Omelia (22-06-2003)
Totustuus
Commento Marco 14,12-16.22-26

NESSO TRA LE LETTURE

Il tema centrale che ci viene proposto in questa solennità del Corpus Domini è l'alleanza di Dio con gli uomini.

Questa alleanza nasce sempre dall'amore fedele di Dio, attraversa tutta la storia della salvezza e trova, negli eventi del Sìnai (prima lettura), un momento di particolare importanza. In effetti, sul Sìnai viene stipulata solennemente un'alleanza che già esisteva, ma che non era stata ancora formalizzata. Mosè, il mediatore, declama il decalogo, il popolo lo accetta, si innalza un altare, si offrono sacrifici e si asperge il sangue sull'altare e sul popolo. Così, l'alleanza viene siglata.

Tuttavia, tutto questo non era altro che prefigurazione della nuova alleanza che trova in Cristo il suo culmine come sacerdote dei beni futuri (seconda lettura), che non offre più sacrifici e sangue di animali, ma il suo stesso sangue. Nell'ultimo cena, Cristo anticipa sacramentalmente la sua oblazione, e stabilisce, per mezzo del suo corpo e del suo sangue, la Nuova Alleanza, quella definitiva, quella che ci dà la piena rivelazione del volto misericordioso di Dio e la salvezza del genere umano (Vangelo).

MESSAGGIO DOTTRINALE

La conclusione dell'alleanza e la nuova alleanza
Il testo dell'Esodo è di particolare importanza perché formalizza solennemente l'alleanza (Berit) tra Dio e il suo popolo. In realtà, la storia dell'alleanza si confonde con la storia della salvezza. Questa alleanza esisteva già prima che fosse consacrata sul Sìnai. Era stata promessa a Noè dopo il diluvio (Gn 6,18; 9,9-17), ed era stata stabilita con Abramo, (Gn 15,18; 17,2-21), solennemente. Dio aveva già operato meraviglie in favore d'Israele e lo aveva liberato dallo schiavitù dell'Egitto stendendo il suo braccio.

Questa espressione: "stendere il braccio" vuol significare l'intervento potente di Yahveh in favore degli israeliti. Tuttavia, è sul Sìnai che il popolo accetta l'alleanza e si impegna ad obbedire ad essa in modo solenne. Il Signore lo guida nel deserto e lo conduce alla montagna per concludere il suo patto. L'iniziativa è sempre di Dio. Mosè, il mediatore, davanti al popolo dà lettura della legge, i comandamenti, che sono il contenuto dell'alleanza che il Signore stabilisce col suo popolo. Questo, da parte sua, si impegna ad osservare tutto quello che gli comanda il Signore.

Mosè si alza di primo mattino, erge un altare con dodici pietre che simboleggiano le dodici tribù d'Israele. Si offrono i sacrifici, si versa il sangue delle vittime sull'altare e si asperge il popolo. È opportuno comprendere bene la portata di questo rito. L'immolazione di una vittima poteva avvenire in due modi: l'olocausto, cioè, la vittima veniva completamente consumata dal fuoco; o il sacrificio pacifico o di comunione, nel quale la vittima sacrificata era divisa in due, una veniva offerta a Yahveh e l'altra la consumava l'offerente.

Sul Sìnai si compiono entrambi i tipi di sacrifici. Con l'olocausto si stabiliva, da un lato, il primato di Dio su tutto il creato; col sacrificio pacifico, dall'altro, si stabiliva la comunione che l'uomo aveva con Dio, per mezzo della partecipazione dell'offerta. È bene sottolineare che il rito del sangue che può sembrarci estraneo e provocare rifiuto, ha un significato molto positivo. Gli antichi pensavano che nel sangue c'era la vita. Dare il sangue equivaleva a dare la vita. Così, quando la vittima viene sacrificata — si offre la vittima a Dio —, Dio risponde dando la vita. Il sacrificio implica certamente un'oblazione, una morte, ma il suo contenuto più profondo è dare la vita.

Il rito dell'aspersione del sangue significa, pertanto, la risposta di Dio al sacrificio che si è offerto e all'impegno del popolo a osservare i comandamenti: Dio risponde comunicando la vita.

