Omelia (25-12-2009)
padre Antonio Rungi


Natale, festa dell'amore

E' Natale anche quest'anno. L'attesa festa della nascita del Signore invade i nostri cuori. Oggi siamo particolarmente felici e grati a Dio per il dono natalizio della pace e della gioia che ci dona la nascita di Cristo, nostro salvatore. Questa festa tanto cara e sentita dai bambini, dai giovani, dalla famiglia, da tutti noi, ci invita a vivere questo giorno profondamente immersi in quell'amore, che trova la sua sorgente nel Redentore, venuto al mondo a Betlemme, 2009 anni fa.
Quella venuta ha cambiato la storia dell'umanità, ma non sempre cambia il cuore di tanti uomini che di questa umanità fanno parte. Natale è festa dell'amore, ma quanto è difficile vivere il Natale sotto questa prospettiva. I testi della parola di Dio di questa giornata sono un forte appello e richiamo ad amare. Dopo tanti anni dalla venuta di Cristo sulla terra ancora oggi gli uomini non riescono ad amare ed amarsi; non sanno perdonare; non sanno guardare oltre, non sanno andare avanti nel cammino della loro vita, immersi come sono nelle tenebre della menzogna, della falsità, del peccato e dell'immoralità.
La luce che proviene dalla Grotta di Betlemme è accecante e trasformante se chi la riceve si lascia prendere da essa, non la ostacola, né alza steccati per non farla filtrare nel suo cuore, senza neppure rifletterla, affinché raggiunga il cuore degli altri. Chi di noi non ha sperimentato l'amore?
Permettetemi di ricordare in questo giorno di festa chi di norma ama senza avere nulla in cambio, se non il dolore, la sofferenza e a volte l'emarginazione: le nostre madri e i nostri padri. I veri genitori sanno amare i figli e parimenti i figli sanno amare i genitori. Come vivere lontani da essi o con una sola parte di essi?
Nel disastro morale e sociale in cui ci troviamo, parlare dell'amore a Natale nelle nostre famiglie, è parlare arabo o utilizzare un linguaggio incomprensibile a tanti genitori e figli di questa generazione a volte senza cuore. Meno male che ci sono ancora famiglie nelle quali circola il vero amore e Dio è nel loro cuore.
Purtroppo, la famiglia non è più il luogo del vero amore e della trasmissione dell'amore nella sua genuinità, nella sua spontaneità, nella sua autenticità. Il più delle volte, l'amore è solo un nome pronunziato e buttato giù tanto per esprimere un vago sentimento verso gli altri a partire da chi ci sta accanto.
Come è possibile che nelle nostre famiglie sia quasi d'improvviso scomparso l'amore, che si fonda sui vincoli del sangue, sull'aver attinto alla stessa sorgente dell'amore che è il dono della vita donata a noi da Dio e dai nostri genitori? Come è possibile che due persone innamorate, nel giorno del matrimonio, hanno perso successivamente l'orientamento ed hanno fatto scelte contrarie ad un amore fedele e perenne?
Come è possibile che nei rapporti umani e cristiani sia scomparso del tutto il concetto e la pratica dell'amare?
Educare ad amare: è questo il compito di ciascuno e di tutti a partire da noi stessi e a partire da questo giorno santissimo di Natale. Sappiamo che, nonostante tutto, ci sono tante persone che credono fermamente all'amore. Un amore che trova la spinta primordiale nella Grotta di Betlemme e che fissa il suo sguardo sui principali artefici della Natività: Gesù, Giuseppe e Maria. Ma oltre il fulcro centrale della sacra e santa famiglia che è la parte sostanziale del Natale, non possiamo non considerare gli altri soggetti diretti e indiretti che fanno del Natale la festa dell'amore di sempre e per sempre: gli angeli, i pastori, i magi, i governanti, i potenti, gli uomini di buona volontà.
Per tutti è possibile fare del Natale la festa dell'amore e della riconciliazione. Il fascino del Natale non abbia altro linguaggio che quello dell'amore. Abbia una sola parola: amore. L'amore che promana dalla grotta di Betlemme infiammi e faccia ardere i nostri cuori in ogni situazione. Amare è solo Grazia, perché l'amore è da Dio e chi vive nell'amore vive in Dio.
E allora in questo giorno ai grandi discorsi che possono e si debbono fare è bene sostituire per quanto ci riguarda un solo vero e sentito augurio e messaggio di Buon Natale.
Buon Natale a chi sa amare e a chi non sa amare; a chi è amato e a chi non si sente amato; a chi ha dato amore ed ha ricevuto solo umiliazione; a chi è solo e non avverte neppure l'amore del Signore. Egli sì che ha amato senza ricevere nulla in cambio, se non il Calvario. E' questo il perenne linguaggio dell'amore che il Bambino Gesù ci trasmette dalla mangiatoia di Betlemme insieme alla Madre Maria e al padre putativo Giuseppe.
Solo nell'amore l'uomo trova il senso della vita e lo scopo fondamentale di ogni cosa che fa.
Amiamo il Natale, ma amiamo chi il Natale indica come riferimento essenziale, quel Gesù Bambino che si è incarnato nel seno del Vergine Maria e si è fatto uomo per amor di ogni uomo, senza confini di cultura, razza, religione e condizione fisica, sociale ed economica. Tutti sono cari al cuore del Figlio di Dio. Buon Natale, amici tutti, dal profondo del mio cuore!