Omelia (15-06-2003) |
Totustuus |
Commento Matteo 28,16-20 NESSO TRA LE LETTURE Deuteronomio: "Si è mai sentito qualcosa di simile? Riconosci che c'è un unico Dio". Affermazione chiave. Dio rivela se stesso. Il predicatore parla della vocazione eterna d'Israele. La porta verso il futuro sta nella fedeltà all'alleanza. La rivelazione. Dio si rivela come parola di misericordia (salmo). Nella lettera ai Romani, l'Apostolo parla dello Spirito che abbiamo ricevuto: Dio è Padre, e noi siamo eredi di Dio e coeredi con Cristo. I punti chiave del Vangelo: battezzare nel nome della Trinità; insegnare; "Io sono con voi". La Chiesa ci propone la contemplazione del mistero trinitario. Mistero che eccede le nostre umane forze, ma al quale possiamo accostarci con umiltà, per essere illuminati e fortificati nella nostra vocazione cristiana. La prima lettura, dal libro del Deuteronomio, espone la rivelazione dell'unico Dio. Non c'è Dio al di fuori di lui. Gli idoli dei popoli circostanti sono nulla. Perciò, non c'è nulla di più grande che essere fedeli all'alleanza che quell'unico Dio è ha pattuito col suo popolo. Nella seconda lettura, Paolo si sofferma a considerare la nostra condizione di Figli di Dio, per la quale veramente possiamo chiamare Dio Padre. Così, il Dio unico si rivela nella sua Parola come misericordia e benevolenza davanti agli uomini. Abbiamo ricevuto lo Spirito di Dio. Infine, il Vangelo ci propone le parole di Cristo che si congeda definitivamente dai suoi discepoli. Essi dovranno battezzare nel nome della Trinità e insegnare tutto ciò che Cristo, rivelazione dell'amore del Padre, ha insegnato loro. Questa domenica ci invita, dunque, ad entrare nella verità intima di Dio, non tanto mediante le disquisizioni filosofiche o teologiche, bensì per mezzo della Scrittura e della realtà dell'amore di Dio, che si diffonde nei nostri cuori. MESSAGGIO DOTTRINALE 1. Dio è uno Il testo del Deuteronomio è un'affermazione esplicita del Dio unico e vero. L'autore non tenta qui di fare teologia o di proporre una speculazione astratta, bensì piuttosto esorta il popolo a credere in Dio e ad essere fedele alla sua alleanza. Le prove che Dio è l'unico Signore sono palpabili: il Signore si è rivelato sul monte Horeb (il Sìnai), in una grandiosa teofanìa; Egli ha liberato il suo popolo dalla schiavitù dell'Egitto. Lo ha fatto con mano potente. Lo scrittore si rivolge a Israele come se fosse una sola persona e gli domanda: "Guarda, dalla creazione del mondo non si è mai sentito che un popolo abbia ricevuto quello che tu hai ricevuto; la rivelazione". E qual è questa rivelazione tanto solennemente annunciata? Dio è uno. Non ci sono altri dèi, al di fuori di Dio. Dio è unico e vero. Questo bisogna riconoscerlo nel cuore. È la verità centrale dell'Antico Testamento. Dato che Dio è uno ed è Signore di tutte le cose, nient'altro importa tanto quanto essere fedeli all'Alleanza che Egli ha stretto col suo popolo. "Credo in un solo Dio". Con queste parole incomincia il Simbolo di Nicea-Costantinopoli. La confessione della Unicità di Dio, che ha la sua radice nella Rivelazione divina nell' Antica Alleanza, è inseparabile da quella dell'esistenza di Dio ed è altrettanto fondamentale. Dio è Unico: non c'è che un solo Dio: 'La fede cristiana crede e professa un solo Dio, unico per natura, per sostanza e per essenza' (Catechismo della Chiesa Cattolica n.200). 