Omelia (02-02-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere". Come vivere questa Parola? Sono trascorsi quaranta giorni dalla festa del Natale; da quando, cioè, abbiamo contemplato nella grotta di Betlemme la nascita del Bambino che ci è stato dato per la salvezza di noi tutti, suo popolo, dai nostri peccati. Ed ecco che quel Bambino viene introdotto nella casa di Dio, a Lui presentato, offerto e consacrato. Ed è in questo giorno che Egli ufficialmente inizia a occuparsi delle "cose del Padre suo" e Padre nostro, occupazione che via via diventerà nella sua vita sempre più totalizzante, tanto da fargli in seguito confessare: "Mio cibo è fare la volontà del Padre mio". Ora il vangelo ci presenta due vegliardi santi: Simeone e Anna. Essi sono davvero i precursori di ogni discepolo: i primi, dopo Maria e Giuseppe, a riconoscere Gesù, ancora bambino, come Signore e gloria del popolo di Israele; i primi a lodarlo e a darne testimonianza. Ma come avviene questo riconoscimento? Esso avviene soprattutto grazie alla perseveranza di entrambi nell'attesa della salvezza. Di Anna, in particolare, si dice che non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio giorno e notte. Questa ininterrotta vigilanza interiore, questa dedizione senza termine di continuità, questo servizio oblativo a Dio pieno di fede e di donazione, è tutto questo che la rende capace di profetare davvero (parlare al posto di Dio) su Gesù, anticipando, a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme, l'identità salvifica di quel Bambino. Oggi, nella mia pausa contemplativa, nutrirò di attesa confidente la mia preghiera, chiederò a Dio di poter essere, come la profetessa Anna, costantemente al suo cospetto, presente a Lui in ogni cosa, perché Gesù possa presentarsi a me e venire da me accolto come salvezza della mia vita. Eccomi, Signore Gesù, parla perché il tuo servo ti ascolta. La voce di un Padre del deserto L'anima tutta, deve impegnarsi con tutte le sue forze, radunare tutti i suoi pensieri e consacrarsi all'attesa del Cristo. Dobbiamo attendere con cuore sobrio e vigilante e che Dio venga e visiti l'anima. Macario il Grande |