Omelia (24-01-2010) |
Marco Pedron |
Agire oggi Oggi inizia il vangelo di Lc che ci accompagnerà in quest'anno. Lc vuole fare un resoconto ordinato, solido, scientifico della vita di Gesù. Tutti gli scrittori del tempo iniziavano i loro libri così: era un modo per dar credito a ciò che scrivevano. Chi leggeva doveva essere certo di ciò che leggeva, doveva sapere della verità di ciò che era scritto. Così Lc fa delle ricerche "accurate" su Gesù, sulla sua vita e sui testimoni, sulle persone che lo hanno incontrato, visto, che lo hanno seguito. "Accurate" lett. "acribia" vuol dire sia scientifiche, sia che gli stanno a cuore (a-cur-rate). Quando ami una persona, la vuoi conoscere, vuoi sapere la sua storia le sue origini, i suoi amici, le sue esperienze, i suoi incontri. Alcune persone si dicono religiose ma non sono affatto interessate ad approfondire la vita di Gesù. Questa figura non gli sta a cuore, non li appassiona, non gli interessa, non sanno niente di lui. La chiamano fede: ma fede su cosa? Su cosa appoggia? Allora la loro fede non è solida, non c'è un terreno sicuro che tenga: ci si basa su quello che si sente dire in giro, su quello che si crede, su quello che si tramanda di generazione in generazione. Chi ama Gesù lo vuole conoscere, lo vuole approfondire, vuole entrare nella sua vita. L'amore è conoscenza e la conoscenza è amore. Se ami la tua donna la vuoi conoscere nel suo fisico, nella sua anima, nel suo cuore. Vuoi entrare nel suo mondo. E se non lo vuoi fare, sei un narcisista che pensa solo a sé e che la utilizza per sé. Una delle grandi lacune della chiesa è che ha fatto molta morale ma poco vangelo. Non ci ha fatto conoscere Gesù. Ha sempre "tuonato" su cosa bisogna fare e su cosa non bisogna fare, ha sempre tentato di dirigere le anime, ma spesso non ha mostrato la figura di Gesù. Ha fatto "politica su Gesù" utilizzandolo e piegandolo per determinati scopi ma non ce l'ha mostrato, non ci ha fatto vedere il suo cuore infinito, la sua anima divina, la sua umanità sconfinata. Così le persone non si sono innamorate di Lui. E non si può voler conoscere qualcuno di cui non si è innamorati. Non si può dare la vita a chi si odia nel profondo. Non ci si può fidare di chi si sente un nemico, un controllore, un "rompi", un ostacolo alla felicità. Gesù non ti può guarire se non ti abbandoni a Lui, se non senti che Lui è Vita vera, profonda, intensa. Così chi si accontentava o non gli interessava tanto la verità ha continuato a frequentare le chiese. E chi, invece, aveva sete e fame di Dio, visto l'inganno, se ne andato altrove, cercandolo nei riti orientali, esoterici o in qualunque altra parte. Invece di condannare tutto questo nuovo spiritualismo (l'ombra, il proprio lato nascosto; il cervello quando parla, parla sempre di sé!) noi chiesa dovremmo chiederci il perché si è creato. Un giorno sono andato a confessarmi. Immaginate la scena: mi siedo, faccio il segno della croce e dico: "Ho un peso sullo stomaco...". Non finisco di dire queste parole e il confessore mi chiede: "Ti tocchi?". A quante persone non è stata data l'assoluzione perché hanno avuto rapporti sessuali prima del matrimonio; a molte donne veniva detto che era loro "dovere" essere "disponibili". Se poi il marito le bastonasse, le maltrattasse o picchiasse i figli o facesse di peggio, non importava. Tuttora se sei divorziato non puoi ricevere l'eucarestia. Quand'ero in seminario "chi seguiva Gesù" non poteva andare al cinema, non poteva fumare, non poteva uscire con le compagnie del paese (perché c'erano le ragazze e le ragazze erano una tentazione del diavolo), non si poteva far tardi la sera, non si poteva andare in vacanza se non accompagnati dai genitori. Alcune signore dicevano: "El staga attento ae tose parché ee xe el diavolo!": ed erano loro stesse donne! Chi seguiva Gesù non poteva fare niente di interessante. Ma come si fa ad amare un Dio così? Quando si conosce Gesù, basta leggere il vangelo!, si vede subito che Lui, per fortuna, non era così. L'ignoranza è l'arma del potere per gestire le masse. La verità non fa paura; è il buio che ci fa paura. Non temete di conoscere Gesù, non rimanete nell'ignoranza, abbiate il coraggio e la forza di mettervi sotto la sua luce e diventerete illuminati. Non accontentatevi di quello