Omelia (24-01-2010)
padre Ermes Ronchi
I poveri, principi del Regno di Dio

Luca ci racconta la scena delle origini, scena da stampare nel cuore. Lo fa qua­si al rallentatore, per farci comprende­re l'estrema importanza di questo momen­to. «Gesù arrotola il volume, lo consegna, si siede. Tutti gli occhi sono fissi su di lui». Ri­suonano le prime parole ufficiali di Gesù, «oggi la parola di Isaia diventa carne»: si chiu­dono i libri e si apre la vita. Dalla carta scrit­ta al respiro vivo. Dall'antico profeta a un rabbi che non impone pesi, ma li toglie, non porta precetti, ma libertà.
L'umanità è tutta in quattro aggettivi: pove­ra, prigioniera, cieca, oppressa.
Sono i quat­tro nomi dell'uomo. Adamo è diventato co­sì, per questo Dio diventa Adamo.
Con quattro obiettivi: portare gioia, libertà, occhi nuovi, liberazione. E poi con un quin­to perché spalanca il cielo, delinea uno dei tratti più belli del volto di Dio: «proclamare l'anno di grazia del Signore», un anno, un se­colo, mille anni, una storia intera fatta solo di benevolenza, perché Dio non solo è buo­no, ma esclusivamente buono, incondizio­natamente buono. I primi destinatari sono i poveri. Sono loro i principi del Regno, e Dio sta alla loro ombra. È importante: nel Vangelo ricorre più spes­so la parola poveri, che non la parola pecca­tori. La Buona Notizia non è una morale più esigente o più elastica, ma Dio che si china come madre sul figlio che soffre, come ric­chezza per il povero, come occhi per il cie­co, come libertà da tutte le prigioni, come incremento d'umano.
Dio non mette come scopo della storia se stesso, ma l'uomo; il Regno che Gesù an­nuncia non è un Dio che riprende il potere su una umanità ribelle e la riconduce al­l'ubbidienza, per essere servito, ma il Regno è un uomo gioioso, libero da maschere e da paure, dall'occhio luminoso e penetrante, incamminato nel sole.
Un sublime capovolgimento. Dio dimentica se stesso, non di sé si ricorda, ma di noi: non offre libertà in cambio di ossequio, ama per primo, ama in perdita, ama senza contrac­cambio.
La parola chiave del programma di Gesù è libertà, ripetuta due volte.
Come mi libera Cristo? «Cristo è dentro di me come una energia implacabile, fintanto che tutto il nostro essere non diventa lumi­noso; dentro di me come germe in via di rag­giungere la maturazione; come un sogno di pienezza di vita, indomabile e attivo, un de­siderio di libertà» (G. Vannucci); come un lievito mite e possente che trasforma il mio pianto in danza, il mio sacco in veste di gioia.