Omelia (17-01-2010)
don Daniele Muraro
La Creazione

La trasformazione dell'acqua in vino alle nozze di Cana "fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù". Abbiamo già trovato nel Vangelo di san Giovanni la segnalazione di un inizio e precisamente nelle prime parole del Prologo: "In principio era il Verbo". A Cana di Galilea non siamo più all'inizio assoluto di tutte le cose, bensì ci troviamo al principio dell'attività pubblica del Signore.
"Tre giorni dopo, dice l'evangelista vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea". Ora questa indicazione va legata alle volte precedenti in cui si dice "il giorno dopo", e sono tre.
"Il giorno dopo" del Battesimo Giovanni Battista indica in Gesù "l'Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!" "Il giorno dopo" che il Battista aveva parlato, Giovanni e Andrea incontrano il Signore e lo seguono. "Il giorno dopo" ancora Gesù chiama Filippo.
A seconda di come si conta, ossia se si calcola o no il giorno del Battesimo, i fatti Cana sarebbero avvenuti o al sesto o al settimo giorno della prima settimana o settimana inaugurale.
Sappiamo che al sesto giorno della Creazione secondo il racconto della Genesi Dio plasmò Adamo dalla terra e dalla sua costola formò la prima donna Eva e gliela presentò. Perciò non è senza significato che il primo miracolo di Gesù si compia ad una festa di nozze. Gesù riprende l'opera del Padre da dove era stata interrotta in seguito alla prima colpa dei progenitori.
"Io credo in Dio Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra" dice il primo articolo del Credo. Per noi credenti il mondo non si è formato a caso, tantomeno è sempre esistito, ma ha avuto un inizio, ed anche una mente ordinatrice.
L'autore del libro della Sapienza così si esprime: "Dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore", cioè Dio stesso. E san Paolo nella lettera ai Romani conferma: "Attraverso le opere da Lui compiute vengono contemplate e comprese le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità."
La fede nella creazione è di capitale importanza. Essa infatti risponde agli interrogativi fondamentali che gli uomini di ogni tempo si sono posti: "Da dove veniamo?" "Dove andiamo?" "Qual è la nostra origine?" "Quale il nostro fine?" "Da dove viene e dove va tutto ciò che esiste?".
Dopo il peccato originale e la cacciata dal giardino di Eden, alla confusione esistenziale tenne dietro un turbamento intellettuale e morale.
Come dice sempre san Paolo nella lettera ai Romani gli antichi fino ai suoi contemporanei "pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un'immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili."
È la triste condizione del paganesimo dentro la quale, in assenza di una rivelazione diretta da parte di Dio, si brancola nell'incertezza del dubbio o nelle tenebre dell'errore.
Reagendo all'idolatria dilagante certi filosofi affermavano che tutto il mondo, preso nel suo complesso, è Dio; altri dicevano che il mondo è una parte di Dio, una sua emanazione sostanziale con Lui; altri ancora sostennero l'esistenza di due princìpi eterni, il Bene e il Male, in perpetuo conflitto tra loro.
La babele delle opinioni continua tra i moderni alcuni dei quali pensatori ammettono che il mondo sia stato fatto da Dio, ma alla maniera di un orologiaio che gli avrebbe dato solo la spinta iniziale; altri nel cosmo non vedono che il puro gioco della materia.
Invece l'autore della lettera agli Ebrei afferma: "Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall'invisibile ha preso origine il mondo visibile."
Secondo la Bibbia la Creazione è l'inizio dell'alleanza, ossia Dio dopo aver fatto del mondo una degna dimora per Adamo avrebbe voluto elevarlo presto alla sua amicizia.
Chi non riesce a vedere questo perde non solo la poesia della creazione che brilla nello splendore della natura, ma anche la dimensione storica propriamente detta dell'umana avventura.
Se si pensa di venire dal caso si è soggetti al caso e non si trova un argine abbastanza forte da opporre al caos dentro cui mondo e storia minacciano di sprofondare.
Tutti abbiamo presenti i poco rassicuranti mostri orientali con il ghigno sprezzante dei loro musi, simbolo di una natura matrigna e crudele; ma anche dove nell'arte indiana sono rappresentate scene di danza cosmica di fatto si vuol mostrare l'inconsistenza del mondo soggetto a una specie di ingannevole balletto.
Attraverso il ciclo delle rinascite, per composizioni e scomposizioni successive, viene comunque impedito all'uomo di essere padrone di se stesso e del proprio destino.
Per noi cristiani non è così. Ce lo prova Gesù. Lui si è coinvolto nella storia umana, quella maggiore e quelle minori, come può essere le nozze dei due sposi del Vangelo che senza di Lui si sarebbero trovati a mal partito e che invece con la sua presenza riescono partire col piede giusto.
Il vino buono necessario, cioè la riserva di senso e di valori, nonostante le lodi del direttore del banchetto allo sposo rimane fuori della disponibilità umana, e ne può attingere solo chi lo riceve dalla presenza di Gesù Figlio di Dio, venuto a recuperare e a perfezionare l'opera del Creatore.