Omelia (14-03-2010)
don Luciano Sanvito
Il dramma e la dramma

La parabola della vita famigliare si insinua nel vangelo odierno quasi a mo' di domanda, a chiedere: che valore ha una famiglia dove oggi tutto si sperpera, si spreca e là dove si gode appieno, a scapito di chi come il Padre ha fatto tanto sacrificio per ritrovarsi un fuggitivo sperperone poi ritornato e gratuitamente riabilitato, e un altro incapace di godere appieno della famigliarità paterna e della fratellanza forse mai comprese appieno?

Attendere il ritorno di un figlio che poi arriva, a che vale se ne riparte poi un altro, il fratello che sembrava essere il giusto, il buono, il bello e il bravo, e invece non lo è?
Una famiglia ricomposta, o piuttosto non altrimenti disgraziata? Sarà poi ritornato ancora quel secondo figlio, che era poi il primo, o sta ancora arrabbiato e scontento?

Nelle nostre famiglie, specie religiose, accade ancor oggi qualcosa di simile: osservanza nelle ipocrisie del momento, ossequi e saluti al Padre, ma poi, al momento della drammaticità, della croce, del problema, proprio quando occorre essere uniti, eccoci disgregati e disgreganti perché ‘a me non è stato dato quel capretto che mi attendevo di diritto', e sono invidioso e rosso paonazzo per ‘il vitello ammazzato per far festa a colui che io ucciderei con le mie mani', ma non posso...

E la domanda allora ritorna, stavolta così: il mio essere in famiglia(rità) si fonda su un dramma da evitare o su una dramma da apprezzare? Si fonda su ciò che piace a me o su ciò che vale per noi? Se guardo ai miei sensi, chi tengo caro per me in questa famiglia del vangelo, che è poi specchio di ogni altra? Chi è prezioso come una dramma per me? Il vitello? I miei amici? Il disporre pienamente dei beni? Il tenere stretta a me l'eredità? Il non far entrare nessuno che io non voglia in questa casa? Il non lasciare che nessuno esca senza il mio benestare? Che ci siano le regole chiare per stare in casa? Che si entri solo alle mie condizioni? E il Padre, scusate, dove è andato a finire in questi interrogativi che sembrano accompagnarsi ai drammi delle nostre famiglie odierne, dove tutti e tutto hanno valore, tranne proprio Lui, il Padre?

Non è la mancanza del riferimento a Lui che fa perdere il valore e il senso al nostro essere famiglie serene anche nei drammi? Non era Lui la dramma vera e propria, in riferimento alla quale aveva poi senso e valore il nostro essere (in) famiglia?

Intanto, il banchetto di festa del figlio prodigo va ad iniziare: è la liturgia di questa Domenica, centrata sul verbo "laetare": invito alla festa, al banchetto della gioia della famigliarità costruita, centrata, revisionata, ricostruita e compattata dal valore dell'Eucarestia: un dramma o una dramma sarà la nostra adesione?