Omelia (08-12-2001) |
mons. Antonio Riboldi |
L'Immacolata, nostalgia di santità L'Ave Maria, preghiera rivolta alla Madonna, è sicuramente quella che più ricorre sulle labbra dei credenti. E' un dolcissimo saluto che l'Angelo rivolge a quella unica creatura, che Dio aveva da sempre preservata dal peccato originale. E Dio aveva fatto questo in previsione della sua incredibile ed ineffabile maternità, quella di essere Madre di Suo Figlio, Gesù, Madre di Dio. E l'Angelo subito sottolinea questo privilegio così: "Ti saluto, Maria! Il Signore è con te: egli ti ha colmato di grazia". Noi la preghiamo: "Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù". In quel "piena di grazia" vi è il misterioso e meraviglioso dono dell'Immacolata. Difficile con la nostra natura così soggetta alla corruzione, e quindi alla attrazione verso il peccato, che ci fa veramente deboli e lontani dalla santità, anche solo immaginare cosa voglia dire vivere su questa terra, "senza peccato", ossia senza macchia. Siamo talmente sommersi dalle continue cadute che deformano la nostra immagine di uomini usciti dal cuore di Dio e quindi destinati ad essere "belli, santi., appunto immacolati". Dio ci aveva vestiti tutti della sua vesta divina. Ci pensò Satana a strapparcela in modo orrendo. Così come è stata ancora una volta la grande fedeltà del suo amore di Padre, a ridonarcela con il dono del Figlio, Gesù. Il Figlio per cui Dio chiese a Maria di essere madre. "Non temere, disse l'Angelo a Maria che si era turbata per le sue parole - Tu hai trovato grazia presso Dio. Avrai un figlio, lo darai alla luce e gli metterai il nome Gesù...Lo Spirito Santo verrà su di te e l'Onnipotente Dio, come una nube, ti avvolgerà. Per questo il bambino che avrai sarà santo, Figlio di Dio" (Lc.1,28-38) E colei che è la "piena di grazia", afferma tutta la sua disponibilità alla volontà di Dio, anche se non le era chiaro il mistero, con quel meraviglioso "sì", che è stato il "sì" della nostra salvezza. "Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia con me come tu hai detto". E giustamente oggi la Chiesa, noi, non possiamo che essere in festa, una grande festa per questo dono di Maria, che accettò di essere prima Madre di Dio e dalla croce, Madre di tutti noi. Ed è proprio di quel "sì" che oggi diciamo grazie. Lì davvero è la pienezza di amore di una creatura al Suo Creatore: una creatura che, senza peccato, non ha mai conosciuto il terribile rifiuto a Dio, alla grazia, alla santità. E noi abbiamo bisogno di una Mamma così, che ci sia maestra e aiuto nella difficile, ma necessaria, opera di ricostruzione del tessuto della nostra santità, unico senso della nostra esistenza. E l'anelito a essere buoni, santi, ossia a toglierci di dosso le tante macchie del peccato che fanno tanto male, ce lo portiamo addosso, forse senza che riusciamo a dare un senso o un indirizzo: forse perché la via del peccato è più facile. In fondo è quel farsi abbagliare gli occhi e il cuore dall'inganno del potere, del piacere, che sono il rifiuto della santità. Lo dicono questo anelito "ad essere santi", le tante chiese che i fedeli hanno voluto dedicare alla Immacolata: come se vedessero in lei, piena di grazia, ciò che vorremmo essere. Ma siamo come assediati da tante voci che dicono altro, allontanandoci dalla scuola di Maria Immacolata. "Gli uomini scriveva Paolo VI, riferendo il pensiero di false scuole di pedagogia, - sono già buoni in se stessi. I fanciulli, i ragazzi, tutta la gioventù che cresce, è di per se buona, quindi lasciate che si esplichi, lasciatela senza difesa, non le dite niente". E noi vediamo a che cosa arriva l'espansione di una gioventù, di una umanità lasciata in balia dei suoi istinti e delle sue tendenze. Va a finire fuori strada ed arriva ad aberrazioni che ci fanno piangere e fremere. E ancora va detto questo contro un errore ancora più grave, che si insinua nella nostra pedagogia, secondo cui non è bello il difendere la nostra esperienza dagli stimoli e dall'urto della conoscenza del male: occorre - affermano - conoscere tutto, occorre provare tutto: anzi il male stesso, secondo questi falsi, quasi direi criminali maestri, sarebbe benefico, "Fate l'esperienza del male, altrimenti non avrete l'esperienza della vita". E non badano a cosa si profana, a cosa si distrugge ai dolori che si seminano. (Omelia dell'8 Dicembre 1959) E allora urgente, per dare spazio alla nostalgia di bello, di buono, di santo, che è in ogni uomo, affidarsi alla scuola di Maria. Nessuna è Mamma sicura forte come lei. Nessuna può essere immagine da ammirare e imitare come Lei. Lei è davvero il modello di come dovremmo essere noi, figli suoi. Ci vuole non solo tanta fiducia in lei, ma anche tanta devozione, tanto ascolto, come si fa con le nostre sagge mamme e più ancora. Dovrebbe essere Maria il modello di Madre per chiunque ha la missione di guidare gli uomini, a cominciare dalla infanzia, verso la bellezza della vita, ossia verso la santità. Non finirò mai di ringraziare Dio di avermi dato genitori, che hanno saputo con la testimonianza della loro fede e con la loro "grazia" nella ferialità della vita, tracciarmi almeno le vie che aprono il cuore a Dio, difendendomi dalle false illusioni di oggi. E davvero bello oggi, festa della Immacolata, ricordare come mia mamma voleva che ogni giorno, da piccolo, ricevessi la S. Comunione, che per lei era la giusta forza della santità. E alle mie proteste davanti al rischio di rimanere digiuno, rispondeva con candore di mamma: "Antonio, meglio una buona Comunione che una buona colazione. Questa ti fa sano: quella ti fa santo". Aveva imparato bene mia mamma alla scuola di Maria SS. ma, di cui era devotissima discepola. |