Omelia (06-01-2010) |
padre Lino Pedron |
La domanda dei magi: "Dov'è colui che è nato, il re dei giudei?" (v. 2) costituisce, forse, il tema principale del brano. Ciò che più meraviglia è il fatto che essa viene formulata da persone estranee al popolo d'Israele, ancora lontane dalla salvezza, ma che presto prenderanno il posto del popolo eletto. I magi erano gli appartenenti alla casta sacerdotale della Persia. Più tardi, con questo nome furono designati i teologi, i filosofi e gli scienziati orientali. Essi con il loro viaggio a Betlemme anticipano e preannunciano la venuta dei popoli pagani al Vangelo. Il valore Cristologico di questo brano (Cristo, salvezza dei popoli) è il significato centrale che va salvaguardato sempre. Le altre spiegazioni moraleggianti o allegoriche, in particolare a proposito dei doni e del loro significato, valgono quello che valgono. Sono i pagani che, per primi, si muovono per la nascita del "re dei giudei" e vanno a cercarlo. Essi giungono naturalmente a Gerusalemme (cfr Is 60,3-6). Lì i magi incontrano e interrogano gli ebrei e la loro storia sacra. Questi attestano con sicurezza che le Scritture annunciano il Messia, ma non sono in grado di riconoscerlo nel Bambino di Betlemme. I giudei sono capaci di scrutare le Scritture e di scoprire il luogo della nascita del Messia predetto dal profeta, ma non fanno un passo per trovarlo, per mettersi almeno al seguito degli adoratori stranieri. Il loro raduno nella reggia di Erode sembra piuttosto un consiglio di guerra che una serena ricerca della volontà di Dio. La capitale messianica, la piccola Betlemme, minima tra le città di Giuda, fa ombra alla grande Gerusalemme: questa si lancerà con tutte le sue forze contro di lei, ma inutilmente: il Messia sfuggirà ai suoi attacchi. Il comportamento di Erode, dei sacerdoti, degli scribi e del popolo contro Gesù è lo stesso che le autorità e il popolo di Gerusalemme assumeranno contro il Cristo durante gli anni della sua vita pubblica e nei giorni della sua passione, morte e risurrezione. E lo stesso atteggiamento assumeranno contro i predicatori del vangelo e i continuatori della sua opera. Un doppio movimento antitetico percorre questo racconto: quello del rifiuto degli ebrei e quello dell'accoglienza dei pagani. Ritroveremo questa contrapposizione lungo tutto il vangelo. La salvezza dei pagani è una verità presente nell'Antico Testamento e nella tradizione giudaica (cfr Gen 12,3; Is 2,2-5; Sal 47), Se a Israele è dato di scoprire Dio attraverso la loro storia, i pagani devono venire a lui attraverso gli splendori della creazione (cfr Dt 4,15-20): gli astri narrano la gloria dell'unico Dio (cfr Sal 19,2-7) e rivelano la potenza del loro creatore (cfr Sap 13,1-9). Pare che qui Matteo si riferisca al racconto di Nm 22-24 e ne faccia un commento alla maniera dei targumim palestinesi, che sono traduzioni spiegate dell'Antico Testamento. Sia nel Libro dei Numeri che in questo brano di Matteo, dei magi pagani incontrano un re straniero: Balac che vuole maledire il popolo di Dio (cfr Nm 22,11; 23,7), Erode che vuol far morire il re dei giudei (Mt 2,8). I magi però, nei due casi, assumono un atteggiamento contrario alla volontà dei due re, benedicendo e adorando colui che dovevano condannare (cfr Nm 22,18; 23,8-9; Mt 2,11); inoltre annunciano una stella luminosa (cfr Nm 24,17; Mt 2,2) e se ne tornano ai loro paesi tranquilli e contenti (cfr Nm 24,25; Mt 2,12). Matteo vuole associare i pagani, fin dall'inizio della vita di Gesù, all'instaurazione del regno universale di Dio. Gesù è la luce che illumina i popoli (cfr Is 9,1-5; 60,1-6); è la sapienza che sorpassa quella di Salomone e attira a sé tutti i re e i sapienti della terra (cfr 1Re 10,1-13; 4,14). La venuta dei pagani comporta il riconoscimento del dominio universale del Cristo. Ma, come si è già detto, per Matteo è importante il contrasto che la venuta dei magi crea con il rifiuto degli ebrei: la salvezza accettata da chi viene da lontano, è trascurata dai vicini (cfr Mt 8,11-12; 22,1-14). I magi ricevono in sogno l'avvertimento di non tornare più da Erode. Essi sono esperti anche nell'interpretazione dei sogni. Questi uomini di Dio, ubbidienti, "per un'altra strada fecero ritorno al loro paese" (v. 12). |