Omelia (22-02-2010)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su 1Pt 5,2-3

Dalla Parola del giorno
"Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio, non per vergognoso interesse, ma con animo generoso, non come padroni delle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge"

Come vivere questa Parola?
L'esortazione di Pietro è rivolta primariamente a quanti, nell'ambito ecclesiale, esercitano un ministero specifico, come i presbiteri. Non per questo gli altri possono accantonarla superficialmente, quasi non avessero alcun compito da assolvere nei riguardi dei fratelli.
Nella grande famiglia di Dio nessuno può dire come Caino: "Sono forse il custode di mio fratello?". Siano responsabili gli uni degli altri, sia pure con modalità diverse. C'è allora da chiedersi: quale porzione del gregge mi è stata affidata? Saranno i figli, gli allievi, i dipendenti, ma anche il partner, i compagni, i confratelli o chi, bisogno di luce di conforto di aiuto, si incontra, sia pure occasionalmente, nel proprio cammino.
Una missione da assumere nel segno della gioia, da assolvere "volentieri", senza altri scopi che non siano la gloria di Dio e il bene dei fratelli. Alla pesantezza del controllo verrà allora spontaneo sostituire una sorveglianza premurosa, tesa a prevenire quanto può nuocere al gregge; al giudizio tagliante la comprensione che infonde coraggio e rilancia nella via del bene; all'imposizione autoritaria l'indicazione di una meta da perseguire insieme; alla risposta saccente la parola venata di umiltà di chi si conosce servo di una verità mai pienamente posseduta.
È l'atteggiamento gioioso e riconoscente di chi nutre la consapevolezza di essere insieme membro e pastore di un gregge che appartiene a Dio.

La voce di un Padre della Chiesa
Un servo non può essere maggiore del suo Signore, e nessuno può arrogarsi ciò che il Padre ha dato solo al Figlio, tanto da credere di poter dare mano alla pala nell'aia per gettare al vento e mondare il grano, oppure di poter separare, con giudizio umano, tutta la zizzania dal frumento. È questa una presunzione superba, è una ostinazione sacrilega, che si arroga una frenesia abbietta.
Cipriano di Cartagine