Omelia (15-02-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno?" Come vivere questa Parola? Il profondo respiro è sintomatico di qualcosa che fa soffrire Gesù. E quell'interrogativo che segue rende palese il motivo della sua disapprovazione. La gente spesso, oggi come ieri, vuole un segno dall'Alto. Vuol mettere alla prova Dio e pretende d'interpretarne il volere. Se succede questo, vuol dire che Dio punisce. Se succede quest'altro, è segno che Dio benedice. Se a quel tale è venuto "un malaccio" (cancro, per esempio) è segno che Dio lo castiga, perché ha commesso questo male e quest'altro. Se la fabbrica di quel tale funziona a meraviglia e produce fior di quattrini, è segno che Dio lo benedice. È una "lettura" molto banale e fuorviante del modo di rapportarsi di Dio con noi. Anzitutto se entriamo un po' nella conoscenza di lui come mistero, non ci sogniamo affatto di chiedere segni. Sappiamo una cosa: Dio è pura trascendenza, fuori, del tutto fuori e superiore infinitamente alle nostre categorie. La certezza però di fondo è questa: Dio è AMORE. Ce lo ha rivelato Lui, soprattutto con l'incarnazione la passione e la morte del Signore Gesù. È questo il vero segno. Di qui si evidenzia che è presuntuoso e stolto chiedere altri segni. Può darsi che Lui voglia darcene: quando e come crede. Ce lo farà capire. A noi il fidarci con pieno abbandono. Signore, ti prego, fammi semplice nel cuore. E aumenta la mia fede, in modo che io sappia vedere gli infiniti segni della tua bontà nel "segno" superiore: il segno per eccellenza che è Gesù crocifisso e risorto che sospinge la storia ad approdi di salvezza. La voce di un Padre della Chiesa L'occhio della fede, con la pupilla della semplicità, riconosce la voce di Dio appena questa si fa sentire. La luce della sua parola si fa strada nell'uomo: egli le va gioiosamente incontro e la accoglie in sé. Filosseno di Mabbug, |