Omelia (29-03-2010) |
don Luciano Sanvito |
L'esordio "Sei giorni prima della Pasqua..." La cena di Betania anticipo dell'Ultima Cena. Marta, Maria e Lazzaro anticipo dei commensali dell'era rinnovata. Commensali nel servizio, nell'ascolto, nella risuscitazione eucaristica. Giuda, a richiamare che anche la nuova Cena avrà sempre dei traditori. La cassa dei soldi, a richiamare i sotterfugi antichi e da sempre influenti. Il profumo dell'unguento, simbolo della testimonianza gratuita di amore. E concreto richiamo della sepoltura, il destino comune degli invitati. Una cena gioiosa ma anche cruenta, di fronte alla quali i sommi sacerdoti decidono come poter uccidere i loro agnelli sacrificali. Il cammino della Settimana Santa si apre con una cena santa: dove tutto viene santificato, dove anche la morte passa come in sordina, da dietro le quinte e le trame degli uomini, per poter vedere l'esordio del percorso e aguzzare la vista, per poter avere gli strumenti adatti alla situazione: occasioni, persone dabbene, traditori, sacerdoti, gesti e riti, tutto quanto passa al vaglio di una cena, comunione di vita e di morte. Ma tutto ciò che avviene, anche se vagliato con estrema attenzione dalla morte, sfugge sempre alla logica della morte: qualcuno si convertirà, otterrà nuova fede, avrà gesti di carità, otterrà la speranza. La cena di Betania è il segno della famigliarità nuova creata da Gesù e dalla sua opera rinnovatrice, di fronte alla quale la morte deve ora tacere. |