L'alleanza sinaìtica trova il suo culmine e la sua perfezione nella nuova alleanza che Dio stabilisce con gli uomini, per mezzi di suo Figlio. La lettera agli Ebrei presenta Cristo come il sommo sacerdote, colui che offre il sacrificio perfetto. Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri. L'alleanza è giunta alla sua massima espressione. Non è più sangue di animali ciò che offre il sacerdote nel "sancta sanctorum" (dove il sommo sacerdote entrava una sola volta all'anno), ora è il sangue stesso di Cristo, sommo sacerdote, che viene offerto. Il salvatore è entrato una volta per tutte nel santuario del cielo, e siede accanto al Padre per intercedere per noi.

Nell'ultima cena viene anticipato sacramentalmente il sacrificio di Cristo sulla croce: questa sarà l'offerta definitiva e costituirà l'alleanza definitiva. Il sangue che Cristo offre nel calice è il sangue dell'alleanza che sarà versato per molti cioè, in linguaggio semitico, per tutti. In questa cena si rievoca la liberazione dall'Egitto e la stipulazione dell'alleanza sinaìtica. Questa alleanza non era tra due "partner" uguali. Dio stesso si impegnava a favore del suo popolo.

Questo, da parte sua, si impegnava ad osservare i comandamenti. Col sangue di Cristo si stabilisce la nuova e definitiva alleanza. Nel suo sangue, nel dono della sua vita, si manifesta l'amore del Padre per il mondo (cf. Gv 3,16); per mezzo di questo sangue gli uomini sono liberati dalla schiavitù del peccato e assolti dalle loro colpe. Dio si impegna a manifestare sempre il suo amore, la sua misericordia ("hesed"). Ora davanti all'uomo si apre il cammino della conversione e della vita eterna. Nel sacramento dell'Eucaristia Gesù non solo rimane coi suoi discepoli, ma stabilisce insieme a loro la comunione con Dio.

'Gesù offre ai discepoli il suo corpo ed il suo sangue... Il fatto che Gesù offra il suo corpo ed il suo sangue deve farci sempre ricordare il dono della sua vita, la sua morte in croce. Sulla croce egli ha versato il suo sangue; con la sua morte ha fondato una nuova alleanza, la comunione definitiva di Dio con gli uomini. Gesù rimarrà per sempre con loro e sarà "il crocifisso" che ha donato la sua vita per lorò (Klemens Stock, S.I Edizioni ADP, Roma 2002, p. 184-85).

SUGGERIMENTI PASTORALI

1. Catechesi eucaristica
Il Curato di Ars si era riproposto di far sì che gli uomini della sua parrocchia ricevessero almeno quattro volte all'anno l'Eucaristia. Impresa non facile per i tempi che correvano. Una volta il santo arrivò a confessare: "ho promosso sempre la confessione degli uomini quattro volte all'anno. Quelli che mi ascoltano otterranno la vita eterna". È sorprendente che il santo prete, essendo tanto esigente coi suoi fedeli, pensasse che gli uomini che avessero ricevuto quattro volte all'anno la comunione erano sulla via della salvezza. Davvero, la comunione è l'alimento della nostra vita spirituale e cristiana. Ci dice il Kempis:

"La comunione allontana dal male e riconferma nel bene;
se ora che comunico o celebro i tuoi misteri
con tanta frequenza sono negligente e scoraggiato
cosa succederebbe se non ricevessi questo tonico
e non ricorressi a tanto grande aiuto?

Quanto meravigliosa è la tua pia decisione
Riguardo a noi
che Tu Signore Dio, Creatore e Vivificatore
di tutti gli spiriti
accondiscendi a venire da questi poverelli
e a soddisfare la nostra fame
con tutta tua la Divinità e Umanità!

Proponiamo nuovamente ai nostri fedeli, in questa santa solennità la comunione frequente, come mezzo insostituibile di vita cristiana e di amicizia con Cristo. Non ci stanchiamo di avvicinare sempre più persone mediante la meditazione e la conversione del cuore alla comunione eucaristica. Lì, essi troveranno l'incomparabile amico delle loro anime che li aiuterà a vivere e a soffrire in questa vita, senza mai perdere la speranza.

2. La comunione frequente nei giovani
Ma una parola speciale va rivolta ai giovani. Per la ricchezza della loro vita, per il grande ventaglio delle loro possibilità, per le energie tanto intense che solcano la loro esistenza hanno specialmente bisogno di trovare Cristo. Raccomandare a un giovane la comunione frequente, quotidiana se è possibile, è aiutarlo a vivere nella grazia, è dargli forze spirituali per resistere al nemico; è aiutarlo a non perdere mai il coraggio davanti a un mondo tanto aggressivo. Non ci stanchiamo di inculcare nella nostra gioventù un amore molto personale a Cristo eucaristia.