Omelia (17-01-2010) |
padre Antonio Rungi |
Il miracolo del sostegno alla famiglia Dopo le feste del Natale inizia il tempo ordinario della liturgia con un cammino spirituale che si svolgerà in ascolto della parola di Dio che ci accompagnerà in queste domeniche senza particolari celebrazioni e ricorrenze. Oggi celebriamo la seconda domenica del tempo ordinario e il vangelo ci porta con Gesù e la Madonna ad un pranzo di nozze, a Cana di Galilea, dove Gesù partecipa con sua madre. Una bellissima esperienza che Gesù vuole consacrare e santificare con la sua presenza a protezione di quella famiglia nascente che nell'ordine della creazione e redenzione fonda il suo essere sul sacramento del matrimonio. Sappiamo dal testo del Vangelo di Giovanni che oggi ascoltiamo cosa successe in quella circostanza. La festa andava avanti benissimo, ma verso la fine venne a mancare il vino. Sarebbe stato una piaga, un neo alla bellissima festa matrimoniale che sicuramente avrebbe inciso sul futuro di quella coppia. Si sarebbero cercate le colpe, accusato questo o quell'altro, determinando un atteggiamento di contrasto sulla famiglia appena costruita. L'intuizione della Madonna, che nota ed osserva ogni cosa, le donne sono sempre molto attente e vigilanti, soprattutto se hanno esperienza e sono madri, permette di togliere dall'imbarazzo quella coppia. Cosa fa? Non può lei direttamente intervenire, ma si fa mediatrice presso Gesù, perché quella coppia non abbia a soffrire fin dall'inizio del loro cammino coniugale. Gesù non vuole inizialmente esaudire la richiesta della Madre che chiede di operare il miracolo, ma poi data la sua insistenza (ad una mamma non si può dire mai no) compie il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino, tanto che esce fuori una qualità speciale, unica, del vino, tale da sorprendere tutti gli invitati. E' importante evidenziare la scelta di questo primo miracolo di Gesù nella sua attività pubblica, ove un ruolo essenziale assume la vergine santa. Gesù rivela anche qui la sua potenza divina e come tutti i miracoli anche questo esprime la sua divinità, il suo essere il Salvatore, Colui che è vicino alle sofferenze e alle pene delle persone. Egli non abbandona mai nessuno nella prova, senza dare conforto e sollievo, anche se a volte questo sollievo non l'avvertiamo per niente. Qui Gesù è vicino alle sorti della famiglia. E come è importante capire che egli è vicino a tutte le famiglie del mondo, alle coppie in difficoltà, soprattutto in questo momento di grandi tristezze ed angosce con il terremoto in Haiti ed altre situazioni di miseria, povertà, dolore, morte che riguardano le famiglie del mondo. Gesù è vicino e la Vergine Santa non fa mancare il suo appello e il suo sostegno perché le cose, nonostante le infinite tragedie a cui assistiamo, possano trovare conforto ed aiuto nella protezione della Madre di Dio e Madre nostra. Dalla prima lettura di oggi, tratta dal profeta Isaia, comprendiamo anche il senso di una chiamata alla vita coniugale e, più in generale, di ogni vocazione che rimane una chiamata all'amore ed al servizio disinteressato. Il profeta diventa coraggioso testimone della parola di Dio in un popolo che ha bisogno di guide e di persone capaci di annunciare con coraggio la verità: la verità su Dio e sull'uomo. Una verità spesso scomoda, ma che si deve necessariamente comunicare per non mistificare la realtà e falsificare i rapporti tra le persone. Israele necessita di uno scossone, di una rimotivazione, di un rilancio complessivo della sua vita e della sua identità. Vedo, in questo grido disperato del profeta, il grido dell'umanità sofferente, quello delle famiglie in cui la speranza è venuta meno e la gioia difficilmente la si esperimenta. D'altra parte la Chiesa è la famiglia di Dio, in essa con carismi diversi siamo chiamati a realizzare la nostra personale santificazione, senza abdicare ai nostri doveri, senza venir meno a quanto ci spetta da fare e soprattutto di essere. E sul tema dei carismi, doni dello Spirito Santo, è incentrata la seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi. Un testo fondamentale per capire in quale realtà misteriosa siamo inseriti, in base al battesimo, perché nella chiesa c'è posto per tutti e tutti possono esercitare benissimo, senza contrapposizione alcuna, senza gelosia ed invidia, i carismi ricevuti che sono per il bene e l'utilità comune. Nessuno si deve sentire superiore all'altro, ma tutti devono avvertire la necessità di collaborare e contribuire al bene dell'unica famiglia di Dio, che è la Chiesa nostra Madre e Maestra. Come non ritrovarsi nelle espressioni dell'Apostolo? Come non sentire l'urgenza di un impegno comunitario, fraterno. Come non fare ogni sforzo per eliminare dalla nostra vita gelosie, invidie, cattiverie, lotte per la sopravvivenza, per affermare noi rispetto ad altri. Tutto ciò, se è triste che avvenga nella società civile, specialmente quella attuale, è inammissibile che avvenga nella comunità dei credenti, nella Chiesa. Anche qui spesso bisogna lottare per trovare il proprio posto e spazio per vivere e testimoniare la fede. A volte la concentrazione eccessiva nelle mani di qualcuno dei servizi e ministeri non permette la comunione, né sviluppare la collaborazione e la condivisione. Dovremmo rivedere il nostro sistema di pensiero e di azione, soprattutto nell'ambito della comunità dei credenti ove tutti siamo utili e nessuno è indispensabile. La storia di 2010 anni di cristianesimo dovrebbe insegnarci tanto. Passano i re, i papi, i potenti, passa la gente comune, passano tutti, solo Dio resta, come ci ricorda una grande santa, Teresa d'Avila, che ha coscienza della sua "pochezza" pur essendo una grande in ogni senso. Spesso quei miseri nostri carismi diventano beni assoluti ed indispensabili e nella nostra umana illusione affermiamo con l'arroganza dei superbi che dopo di noi il buio ed il vuoto. Non è affatto così. Pur essendo importanti agli occhi di Dio e spesso anche utili al bene comune, dobbiamo avere la consapevolezza che tutto non è merito nostro, ma solo di Dio. Quel Dio che dobbiamo ringraziare per i doni ricevuti e che vanno messi a frutto non per l'affermazione egoistica di noi stessi, ma come impegno a far avanzare il Regno di Dio tra gli uomini. Sia questa la nostra umile preghiera della domenica, giorno del Signore che vogliamo vivere facendo tesoro della parola del Dio: "Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace". Amen. |