Omelia (05-01-2010)
padre Lino Pedron


Come Andrea ha trovato Simone, così Filippo trova Natanaele. Ed entrambi esprimono la loro gioia: "Abbiamo trovato!".
Queste "vocazioni" sono soprattutto il risultato della comunicazione reciproca fra i primi discepoli. Gesù regge le fila di tutta questa storia: si parla di lui, si viene da lui e si va a lui. Egli è presente soprattutto per dare spazio al gioco delle libertà umane che egli anima.
Filippo incontra Natanaele e comunica all'amico l'esperienza fatta incontrando il Messia nella persona di Gesù. L'annuncio di Filippo si fonda sulla Scrittura. Egli riconosce in Gesù l'atteso d'Israele, colui nel quale si compie la promessa fatta ai Padri di suscitare in Israele un profeta come Mosè (cfr Dt 18,18-19).
La reazione di Natanaele esprime il suo scetticismo: il Messia non può avere la sua patria in un villaggio insignificante come Nazaret. Siamo di fronte allo scandalo di sempre, che tutti coloro che non sono ancora giunti alla fede sollevano di fronte alla persona di un Dio che si fa uomo come noi. Siamo di fronte alla logica evangelica del piccolo segno da cui deriva il massimo bene, che è nascosto all'uomo che si ritiene sicuro di sé in questo mondo.
Filippo non tenta di chiarire o risolvere il dubbio dell'amico, ma cerca di invitarlo ad un'esperienza personale con il Maestro, la stessa da lui vissuta in precedenza e che ha cambiato la sua vita. Solo la fede è capace di far superare i motivi di scandalo e di autosufficienza umana.
Gesù fa l'elogio di Natanaele presentandolo come un autentico israelita senza doppiezza. Egli conosce bene Natanaele anche se lo incontra per la prima volta, perché conosce tutti (cfr Gv 2,24) e sa ciò che vi è nell'uomo (cfr Gv 2,25).
L'espressione rabbinica: "Essere seduti sotto il fico" significa "studiare la Scrittura" (cfr Abba b. Kahana: Midrash a Ct 4,4). Con l'espressione: "Ti ho visto quando eri sotto il fico" (v. 48),Gesù vuol far capire a Natanaele l'acutezza della sua conoscenza sovrumana. La reazione di Natanaele è una professione pubblica di fede nella messianicità di Gesù.
Le cose maggiori promesse da Gesù sono concretizzate nella visione degli angeli che scendono e salgono sul Figlio dell'uomo. Con questa frase finale del v. 51, Gesù allude al Libro della Genesi 28,12. Egli promette una teofania, cioè una manifestazione di Dio, simile a quella avvenuta a Betel. Difatti sta per rivelare la sua gloria con il segno di Cana (Gv 2,11), anticipo della rivelazione suprema che avverrà con la sua morte e risurrezione (cfr Gv 17,1). "Il Figlio dell'uomo è il ‘luogo' della piena rivelazione di Dio (Betel), in cui Dio svela la sua gloria a coloro che guardano con l'occhio della fede" (Schnackenburg).