che si dice, di quello che vi hanno trasmesso, ma, come Lc, verificatelo, studiate, cercate voi stessi, con i vostri piedi la strada e con i vostri occhi il suo volto. Nella seconda parte del vangelo Gesù si trova a Nazareth dove era cresciuto. Tutti lo conoscono e come ogni sabato Gesù va nella sinagoga. Era un buon ebreo e come tutti gli ebrei il sabato andava anche lui a pregare nella sinagoga. Gesù è stato prima di tutto un ebreo. Funzionava così: veniva letto un brano dell'A.T. e chi voleva poteva commentarlo. Forse Gesù lo aveva fatto altre volte e forse prima di lui qualcun altro aveva parlato. Ad un certo punto Gesù alza la mano per prendere la parola e legge un passo del profeta Isaia. Il passo di Isaia racconta dell'esilio degli ebrei e del messaggio del profeta: "Arriva la libertà; finisce l'esilio e si ritorna a casa. Io sono chiamato dal Signore ad annunciare questa felicità per tutti: prigionieri, ciechi e oppressi". Gesù ridà il rotolo all'inserviente e si siede. Lc nota tutti i particolari di ciò che accade per sottolineare l'importanza dell'avvenimento. Poi Gesù dice: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". Gesù dice: "Io sono quell'uomo su cui è disceso lo Spirito, quell'uomo consacrato, mandato ad annunziare ai poveri il lieto messaggio, la libertà ai prigionieri, la vista ai ciechi, la libertà agli oppressi. Sono proprio io quello lì". Domenica prossima sentiremo la continuazione di questo vangelo: Gesù continuerà a parlare nella sinagoga e non appena finirà i suoi compaesani tenteranno di ucciderlo buttandolo giù da un precipizio. In fin dei conti non possiamo biasimare quella gente: Gesù si proclama l'inviato di Dio, non vi sembra pazzo? Immaginate che uno della vostra via o uno del vostro paese dica: "Io sono il figlio di Dio". Cosa fate voi? Lo seguite o chiamate il 113? Gli credete o chiamate qualche psichiatra? Gesù qui dimostra una consapevolezza enorme: Lui sa chi è e cosa deve fare; sa chi l'ha mandato e sa qual è il suo compito. Allora non è un caso che questo brano sia messo all'inizio del vangelo di Lc e apra la vita pubblica. Perché solo quando si sa cosa si è, solo allora si sa anche cosa si potrà fare. Se si è un albero di pere si sa senza sbagliarsi cosa si dovrà fare: pere! E se si è un albero di mele si sa cosa si deve fare: mele. Tutto il resto è un'illusione della nostra mente, un'irrealtà. Le persone sono dis-orientate (=senza oriente, senza riferimento) perché non sanno cosa sono. Allora ipotizzano un sacco di possibilità sulla loro vita, provano un sacco di cose e spendono una quantità senza fine di energia per cose che non li riguarda. Perché? Perché non sanno chi sono, non si guardano dentro, non accettano la loro vita, la loro storia e le loro origini; non sanno come muoversi perché non sanno chi sono. Prima di questo brano c'è il vangelo delle tentazioni (4,1-13): Gesù deve confrontarsi con le illusioni della sua vita; deve mettersi faccia a faccia con tutto il male e l'irrealtà del proprio cuore e conoscerla; deve rinunciare ad essere ciò che non può essere e che non è. Conoscersi fa male, fa soffrire, ci toglie le certezze e ci mostra diversi da quello che vorremmo essere, da quello che vorremmo apparire, da quello che pensiamo di essere. Ma quando sappiamo chi siamo allora è chiaro, naturale anche dove dobbiamo andare e cosa siamo chiamati a fare e a vivere. Dicendo quest'"oggi" Gesù compie un'opera di attualizzazione della Scrittura. "Questo che leggo - dice - non è una bella storia di ieri ma è qualcosa di oggi che mi riguarda". Quando noi veniamo a messa non leggiamo un bel raccontino che ci edifica l'anima, che ci fa passare in maniera nobile e serena una mattinata o che arricchisce la nostra curiosità o il nostro sapere intellettuale. Quando io leggo il vangelo io leggo la mia vita "oggi". Quello che c'è scritto lì, accade oggi in me. In greco la traduzione dice: "Oggi si è compiuta la scrittura nei vostri orecchi". Se tu senti veramente queste parole, dentro alle tue orecchie, allora parlano di te. Magari le hai udite centinaia di volte, ma non le hai mai sentite. Ti sei detto: "Ma chissà a chi si riferiscono? Chissà di cosa parlano? Chissà cosa vogliono dire?". Ma il giorno in cui le senti, fai la scoperta più semplice (la verità