Omelia (14-02-2010)
don Carlo Occelli
Diamoci da fare!

Eccoci di fronte ad una delle pagine più conosciute del vangelo. Concludiamo questo breve itinerario di tempo ordinario: Gesù ha iniziato il suo ministero in sinagoga e se l'è subito vista brutta! Ricordate? Passati i primi entusiasmi lo portano fuori dalla città e già pensano che un profeta così è troppo scomodo... ma lui passa oltre.
Poi la chiamata di Pietro a prendere il largo! Chissà com'è andata la navigazione questa settimana, se siamo riusciti a disancorarci dal porto per prendere il largo.

Molta folla segue ormai il maestro, una folla variegata, che viene da tutte le parti e da ogni dove. Ma "tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti".
E lui, guardando i discepoli, se ne esce con queste parole inaudite. Il solito profeta, il solito idealista, lontano dalle cose concrete della vita. Discorso affascinante eh, per carità! Però, scendiamo con i piedi per terra! Anche perché le beatitudini ci descrivono il mondo che verrà, e noi siamo invece ben radicati nel mondo di quaggiù. E nel mondo di quaggiù c'è fame, pianto, odio... nel mondo di quaggiù ci sono poveri in carne ed ossa, si cono miserie familiari, ci sono famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, uomini e donne che perdono il loro posto di lavoro, ci sono 26 mila bambini nel mondo che muoiono ogni giorno per cause del tutto evitabili come malattie infettive e fame... un olocausto silenzioso, quasi invisibile.

Gesù ha di fronte a sé tanta folla che ha bisogno, malati, tormentati... ma come fa a pronunciare quelle parole di beatitudine? Come fa' a parlare di felicità?
Eppure lo fa! E' così Gesù, non si accontenta di dirci le parole che vogliamo noi, qualche discorsino accomodante e che ci faccia stare tranquilli e sereni.

Beati voi, poveri, perché vostro è il regno dei cieli!
Possiamo considerarla la beatitudine fondamentale. Sappiamo bene che Gesù non loda la povertà! Cosa vuol dire con queste parole? Chi è il povero? Perché dovrebbe essere felice?
Povero, proprio come coloro che gli stanno di fronte, è colui che ha bisogno. Povero è colui che si riconosce bisognoso, che non basta a se stesso, che non ha il mondo e tanto meno la felicità in mano.
Povero è colui che riconosce che la vita, e con essa tutto, gli è donato.
Riconosciamoci poveri! Bisognosi di tutto, mendicanti di amore. Spesso costruiamo la vita come se fossimo dei supereroi, come se bastassimo a noi stessi: mi aggiusto da me, non ho bisogno di aiuto.
Cari amici, è una grande menzogna illusoria!
No, io non mi ci metto proprio! Riconosco, mio Signore, di aver bisogno di te! Lo riconosco ogni volta che partecipo all'eucaristia, o nel silenzio di me stesso: vieni in mio aiuto! Soccorrimi, o io da solo non ce le faccio mica! Io non ce la faccio ad amare, non ce la faccio a sorridere a quella persona, non ci riesco a perdonare quell'affronto... dammi una mano!
C'è una storiella che amo molto: un bimbo piccolo, sul balcone di casa, tentava di spostare un vaso, più grande e pesante di lui. Ci metteva tutto il suo impegno e tutte le sue forze. Il papà lo guardava sorridendo mentre si dimenava in quel tentativo titanico: spingeva, ci metteva tutto il suo peso, lo abbracciava quel vaso... ma niente! Non un centimetro di movimento. Il padre gli chiese: "Hai usato tutte le tue forze?". "Sì, papà, ma non si è proprio mosso."
"Sei proprio sicuro di aver usato tutte le tue forze?" "Ma certo! Non ce la faccio proprio!". Allora il papà lo guardò e gli disse: "No, piccolo, non hai usato tutte le tue forze, sai?!... non mi hai chiesto aiuto!".
Usare tutte le tue forze è chiedere aiuto! E' riconoscere di essere povero!
Non solo nei confronti di Dio, ma anche di chi ti sta accanto! Non siamo isole! Io ho bisogno di te, di te che mi stai accanto, di te amico, fratello, coniuge, collega...
Riconosciamoci poveri: bisognosi di Lui e di loro!

Ma non finisce qui! No, perché c'è anche un altro lato della medaglia!
Non c'è solo questa povertà interiore, c'è una povertà concreta. C'è chi ha fame veramente. E Gesù non si nasconde affatto da questo: sono di fronte a lui i poveri!
Il regno dei cieli non riguarda solo il futuro, ma questa nostra terra. E il discorso di Gesù è rivoluzionario! Sì, rivoluzionario... anche se a noi degli ambienti ecclesiali sta parolina non piace molto! Adesso non esageriamo, dai! E' ambigua sta cosa... la si può intendere in molti modi...
Ma se non è rivoluzionario Gesù, chi lo è, scusate? E le sue parole rivoluzionarie ci interpellano, qui ed ora! Non riguardano un regno che verrà: c'è povertà! C'è fame! C'è dolore! Qui e ora!

Caro cristiano! Datti da fare! Mettici le mani! Mettici il tuo impegno, la tua vita, il tuo entusiasmo, il tuo volto, mettici pure anche i tuoi soldi! Mettici la tua intelligenza, le tue doti, il tuo tempo libero!
Gesù è venuto a cambiare questo mondo! Noi cristiani siamo chiamati a cambiare questo mondo!
Beati coloro che su questa terra si prodigano in mille modi per alleviare le sofferenze degli uomini! Beati coloro che gratuitamente spendono il loro tempo per i bambini, per gli ammalati, per i carcerati, per chi ha paura di perdere lavoro e famiglia, per chi non ha un tetto, una pagnotta, per chi si perde nell'alcol o nella droga...

E tu? Ed io? Che cosa stiamo facendo?
Mi darò da fare! Si... uso il verbo FARE! Fare qualcosa per portare un po' di beatitudine attorno a me!
... con una consapevolezza... voglio rimanere povero, bisognoso, non super eroe!
Guardiamoci attorno e diamoci da fare!
Buona settimana!!