Omelia (24-01-2010)
don Giovanni Berti
Un Vangelo per te

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"..per te, illustre Teofilo"
Mi piace fermarmi su queste parole contenute nel brano del Vangelo.
Perché l'evangelista Luca compie ricerche accurate di testimonianze e perché fa questo grosso lavoro di redigerne un resoconto dettagliato e ordinato? E' un comando divino che gli impone questo lavoro? Oppure è il desiderio di fare un best-seller da distribuire in tutte le librerie salesiane e paoline dell'epoca?
"Per te, illustre Teofilo". Luca fin dalle prime righe manifesta le motivazioni del suo lavoro.
Certamente questo Teofilo non è una sola persona particolare e il nome (Teo-filo significa amico di Dio) già rivela la dimensione simbolica che raggruppa tutti coloro che si sentono "amici di Dio". Anche lo stesso Luca non è un solitario che fa tutto il lavoro da solo. Gli studiosi ci dicono che dietro il nome di ogni singolo evangelista ci sta una comunità di credenti che ricorda, vive e celebra Gesù Cristo, e che attraverso lo scritto tramanda nelle generazioni la vicenda del Signore.
Ma non può non colpire la particolarità di questo inizio del Vangelo diverso dagli altri tre. Qui c'è un inizio molto personale, quasi uno scambio personale di due amici di 2000 anni fa che è diventato patrimonio di tutti.
Penso che un modo corretto di approcciare la lettura del Vangelo sia proprio segnato dal quel "per te...", affianco al quale possiamo metter il nostro nome personale come pure quello della nostra comunità. Per te, Giovanni, per te comunità parrocchiale di Bussolengo, per te famiglia...., per te che stai leggendo questo commento...
Come Teofilo, anche noi abbiamo ricevuto insegnamenti riguardo la fede e i valori che ne seguono. Ma spesso abbiamo le idee confuse e non ci sono sempre chiari i termini della fede. Abbiamo tradizioni e secoli alle spalle che ci dicono qualcosa del nostro essere cristiani, ma ci sono fatti della vita personale e anche del mondo attorno che mettono alla prova la solidità di quello che abbiamo ricevuto. Succede spesso che ci scopriamo ignoranti e la nostre certezze di fede diventano improvvisamente fragilissime.
In questi giorni, per fare un esempio, mi ha fatto visita un ragazzo che aveva le idee molto confuse riguardo Dio e gli insegnamenti della Chiesa. Aveva ricevuto da poco la visita di un gruppo di Testimoni di Geova e davanti a delle loro provocazioni su alcuni versetti del Vangelo sulla fine del mondo non sapeva che rispondere.
Mi vengono in mente anche le domande di molti (anche mie, son sincero) sulla cosiddetta bontà di Dio, che ci hanno insegnato, dopo aver visto quel che è successo ad Haiti.

Luca con il suo Vangelo è proprio qui, per me, per le domande che mi sorgono nella mente. La storia di Gesù, che trovo nelle pagine evangeliche, è proprio lì a consolidare la mia fede. E mi fido che quel che trovo nel Vangelo mi aiuta davvero a camminare nella storia di oggi.
Non posso quindi non andare il più possibile alle pagine del Vangelo. Non posso camminare come cristiano senza il supporto continuo della testimonianza dei primi cristiani che è fissata nelle pagine del Nuovo Testamento.
Senza queste parole scritte, la mia vita cristiana è messa in pericolo perché viene a mancare il fondamento, che è nelle parole e nei gesti di Gesù.
Più leggo, medito e prego il Vangelo, più sento che davvero è scritto "per me" e non come discorso astratto o come reliquia letteraria.
Più leggo, medito e prego il Vangelo, più sento il desiderio di dirlo e portarlo ad altri cristiani, che come me hanno bisogno di basi solide. E vorrei che ogni cristiano sentisse che anche per lui quelle pagine sono lì con la profonda motivazione iniziale: "per te... Teofilo"

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