Omelia (06-01-2010)
don Romeo Maggioni
Alcuni Magi vennero da oriente

"Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo".
Sulla scia dei Magi ripercorriamo l'itinerario dell'uomo che cerca sinceramente Dio. Troveremo alla fine che Dio ci ha preceduti e ci aspetta in una casa perché anche noi lo abbiamo ad adorare. Epifania significa appunto "manifestazione di Dio". Quel Dio invisibile che l'uomo cerca da sempre s'è reso visibile in quel Bambino che i Magi - primizia delle genti pagane, quindi di tutti noi - vengono a Betlemme ad adorare.

1) LA RICERCA DI DIO
Una stella appare ai Magi. Forse erano degli astronomi, scrutatori della bellezza del creato in cui primariamente si squaderna la grandezza di Dio creatore. Dalle cose visibili l'uomo è rapito alle cose invisibili: "Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore" (Sap 13,5). Scrive san Paolo: "Ciò che di Dio si può conoscere, è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute" (Rm 1,19-20). In fondo è da questa radice che si nutre il senso religioso di ogni uomo e sono nate tutte le grandi religioni dell'umanità. Ne siamo rispettosi, ma è solo un primo stadio.
Più probabilmente questi Magi conoscevano la tradizione biblica, lì dove si parla che "una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele" (Nm 24,17). Vi è stato dentro il popolo di Dio una lunga preparazione e attesa del Messia, che sarebbe nato a Betlemme - come attestano le Scritture e ben sanno i capi dei sacerdoti. E' la Bibbia allora a precisare la ricerca dell'uomo e a indirizzarne l'incontro al punto giusto, all'evento storico della Incarnazione. Il desiderio di felicità e la ricerca naturale di Dio che c'è in ogni uomo trova il suo appagamento quando sfocia in quel punto dove Dio gli è venuto incontro, dove il cielo si è chinato sulla terra, dove in sostanza "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). E' un fatto storico, un punto geografico preciso l'incrocio tra le strade dell'uomo e quelle di Dio.
A Gerusalemme i Magi trovano l'indifferenza della città e il sarcasmo di Erode. Non è facile il cammino della ricerca di Dio, ieri come oggi. Una cultura, la nostra, che per lo meno è indifferente, quando non ostile e stoltamente supponente nei confronti del fatto religioso; e in particolare nei confronti del Cristianesimo e della Chiesa. Ma in alternativa che cosa sa offrire? Magia, satanismo, sette, e - oggi - le stupidaggini pagane della befana! Pura irrazionalità e generico sentimentalismo come è nella forma vagamente religiosa che si sta diffondendo chiamata New Age. Quanto è penoso vedere gente che lascia la sicurezza documentata di Cristo per volgersi alle più sciocche favole ammannite dalla televisione!

2) LA MANIFESTAZIONE DI DIO
I Magi "entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono". Riconoscono in quel bambino il Dio fatto uomo. "Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra". Commenta sant'Ambrogio: "L'oro spetta al re, l'incenso a Dio, la mirra al defunto". Cioè riconoscono in quel Bambino il Messia, re discendente di Davide; il Dio fatto carne; il Figlio di Dio che muore per noi. Il mistero sconvolgente del Natale è appunto quello di un Dio venuto tra noi, prima nella storia col nascere a Betlemme; poi - attraverso il suo Spirito che ci ha dato dalla Croce - nella vita di ognuno, oggi, nella Chiesa e nel sacramento, fino a farsi pane, nostro nutrimento! Un Dio tutto con noi e per noi! A Greccio, il primo presepio, san Francesco aveva posto davanti ad una greppia col bue e l'asino, non Maria, Giuseppe e un bambino, ma l'altare per celebrarvi la messa: era un presepio eucaristico. Qui ora si incontra il Salvatore.
Ed è venuto per tutti: "E' apparsa la grazia di Dio che porta salvezza a tutti gli uomini" (Epist.). E' stato Paolo ad aprire il vangelo al mondo pagano, annunciatore di un mistero tenuto nascosto per secoli e ora finalmente svelato: il progetto di Dio per il quale "le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo" (Ef 23,6). Si sono spalancate le porte: quel che all'inizio era dono ad Israele - l'alleanza e la comunione con Dio - ora è offerto a tutti. I Magi ne sono come la primizia e il simbolo. Isaia aveva sognato i tempi in cui Gerusalemme sarebbe diventata il centro d'incontro col Signore per tutti i popoli: "Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del suo sorgere. Tutti costoro si sono radunati, vengono a te.. Dromedari di Madia e di Efa', tutti verranno da Saba.., proclamando le glorie del Signore" (Lett.). E' scritto: "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità" (1Tim 2,4).
I modi di questa chiamata variano per ogni uomo e sono sorprendenti e propri. Per i Magi fu il discreto tremolare di una stella; per ognuno di noi Dio pone dei segni e fa seguire itinerari personali. A noi chiede di essere attenti, incominciando a consentire con la rettitudine e la fedeltà alla coscienza, prima voce di Dio. Si tratta di "rinnegare l'empietà e i desideri mondani e vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà" (Epist.). Divenire seri di fronte alla vita e porsi l'interrogazione sul significato e il fine della propria esistenza sono condizioni indispensabili per incrociare le risposte di Dio. Senza precludersi lo studio di ciò che oggettivamente Dio ha posto per incontrarci: lo studio quindi, sincero, della Bibbia.

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Termina oggi il ciclo dell'Incarnazione. Un Dio che si rivela per comunicarsi. Un Dio che ama la nostra carne per contagiarla della sua divinità: è mistero decisivo per la sorte dell'uomo e della sua storia. L'immagine che meglio ne coglie il senso è quella dello sposalizio. Un antico canto orientale - caduto come nostro canto alla comunione - così si esprime: "Oggi la Chiesa si unisce al celeste suo sposo che laverà i suoi peccati nell'acqua del Giordano. Coi loro doni accorrono i Magi alle nozze del Figlio del Re, e il convito si allieta di un vino mirabile". Mirabili nozze abbiamo celebrato con Dio in questo Natale; siamone degni e fedeli!