Omelia (17-01-2010) |
mons. Antonio Riboldi |
Non hanno più vino Davvero Gesù, con le sue scelte, tra di noi e con noi, dà lezioni di vita, in tutto. Passa 30 anni a Nazareth, nella sua famiglia, e lì cresce in età, sapienza e grazia, nella graduale consapevolezza che il suo essere tra noi era una vocazione ricevuta dal Padre, una 'chiamatà da cui dipendeva la storia stessa dell'umanità. A differenza di tanti adolescenti e giovani di oggi, che amano buttarsi nella vita, senza sapere dove porta e se le loro scelte sono giuste, Gesù si affida al silenzio, impegnandosi nel discernimento, nutrendosi della Sacra Scrittura, l'Antico Testamento, che profeticamente annuncia la Sua storia di Messia, portatore di salvezza. Intendeva conoscere fino in fondo cosa dovesse compiere, la Parola da donare all'uomo: una Parola che è immutata oggi e lo sarà sempre. Lui stesso era la Parola fatta carne. Così si presenta sulla scena dell'umanità - stando al Vangelo di Giovanni - con un miracolo alle nozze di Cana, quasi volesse privilegiare matrimonio e famiglia, due capisaldi dell'umanità. Racconta l'evangelista: "Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la Madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: 'Non hanno più vino. E Gesù le rispose: 'Che ho da fare con te, o donna Non è ancora giunta la mia ora. La madre disse: 'Fate quello che vi dirà'. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna uno o due barili. E Gesù disse: 'Riempite di acqua le giare. E le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: 'Ora attingete e portatene al maestro di tavola. Ed essi gliele portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua) chiamò lo sposo e gli disse: 'Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un poco brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono'. Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui" (Gv. 2, 141). Se c'è una realtà che dovrebbe essere sempre difesa, conservata, amata, con tutte le forze, come fondamento della nostra società, è proprio il matrimonio. Ma pare che proprio contro questo grande sacramento e istituzione civile si sia scatenata una vera guerra. E non è proprio comprensibile. C'è forse sulla terra un dono più grande dell'amare ed essere amati, fino ad essere una sola carne e, quindi, per tutta la vita? Porto con me il commosso ricordo dell'amore che papà aveva per mamma, al punto che, dopo 30 anni di matrimonio, a me già prete disse: 'Amo immensamente tua mamma, ma prima ancora come mia sposa. Se mi venisse a mancare morirei anch'io'. E per fortuna sono davvero ancora tanti i matrimoni che possono affermare lo stesso. Il segreto della fedeltà è l'autentico amore, che non è un sentimento occasionale, casuale, un'esperienza puramente sensuale, ma è dono cosciente di sé. Noi cristiani diciamo: è un sacramento, ossia un sapere che non si è soli nell'amore umano, che inevitabilmente conosce gioie e speranze, ma anche sofferenze, angosce e crisi. Gesù stesso vive con gli sposi, sostiene il loro amore, lo rivitalizza, lo purifica, lo fortifica, lo rende eterno con la grazia del Sacramento. Afferma il Concilio Vaticano II nella 'Gaudium et spes': "Cristo Gesù ha effuso l'abbondanza delle sue benedizioni su questo amore molteplice, sgorgato dalla divina carità e strutturato sul modello della sua unione con la Chiesa. Così come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con un patto di amore e di fedeltà, ora il Salvatore degli uomini e sposo della Chiesa, viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il Sacramento del Matrimonio. Inoltre rimane con loro perché, come Egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche i coniugi possono amarsi l'un l'altro, fedelmente, per sempre con mutua dedizione. Per questo motivo i coniugi cristiani sono collaboratori e quasi consacrati con uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato" (n. 48). Il Vangelo, quasi a raccontare le difficoltà che si incontrano nel matrimonio, pare individuarle nella mancanza del vino. Gesù dona il 'vino nuovò, che sorprende tutti. Ma per gustare il 'vino nuovò è necessario vivere l'esperienza dell'amore