2. Dio è trino. Dio è misericordia. 'Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina. È l'insegnamento più fondamentale ed essenziale nella "gerarchia delle verità" di fede. "Tutta la storia della salvezza è la storia del rivelarsi del Dio vero e unico: Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale riconcilia e unisce a sé coloro che sono separati dal peccato"' (CCC, n. 234). Dio che ci aveva parlato prima in molti modi, per mezzo dei profeti, ci ha parlato ora per mezzo del suo unico Figlio, (cf Eb 1,1). Gesù Cristo è la rivelazione del mistero di Dio. Egli ci conferma che Dio è "l'unico Signore" che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze. Ma Cristo, pienezza della rivelazione, ci lascia anche capire che Egli stesso è "il Signore". "Mi chiamate Signore, e dite bene", (cf Gv 13,13). In realtà, confessare che Gesù è "Signore" è atto proprio della fede cristiana. E ciò non è contrario alla fede nell'unico Dio. Per questo motivo, ci troviamo qui davanti al mistero: Dio è uno e, contemporaneamente, Dio è trino. Una sola natura, tre persone distinte. Credere nello Spirito Santo come "Signore e datore di vita" non introduce divisione alcuna nell'unico Dio. In effetti, dice il Concilio Laterano: 'Crediamo fermamente e semplicemente che uno solo è il vero Dio, eterno e immenso, onnipotente, immutabile, incomprensibile e ineffabile, Padre, Figlio e Spirito Santo, tre persone, ma una sola essenza, sostanza o natura semplicissima' (Concilio Laterano IV). Nella liturgia di questo giorno Dio si rivela come unico e, al contempo, come Padre di misericordia che ha posto in noi lo Spirito di suo Figlio. Cioè, si rivela come Trinità. L'economia della redenzione ci mostra il vertice più alto della rivelazione di Dio. Dio Padre di misericordia, ha pietà delle sue creature e le chiama ad un'intimità inimmaginabile per l'uomo: giungere a far parte della famiglia di Dio. Non abbiamo ricevuto uno spirito di schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito di figli adottivi che ci fa invocare Abba!, Padre! Perciò, siamo davvero "figli di Dio", siamo "eredi di Dio", dei suoi beni, del suo amore e della sua misericordia. Co-eredi con Cristo. Abbiamo meditato profondamente ciò che questo significa nella vita dell'uomo, nella vita di ognuno di noi? Il Dio di gloria, creatore del cielo e della terra, onnisciente, onnipotente, trascendente, si china sulla terra, (cf. Salmo 144). Dio invia il suo stesso Figlio a rivelare pienamente il suo amore e a concederci la filiazione adottiva. Per Cristo, con Lui e in Lui abbiamo accesso al Padre e diveniamo templi della Santissima Trinità. Sebbene, da un lato, il mistero della Trinità sfugge alla nostra comprensione umana, dall'altro, la realtà di questo mistero è di tale soavità e comporta tali conseguenze per la nostra povera esistenza, che quasi è impossibile crederlo. 'Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui' (Gv 14,23). SUGGERIMENTI PASTORALI L'esperienza di Dio Nella mentalità popolare la santità è vista come una cosa riservata a pochi privilegiati. Tuttavia, la Parola di Dio ci dice qualcosa di diverso: Dio chiama alla santità tutti i fedeli; li chiama ad un'intimità particolare. Dio vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità. Quanto bene possiamo fare a noi stessi e alle anime che ci sono stati affidate, pensando che Dio ci chiama ad una profonda amicizia! Dio desidera che io sia suo amico! Si tratta di fare esperienza dell'amore di Dio. Non di un amore di romantico o irreale, bensì un amore attuale, concreto, che si fa opera. Un amore che si sperimenta nella vita quotidiana, nella sofferenza, nella dedizione al prossimo, nei momenti più oscuri della vita. L'anima che si sente sempre accompagnata da Dio, può soffrire, ma non cadrà mai nella disperazione o nell'abbandono. Invitiamo i nostri fedeli a fare l' "esperienza di Dio", a rendersi conto che, davvero, quando vivono in stato di grazia, sono templi della Santissima Trinità e Dio abita nel loro cuore. In un brano di singolare profondità, dove dialogano l'anima e Dio, scrive Santa Teresa di Gesù: E semmai non sapessi dove puoi trovare Me, non andare di qua e di là, ma se desideri trovare Me Mi devi cercare in te. |