è semplice, per questo è difficile da cogliere per la nostra mente complessa): ti accorgi che parlano di te e allora ti cambieranno la vita. "Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato e mandato": Dio non parla degli altri, Dio parla di me, parla a me. Mi dà fastidio che Dio scelga proprio me, perché io avrei altri piani: la famiglia, il bel posto di lavoro, non cambiare le mie certezze, non vorrei avere "troppi casini". La gente vuole una vita serena, tranquilla, senza scossoni, senza "casini", praticamente piatta, morta: Gesù, invece, fu un "incasinato" ogni giorno ce ne era una!, ma non era un problema per lui! Mi dà fastidio che scelga me: ma come proprio io? Perché io, in fin dei conti, non mi stimo molto, non mi piaccio molto, non credo molto in me e come posso accettare che Lui creda in me? Mi dà fastidio che mi mandi: "E se poi non so cosa dire? E se mi "impapero"? E se faccio brutta figura? E se mi criticano? E se mi ridono dietro? E se sbaglio? E se mi rifiutano? E se mi attaccano?". Eppure questa parola è rivolta a me oggi: "Dio è in te, credi in te stesso e vai". Io ho un lieto messaggio da annunciare; Dio non ha che me da mandare; Dio crede in me più di quanto ci creda io! "Liberazione ai prigionieri": sono io quel prigioniero. Un genitore non ha i soldi per mandare suo figlio alla gita di tre giorni con i suoi compagni di classe. C'è chi, con discrezione, è pronto ad aiutarlo, ma lui non accetta l'offerta. Così il figlio se ne sta a casa. Non solo sei povero, ma sei anche prigioniero della tua povertà, perché te ne vergogni. "Non ce la farò mai!; anche mia madre è così!; è un problema che abbiamo tutti noi di famiglia; mi piacerebbe così tanto cambiare!; certe cose non si possono cambiare; sono troppo vecchio!; ormai!". Ma chi l'ha detto? Nel 1954 Roger Bannister spezzò la credenza assoluta che nessuno avrebbe corso il miglio in meno di quattro minuti. Lavorò sull'allenamento e soprattutto sulla sua mente e riuscì nell'impresa. Ma la cosa incredibile è che l'anno successivo ci riuscirono altri trecento atleti! Una donna, Hulda Crooks, 70 anni, non aveva mai fatto alpinismo fino ad allora, ma decide che è ora di provarci. E per 25 anni si è dedicata a questo sport scalando vette altissime, tra cui il monte Fuji. Non sei tu quel prigioniero quando ti auto-limiti? Inizia da oggi la tua libertà: esci dalle prigioni che ti crei. "Vista ai ciechi". Sei tu che non vedi; sei tu che oggi devi aprire gli occhi. Vi faccio degli esempi di vita ordinaria genitori-figli. Genitore: "Smettila di picchiare con il coltello sul bicchiere!". Figlio: "Perché dovrei smettere? Mi sto divertendo un sacco!", e continua a farlo. Il genitore urla: "Smettila di piagnucolare per le caramelle, non te le compro". Figlio: "Non sa come farmi smettere, prima o poi cede", e raddoppia le richieste. Genitore: "Ringrazia la nonna per la torta. L'ha fatta apposta per te!". Figlio: "Mi sta antipatica la nonna", e continua a rimanere zitto. Genitore: "Non disturbare tua sorella quando studia!". Figlio: "Non la sopporto... mi fa arrabbiare. E vedi: la mamma la difende sempre", e continua stuzzicarla. Sono io quello che non vede, che non capisce il bambino, che non si mette nella sua ottica e dalla sua parte. Oggi, sono io che devo cambiare modo di vedere; sono io che devo vedere la realtà anche con i suoi occhi. Quella parola è detta per me; lo Spirito oggi mi viene dato perché io apra gli occhi. "Libertà agli oppressi": sono io quell'oppresso. Non è forse vero che mi opprime dover essere sempre all'altezza, sempre al 100%? Vivere così mi fa sentire sempre inadeguato. A scuola devi ottenere sempre il massimo e sei sempre sotto la spada di Damocle dei voti che giudicano se sei bravo o cattivo. Ma i voti ci sono anche fuori: o sei dei nostri o sei fuori del gruppo. Se non sei bello, se non sei simpatico, se non sei intelligente, nessuno ti guarda più. Se non sei aggiornato, con una bella immagine, intuitivo, brillante, la società ti boccia. Oggi c'è un voto su tutto: gli scolari, i professori, i dipendenti, gli infermieri, ecc, tutti hanno la loro pagellina. Non sei un po' oppresso? Che dici? Non è vero che ti opprime il dover riuscire sempre? Non puoi deludere i tuoi genitori: con tutto quello che hanno fatto per