza integrata e unita: noi siamo un'unica cosa e siamo tutti uniti. Il vero motivo è che manca la spiritualità: se il mondo non farà un salto di consapevolezza, un salto spirituale, non avrà futuro. Solo a livello di materia ci sono io e ci sei tu. Ma a livello più profondo io e te siamo parte di un'unica entità che si chiama universo. Noi siamo immersi nell'universo; noi siamo immersi in Dio. Cos'è che salverà il mondo? Solo la spiritualità e l'amore, il silenzio e la consapevolezza. Natale 2009, per me, è questo: io devo entrare nel regno dello spirito; io devo elevarmi; io farò nascere in me una coscienza mondiale, universale, cosmica, perché io sono solo una parte di questo tutto. Lui è qui (Dio s'è fatto carne!): se aprirò gli occhi lo vedrò e non potrò che avere rispetto e compassione per ogni essere e per ogni creatura, perché tutto (me compreso) è impregnato di Lui. Il mio Natale: ognuno ha il suo perché; Dio nasce in maniera diversa in ciascuno di noi. Qual è il tuo Natale quest'anno? Cosa sta nascendo? Cosa deve nascere? Cos'è in fermento, gravido? Qual è il passaggio che devi compiere? Qual è la scelta? A che cosa devi far luce? Per me il Natale quest'anno è fermarmi, chiudere gli occhi e sentire che Lui c'è. Qualunque cosa succeda fuori, qualunque tempesta o uragano che ci sia, qualunque giudizio (mio o degli altri), qualunque vento contrario, io so che da qualche parte in me Lui c'è (e c'è sempre). Allora io mi fermo, chiudo gli occhi, faccio silenzio e vado in quel luogo, la casa dell'Amore, dove nessun pericolo e nessun nemico mi possono raggiungere. Lì sono al sicuro; lì mi sento fra le sue braccia e mi posso abbandonare. Poi torno alla realtà, ma intanto mi riposo e trovo ciò di cui ho bisogno. Buon Natale, per me, è sentirmi dire da Lui: "Qui sei a casa! Qui ci sono io". E' un Buon Natale per me perché Lui c'è in me e io sono di casa da Lui. Allora è un buon Natale oggi, ma anche domani e dopodomani. Ogni giorno è un buon Natale. Pensiero della Settimana Se l'inverno dicesse: "Ho nel cuore la primavera", chi gli crederebbe? Eppure! Se ti venisse detto: "Dio è in te, tu sei pieno della Luce e della Forza dell'universo", ci crederesti? Eppure! |