Omelia (03-03-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i Dodici e lungo la via disse loro: «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà»". Come vivere questa Parola? Gesù sta inesorabilmente salendo verso Gerusalemme: la sua ora si avvicina, la sua Pasqua sta per compiersi. Quello che, come ai discepoli, ci viene richiesto in questo cammino quaresimale che condurrà anche noi al Golgota, sotto la croce del Signore, è di ascoltare l'annuncio della sua passione e risurrezione. Il Signore, ancora oggi, ci prende in disparte lungo la via e ci prepara con la sua Parola a vivere il grande evento di salvezza che Egli sta preparando per noi. Questa infatti è la terza volta che nel vangelo di Matteo Gesù predice la sua passione-risurrezione ai discepoli. Dopo la prima ci fu la reazione ‘satanica' di Pietro e la controreazione di Gesù (Mt 16,22-23). Dopo la seconda i discepoli reagirono con desolazione e tristezza (Mt 17,22-23). Dopo questa terza l'incomprensione si fa generale e dichiarata. Il brano infatti è un contrappunto continuo tra due glorie: quella del Figlio dell'uomo e quella degli uomini. La prima sta nel consegnarsi, servire e dare la vita: la seconda sta nel possedere, asservire e dare la morte. Oggi, nella mia pausa contemplativa, confronterò le mie reazioni interiori all'annuncio della Pasqua del Signore con quelle dei discepoli. E farò attenzione soprattutto a non scambiare la mia eventuale indifferenza alla croce di Gesù, per un progresso spirituale rispetto ai dodici. Pregherò: Signore, se la tua passione non mi addolora, se non mi lascia spiazzato e diviso, non sarà forse perché non arrivo ad ascoltare in profondità l'enormità di scarto tra questo tuo annuncio e la mia vita? La voce di un poeta e mistico tedesco Essere deriso e abbandonato, soffrire molto in vita, nulla avere, potere ed essere: è questa la mia gloria. Angelus Silesius |