te! Non puoi deludere i tuoi amici, altrimenti il rischio è che ti mettano fuori. Non puoi deludere la gente facendo scelte diverse, altrimenti sei etichettato. Al lavoro devi produrre il massimo: solo così il capo sarà contento. Se ti riposi ti senti in colpa; se pensi un po' a te ti senti un genitore che trascura i figli. Devi sorridere sempre, essere sempre pronto e disponibile, dire sempre di "sì", e avere sempre "una bella giornata" perché tutti ti vogliono così. Non sei un po' oppresso? Che dici? Vuoi che parliamo delle tasse continue e ingiuste? O della scadenza del mutuo: nessun animale in natura lavora vent'anni per avere uno spazio di territorio! Oppure del fatto che siamo sotto un gigantesco occhio che sa in ogni istante cosa facciamo, cosa diciamo e dove stiamo andando. Ti senti libero? Che dici? Sono io quell'oppresso e Lui oggi mi viene a dire: "Liberati oggi dalla tua oppressione. Fallo oggi, adesso". Se tutto quello che è successo duemila anni fa non accade oggi allora il vangelo è solo un'opera letteraria, bella, scritta bene, affascinante, un best-seller. Se tutto quello che è successo duemila anni fa non accade oggi, allora Gesù è morto e basta; allora Gesù non è più vivo e non può più dare senso alla mia vita. Se tutto quello che è successo duemila anni fa non mi tocca, non mi entra dentro, non mi coinvolge, allora è solo una bella storia edificante; allora è tutto passato. Se quello che è successo duemila anni fa è successo solo duemila anni fa, allora mi chiedo perché siamo qui. Per ricordare un morto? Per fare cosa? Per piangere su "ciò che sarebbe bello", su "ciò che non c'è più"? L'oggi del vangelo vuol dire: "Adesso, oggi agisco". La gente passa tutta la vita a pensare cosa potrebbe fare, cosa potrebbe dire, come potrebbe dirlo, ecc. Si fa un sacco di "pare" e di "film" nella propria mente. Si tratta di agire oggi. Magari si sbaglia, ma è così grave? Il nostro cervello funziona: "Sì" o "no". O lo fai o non lo fai. Per un animale (e il nostro cervello funziona così) o si mangia o non si mangia. I discorsi sull'alimentazione non servono per lo stomaco. Quindi agisci. Gli studiosi dicono che noi non utilizziamo più del 10% del nostro potenziale. Perché? Perché rimandiamo sempre a domani; perché temiamo di sbagliare; perché temiamo il giudizio, ecc. Tutti noi potremmo scrivere libri, enciclopedie da titolo: "Tutto quello che ho sempre voluto fare ma che non ho mai fatto". Devi fare qualcosa? Falla oggi. Devi dire qualcosa a qualcuno? Fallo oggi? Devi scusarti? Fallo oggi. Devi intraprendere un cammino nuovo? Fallo oggi. Domani vuol dire mai. Domani sarà più difficile di oggi. Domani è la voce della tua paura. Nella vita bisogna agire (oggi), bisogna tradurre in concretezza ciò che pensiamo o che vorremmo fare. Vi do una lista di dieci cose possibili. Ne scegliete una e la farete oggi (cioè in questa settimana). Non domani, oggi! Sono le nostre scelte che plasmano il nostro destino e gli danno la forma che vogliamo noi. Chi non agisce, chi non sceglie, fa diventare il proprio destino un caos. Un'emozione di cui non ho mai parlato agli altri: in settimana ne parlerò. Un rischio che non ho mai corso: in settimana lo correrò. Un'impresa che non ho mai tentato: questa settimana la farò. Un rifiuto che non ho mai azzardato: questa settimana, lo farò. Un mio bisogno che non ho ammesso e che non ascolto: in settimana lo farò presente. Una parola di scusa a qualcuno che ho ferito e che non ho mai chiamato: in settimana lo contatterò. Un apprezzamento che non ho mai fatto: in settimana non mi vergognerò di farlo a quella persona. Un conto in sospeso che ho con una persona: in settimana lo risolverò. Un dolore, un segreto pesante, che mi tengo dentro: in settimana inizierò a condividerlo con qualcuno. Un affetto che non ho mai espresso: in settimana dirò a quella persona: "Ti voglio bene!". Ne scegliete una, fate la vostra crocetta e poi in settimana agite. Oggi, in questa settimana si adempie questa parola che oggi ho sentito nel vangelo. E si adempie perché io voglio agire, voglio essere al timone della mia vita e attraverso le mie decisioni decidere quale rotta solca la nave della mia vita. Pensiero della Settimana Oggi che rinuncio a dire "oggi", "adesso", "ora", sto rinunciando a vivere. |