Omelia (18-01-2010) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Lo sposo è con noi Il digiuno è un atto penitenziale che la chiesa pratica sin dalle sue origini ed comune a molte altre espressioni religiose. Ha lo scopo di distoglierci dai beni temporali, predisporre l'animo ai valori dello spirito e renderci vigilanti nell'attesa della salvezza. Ha anche un valore di espiazione e ascetico. Oggi noi viviamo il digiuno come partecipazione alle sofferenze di Cristo. Alcuni santi lo hanno praticato in modo eroico. Al tempo di Gesù lo praticavano anche i discepoli del Battista e i seguaci dei farisei. Da qui la domanda provocatoria rivolta a Gesù: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». La risposta di Gesù, come sempre, è ricca di significati e di insegnamenti. Egli vuole proclamare la novità che sta sbocciando per tutti con la sua presenza nel mondo e con l'opera redentrice che sta già attuando. Il regno di Dio è in mezzo a noi. Nascono tempi nuovi alimentati non più da paure e timori, ma dall'amore dello «sposo» verso l'umanità riconciliata. È ormai in atto il tempo nuovo, il tempo delle nozze, il tempo della gioia e della festa, circostanze che non si conciliano più con il digiuno e con il lutto. «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?». Soltanto se privati di questa gioia, inizierà il tempo del lutto e del digiuno. La novità del Cristo è totale e sconvolgente, non è assolutamente da paragonare ad un rattoppo sul vecchio e sul passato. Il vino è un vino nuovo, è quel vino, prima sorbito da Cristo come calice amaro e poi offerto a noi come bevanda di salvezza. «Verranno tempi...» - dice però il Signore. È una velata allusione alla sua morte, alla passione sua e del mondo, al «già e non ancora», che crea la perenne ansia di una pienezza che ci sfugge. |