vero, che è davvero l'impronta di Dio in noi. La realtà ci dice quanto oggi l'uomo abbia perso la piena conoscenza dell'amore e ciò dipende, credo, dalla perdita della fede nell'amore di Dio, che tutto sostiene e diventa, non solo riferimento, ma forza efficace per affrontare ogni situazione di vita, anzi il senso stesso della vita. Se poi pensiamo che il matrimonio è una vocazione, tanto più intensamente comprendiamo come sia necessaria la vicinanza di Dio. Potremmo riferire la mancanza di 'vino' in tanti matrimoni oggi, a quanto afferma il Santo Padre nella lettera ai sacerdoti: "Il vero problema in questo momento della storia è che Dio sparisce dall'orizzonte degli uomini e che allo spegnersi della luce proveniente da Dio, l'umanità viene colta dalla mancanza di orientamento i cui effetti distruttivi si manifestano sempre di più". È certo che la causa di tanti fallimenti nell'amore viene proprio da questo 'terribile oscuramento delle coscienze'. Viene da pensare alle famiglie di oggi. Le statistiche - cui credo poco - dicono che tanti uomini e donne hanno 'paura del matrimonio', come fosse una possibile prigione. Come se donarsi all'amore per tutta la vita fosse quasi una schiavitù e non un'occasione di profonda e rasserenante pienezza. Dicono che tanti preferiscono stare insieme, ma senza alcun vincolo definitivo e le chiamano 'coppie di fatto', ma danno, almeno esteriormente, l'impressione di una casa senza porte e finestre, da cui si può evadere quando si è stanchi l'uno dell'altro. Altri preferiscono il matrimonio civile, escludendo il sacramento del Matrimonio, ossia rifiutando la presenza di Gesù, che con la Sua Grazia sacramentale, assicura la saldezza del vincolo. Ma chi ha la fede per vivere la sacralità del Matrimonio, sa molto bene quanto sia bello 'dimorare con Gesù', che li sostiene nelle difficoltà che possono incontrare. Celebrando la S. Messa, nella parrocchia in cui ora vivo, mi è data l'opportunità di celebrare i 25 anni, e qualche volta anche i 50 e alcuni 75 anni di matrimonio. Quello che sempre mi è dato di constatare è la gioia di questi sposi, come se quello fosse il primo giorno del matrimonio. Come qualche volta capita di dover confortare uomini o donne che, per la morte del coniuge, sono quasi inconsolabili e quasi desiderano morire con chi è tornato a Dio: difficile restare da soli, pur sapendo che un giorno il loro vincolo d'amore sarà premio e corona in cielo, per sempre. È vero che tutte queste testimonianze di amore coniugale che hanno, citando il Vangelo, conservato sempre nella vita 'il vino buono', la Presenza di Gesù, la Grazia, vengono ignorate dai mass media che, invece, offrono grande spazio ai fallimenti. Ma sono proprio queste tantissime coppie sempre 'innamorate', insieme da tanti anni, le stelle che brillano sul firmamento della storia dell'umanità. Come non pregare, per chi mi legge, se sposato, perché curi la presenza della sua stella... nonostante tutto. È il futuro di Dio tra noi. È l'affermazione che amarsi per sempre è la più bella esperienza, dono di Dio e della buona volontà. Dedico a loro quanto dice Isaia oggi: "Per amore di Sion non tacerò; per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finche non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora i popoli vedranno la sua giustizia, tutti i re la sua gloria e si chiamerà con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nelle mani del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più 'abbandonatà, né la tua terra sarà più detta 'devastatà, ma tu sani mio compiacimento e la tua terra 'sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Creatore; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te" (Is. 62, 1-5). Così pregava Madre Teresa dí Calcutta per chi si sposava: "O Signore, aiuta questa coppia ad essere un cuore solo pieno di amore. Da' loro una vita nella quale possano essere un cuore solo, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. Concedi loro amore per i figli che avranno e fa' che la loro casa sia sempre una porta aperta per il povero. Insegna loro, o Signore, di pregare insieme, così che possano restare uniti. Amen". |