Omelia (24-01-2010)
don Daniele Muraro
L'antico patto - 1

Dopo il tempo di Natale e dopo l'appendice della scorsa settimana in cui abbiamo sentito proclamato un brano secondo Giovanni da questa domenica si inizia la lettura del Vangelo secondo Luca.
Dei quattro che poi sarebbero stati chiamati evangelisti e che scrissero sugli avvenimenti di qualche decina di anni prima riguardanti la vita di Gesù, Luca fu il più istruito.
Discepolo di san Paolo che lo chiama "il caro medico" egli è l'unico a premettere alla sua narrazione un prologo sul metodo seguito a imitazione delle grandi opere degli scrittori storici greci.
In sostanza san Luca ci vuol dire di avere fatto le cose seriamente sia nella fase preparatoria, interpellando testimoni diretti di quei fatti, sia nella stesura del testo, disposto in modo ordinato.
Secondo san Luca la storia di Gesù è la storia che abbraccia tutte le storie. Gesù avrebbe cambiato il corso della storia del mondo, nella stessa maniera in cui era stato capace di riassumere in sé la storia del popolo di Israele.
In effetti, senza l'Antico Testamento non si comprenderebbe appieno il Nuovo che si presenta come il compimento di tutto quello che era stato annunciato in precedenza.
La Chiesa ha sempre energicamente respinto l'idea di rifiutare gli scritti del popolo ebraico con il pretesto che la comparsa di Gesù li avrebbe fatti diventare sorpassati. I cristiani venerano anche l'Antico Testamento come vera Parola di Dio.
Dio nell'Antico Testamento aveva parlato principalmente promettendo. Troviamo spesso dei comandi rivolti agli uomini, ma sempre essi sono preceduti da un impegno da parte di Dio, talvolta anche con dei giuramenti.
Dio stipula un patto dapprima con Abramo promettendogli che avrebbe fatto di lui una grande nazione, lo avrebbe benedetto, e avrebbe reso grande il tuo nome; in Lui si sarebbero state benedette tutte le famiglie della terra.
Questo patto viene rinnovato con tutto Israele secondo una formula ben nota nell'antico vicino oriente, usata nell'alleanza fra stati: "Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo!"
Sul monte Nebo ormai in procinto di entrare nella terra promessa Mosè tiene un discorso. In quell'occasione il popolo di Israele prende coscienza della sua unicità nel panorama mondiale delle nazioni: "Dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa?... Ha mai tentato un Dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?"
Questo patto fu spesso infranto, tanto che ad un certo punto la corrente profetica annunciò un nuovo patto, eterno, che non sarebbe mai venuto meno, che Dio avrebbe mantenuto per sempre e dal quale anche il suo popolo non si sarebbe più allontanato.
La prima lettura della Messa di oggi accenna a molti degli elementi fin qui considerati.
Circa mille anni dopo Mosè esiste un libro scritto, quello della Legge, considerato Parola di Dio, di cui si dà lettura pubblica sopra una tribuna di legno in giorno di festa. Alla proclamazione del testo per brani distinti, segue una spiegazione del senso.
La reazione degli ascoltatori, cioè del popolo riunito, è inaspettata. Infatti mentre ascolta la lettura ad alta voce, tutto il popolo piange. Il motivo è da cercarsi nelle circostanze della festa, la prima dopo il ritorno dall'esilio a Babilonia durato settant'anni.
Finalmente di nuovo nella propria patria, la gente capisce che tante sventure sono loro venute addosso in seguito alla trascuratezza e alla dimenticanza della Scrittura santa.
Neemìa, il principale organizzatore del ritorno e della rinnovata vita sociale e religiosa insieme ad Esdra, incoraggia i presenti: "Oggi è un giorno di festa! "Non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza". Ossia, nonostante tutte le mancanze umane, Dio rimane fedele.
Nel Vangelo Gesù dà ai suoi ascoltatori la lieta notizia che tutte le promesse e le attese dell'Antico Testamento si adempiono in Lui: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".
Infatti solo con Gesù all'ombra succede la realtà, allo sagoma la figura completa, alla promessa il compimento all'antico patto, quello nuovo e definitivo.
Lo Spirito del Signore, che aveva parlato per mezzo dei profeti, era sceso su di Lui ed Egli è pronto ad iniziare la sua missione. Dalla cacciata dei progenitori dal giardino di Eden fino a Mosè si trascinò il tempo del peccato, da Mosè fino al Battista subentrò il tempo della legge, ma con Gesù inizia il tempo della grazia.
Certamente anche la legge di Mosè non fu inutile per preparare l'arrivo della grazia anzi aveva orientato verso di essa le attese degli uomini migliori.
Nella sinagoga di Cafarnao i fedeli riuniti ad un certo punto guardano fisso verso Gesù in attesa del suo insegnamento. Ascoltando nella prima lettura le parole dell'Antico Testamento ad ogni Messa anche noi dovremmo quasi trattenere il fiato in attesa che Gesù spieghi e completi quello che viene letto.
Anche noi tuttavia, a somiglianza di Gesù che prende il rotolo e lo apre, non possiamo ignorare l'Antico Testamento, la Prima Alleanza, anzi ce ne dovremmo interessare, perché essa è un passaggio obbligato per sentirci del tutto familiari con il Nuovo Testamento, l'Alleanza nuova e completa.