Omelia (07-03-2010)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Es 3,13-14

Dalla Parola del giorno
"Mosè disse a Dio: Ecco io arrivo dagli Israeliti e dico loro: Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi. Ma mi diranno: Come si chiama? E io cosa risponderò loro? Dio disse a Mosè: Io sono colui che sono!".

Come vivere questa Parola?
Nel deserto, un roveto arde senza consumarsi. Attratto dall'insolito spettacolo, Mosè decide d'avvicinarsi per vedere, quand'ecco si rivela a lui il Dio di suo padre, "il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe". Una teofania che manifesta a Mosé la sua vocazione a servizio del popolo d'Israele schiavo in Egitto: "Dirai agli Israeliti: Io-sono mi ha mandato a voi".
Per la prima volta il racconto elohista del Pentateuco introduce il nome di Jahvé, che deriva dal verbo ebraico hàjah (=essere). A differenza degli equivalenti nei linguaggi occidentali, hàjah non esprime il puro essere ed esistere, ma piuttosto l'attività e l'efficacia dell'essere ‘in azioné, diametralmente opposta alla sterilità muta del non-essere che qualifica gli idoli.
Accogliere Dio come "Colui che è" significa dunque credere alla sua presenza nella storia, una presenza attuale, operante ed efficace. In altre parole, il suo nome ci dice che il nostro Dio è fedele alle sue promesse ed impegna la sua potenza per liberare continuamente in noi quelle energie di bene che ci sottraggono dalla schiavitù dell'ego e c'introducono, come Israele, in quella terra dell'interiorità feconda dove scorre "latte e miele", segno, per gli Ebrei ma in genere anche per tutti gli orientali, di fertilità e di abbondanza.

Oggi, concedendomi un tempo più prolungato di quiete contemplativa, visualizzerò con occhi stupiti e grati il meraviglioso spettacolo del roveto che arde ma non si consuma. E dinanzi a Gesù-eucaristia, consegnando a Lui le catene delle mie piccole e grandi schiavitù, ripeterò nel ritmo del respiro:

"Tu sei Colui che è". Grazie, Signore! Grazie perché il Tuo essere è perenne fecondità d'amore che mi rigenera continuamente prospettandomi orizzonti infiniti di libertà vera e duratura.

La voce di una grande mistica
Dentro la mia anima è una camera nella quale non entra né gioia, né mestizia, né diletto di alcuna virtù, né piacere di alcuna cosa definibile, ma in essa abita quel Bene totale... che non esiste altro bene.
S. Angela da Foligno