Omelia (17-01-2010)
LaParrocchia.it
Gli ingredienti della felicità

In questa seconda domenica del tempo ordinario ci viene proposto il segno delle nozze di Cana. Senza voler sottovalutare i punti fermi del racconto evangelico quali: il concetto di Segno, la Cristologia; la Rivelazione finalizzata alla fede etc... mi piace cogliere e leggere uno spaccato della nostra vita quotidiana e familiare. Il testo infatti ci racconta di una festa di nozze... che è anche un "ritrovarsi" di familiari e amici attorno a due persone giovani che stanno coronando il sogno della loro vita.
A condividere questa gioia c'è anche Gesù con madre e discepoli... tutto sembra andare per il verso giusto... fino a quando ci si accorge di una difficoltà seria e di non poco conto: manca il vino!!! L'attualizzazione potrebbe ruotare proprio su questo particolare: si pensa di avere tutto e invece manca l'essenziale per proseguire bene il cammino che si sta facendo. Ed ecco che si corre ai ripari!!! La pagina del vangelo dice che in una situazione di difficoltà, ma anche quando si pensa di stare bene, bisogna considerare sempre la persona di Gesù... che casualmente è chiamato (infatti il verbo kaleo ha anche questo significato) - da chi? (forse siamo di fronte a un passivo divino) - a dare vera gioia e serenità alla comunità degli uomini.

Tante volte la presenza di Gesù, come unico benefattore di felicità, è letteralmente ignorata perché non ci si preoccupa di fare/affrontare un discorso serio su di Lui o con Lui. Si pensa che per essere felici sono indispensabili quelle nozioni di catechesi elementare sulla persona di Gesù, che hanno il loro peso e significato, ma in un cammino di vita e di famiglia non sono sufficienti a dare una risposta seria ed efficiente alle nostre inquietudini e perplessità. Per cui quando ci si accorge che gli obiettivi della vita sono più nobili e più profondi... allora ci si scopre vuoti e senza senso, una religione di base non è più in grado di rispondere alle problematiche quotidiane che tolgono la felicità e sono un serio impedimento a vivere la vita nella sua pienezza e totalità.
Il testo dice che le giare sono vuote. Una lettura che si colloca su questo filo appena tracciato darebbe l'idea di come una vita senza la preoccupazione di "curarsi" di Gesù è vuota e non serve più di tanto... una vita dove Gesù è l'eterno assente non va verso la pienezza ma diviene giorno per giorno sempre più arida, insignificante e disordinata. Di fronte a questa situazione, a dir poco straziante, occorre riconoscere che la cosa principale consiste proprio nella richiesta di farsi riempire della presenza di Gesù, che dà valore a ciò che era accantonato e messo da parte... apparentemente inutile, e che alla fine diviene fonte di gioia e garanzia di felicità per se stessi e per gli altri... per tutta la comunità.

La pagina evangelica ci offre gli ingredienti per dare una svolta al nostro modus vivendi: in primo luogo è necessario convertirsi a una scoperta personale e comunitaria della presenza di Gesù, inviato dal Padre, come "vangelo" per e dell'umanità. In secondo luogo è opportuno avere l'umiltà di riconoscersi vuoti per farsi riempire della grazia che proviene da questa presenza divina in noi e per noi. In terzo luogo avere la forza di intraprendere un cammino di fede... che mi porta a dare il mio assenso personale alla proposta di Gesù di essere "qualcuno" per coloro che gravitano nel mio spazio vitale e la cui felicità dipende anche dalla mia fede. Inoltre è interessante sottolineare come in tutto questo c'è una mediazione: Maria. Nella figura di Maria, che vuole presentarci Gesù, possiamo leggere la preoccupazione della Chiesa che, come Madre e Maestra, vuole che tutti gli uomini arrivino alla conoscenza piena della persona di Gesù attraverso la comprensione delle Scritture, il magistero e la frequenza ai sacramenti. Un altro insegnamento è quello di saper osservare attentamente i segni dei tempi e quelli della nostra vita.
I discepoli hanno creduto dopo essere stati spettatori di qualcosa. Così anche noi cristiani, di fronte ai mutamenti che avvengono sotto i nostri occhi, alle sfide di una società e di un mondo in continua evoluzione a 360°, dobbiamo avere la forza di additare Gesù Cristo come la persona che può dare condimento a un mondo insipido e spesso senza luce.

Buona Domenica!!!

Commento a cura di don Alessio De Stefano