Omelia (08-06-2003)
mons. Antonio Riboldi
Grande ora è questa

E' bello ricordare oggi, a tutti noi il giorno che nella mente di Cristo e della Sua Chiesa davvero è "il giorno" in cui entriamo nella maturità di vita cristiana nella Chiesa: il giorno della nostra Cresima o Confermazione.
Era il solenne incontro con il proprio Vescovo che, con la pienezza della sua autorità conferitagli da Dio, ripeteva per noi il grande evento della Pentecoste, ossia della discesa dello Spirito Santo.
Per tanti anni ho esercitato questo ministero e sempre provavo da una parte la grandezza dell'evento, che era nel donare ai miei fratelli nella fede il dono dello Spirito nello stesso tempo mi chiedevo se chi riceveva la Cresima aveva la piena coscienza di quello che riceveva, trasformando poi la vita di ogni giorno in una coraggiosa testimonianza di Cristo.
Oggi si ha come il timore che anche in questo sacramento a volte prevalga la esteriorità, sul mistero che ci è consegnato.
Proviamo a "entrare" nella solennità del Cenacolo, come la descrivono gli Atti degli Apostoli: mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatté gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano.
Apparvero loro lingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro: ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria 1ingua.
Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: costoro che parlano non sono forse tutti Galilei?
E com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa...e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio? (At.2,1-11).
"Benché Gesù Cristo – scrive N. Fornari – dopo la resurrezione si è fatto invisibile ai nostri occhi, nondimeno sentiamo che egli vive con noi, perché sentiamo il suo respiro. Chiamo respiro di Gesù Cristo l'effusione dello Spirito Santo..La prima volta che il genere umano sentì questo respiro potente, fu il giorno della Pentecoste".
Lo sentiamo questo "respiro", a volte in maniera da suscitare stupore, ammirando il grande coraggio che tanti nostri fratelli mostrano in ogni parte del mondo; la loro testimonianza di fede, che a volte li porta al martirio (e piace ricordare che il secolo passato ebbe più martiri nella Chiesa cha ai primi secoli): la testimonianza di carità ovunque, a volte in forma eroica sopratutto là dove l'uomo soffre: quel respiro di speranza che sanno cercare ovunque, quasi a dissipare la co1tre di pessimismo, proprio di chi, non possiede 1o spirito di Cristo; suscitano la nostra ammirazione e stupore - almeno in chi sa guardare all'umanità con, gli occhi di Dio che mostra le sue opere – e chiamano questo nostro tempo, come piaceva dire a Papa Giovanni XXIII, 1a primavera della Chiesa.
Chi può infatti, anche solo immaginare quanto vento di Pentecoste scuote il mondo, prendendo coscienza delle inummerevo1i iniziative di carità? Le voci della nostra Pentecoste nel mondo ci arrivano tramite i tanti "bollettini", che ci fanno partecipe delle meraviglie che Dio opera nei suoi servi e i grandi spazi aperti a quanti vogliono seriamente farsi condurre dal "respiro di Cristo". Quale secolo ha mai visto tanti Papi così santi come quelli che sono stati i nostri Papi? Almeno da quelli che hanno accompagnato la nostra vita cristiana? Da Pio XII a Giovanni XXIII, "il Papa buono", dal grande Paolo VI, a Giovanni Paolo I, "il papa che ci ha come 1asciato con il respiro il sorriso di Dio?" Fino a questo incredibile nostro Papa?
E' davvero tempo di Pentecoste il nostro, tempo di santi.
Ma c'è ancora un vuoto che va colmato, quello dei laici, il vostro, che ha una potenza tutta da esplorare e vivere. La Chiesa continua a rivolgere ai laici, uomini e donne, questo immenso mondo che qualcuno ha definito "un gigante addormentato" perché si scuota e viva la sua Cresima. Diceva Paolo VI: "Si è parlato tanto della missione dei "laici", dell'ora dei laici, dell'azione apostolica dei laici...Parliamo della collaborazione dei laici, in quanto tali, da figli, sensibili e generosi della Chiesa, che possono prestarle in questa ora tremenda e stupenda. La Chiesa li chiama, la Chiesa li esorta, la Chiesa li mobilita, la Chiesa prepara loro le forme moderne e idonee perché abbiano la possibilità e l'onore di diventare operosi militanti, attivi e gioiosi nel grande cimento della evangelizzazione moderna...Grande ora è questa che non ammette che uno possa dirsi cristiano e conduca una vita moralmente molle e mediocre, isolata ed egoista, caratterizzata solo dall'osservanza stentata di qualche precetto religioso e non piuttosto trasfigurata da una va1ontà positiva, cavalleresca ed eroica talvolta, umile e tenace sempre, di vivere in pienezza di convinzioni e propositi...Grande ora è questa, io cui la Pentecoste invade di Spirito Santo il campo mistico di Cristo e gli dà un rinato senso profetico; secondo l'annuncio dell'apostolo Pietro nella prima predica cristiana che l'umanità ascoltava: "Profeteranno i vostri figli e le vostre figlie: e i vostri giovani vedranno visioni e i vostri vecchi sogneranno sogni. E sui miei servi e le mie ancelle in quei giorni effonderò il mio Spirito e profeteranno", cioè godranno d'interiore pienezza spirituale ed avranno capacità di darne esteriore e stupenda testimonianza" (Paolo VI, Milano Pentecoste 1957).
E noi, se diventeremo capaci di accogliere il respiro di Cristo che è lo Spirito Santo, possiamo accendere la nostra piccola "candela", assieme a quelle di innumerevoli nostri fratelli nel mondo, saremo la grande luce della Pentecoste. Non rimane che invocare: "Vieni Spirito Santo" manda a noi dal cielo raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri, vieni datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Perfetto Consolatore, dolce ospite dell'anima, dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, ne1 pianto, conforto.
O luce beatissima, invadi nell'intimo, il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morta santa, dona gioia eterna, Amen
(Inno di Pentecoste)