Omelia (03-02-2010)
don Luciano Sanvito
Profezia del profeta

Il profeta non può essere rinchiuso nella patria e nella famiglia.
Il profeta anzi libera la patria e la famiglia dallo stare rinchiusi in sè.
Ma proprio per questo non è accolto e non è gradito, né compreso.
Questo scardinare per liberare non convince chi è ben assiso sui propri troni di interessi, affetti e legami sicuri e assodati.

Il profeta richiama la patria della libertà.
Il profeta richiama la famigliarità universale.
E proprio il fatto che non è accolto dai suoi ne è garanzia di identità.
Proprio perché rifiutato nella sua patria, è il sigillo che è vero profeta.

Gesù si meraviglia non tanto perché non è accettato, ma perché i suoi non si lasciano liberare, aiutare ad essere liberi nell'universalità di vita.
La chiusura operata dagli interessi della patria e della famiglia è tenebra.
E questa tenebra impedisce di vedere e sentire al di là di essa, oltre.

Anche nelle nostre liturgie spesso prevale il patriottismo religioso e la famigliarità amicale; accettiamo sì il messaggio profetico del Vangelo, ma solo fin dove corrisponde alle nostre esigenze e ai nostri interessi; quando esso scardina e apre i nostri modi di vedere e di vivere, ecco che anche noi ci ritraiamo come tartarughe nel nostro guscio e ci chiediamo: ma che discorso è mai questo?
E ci scandalizziamo.
Sarebbe un po' come dire, suggerisce il Vangelo, che la profezia non entra mai dalla porta dei suoi, ma li raggiunge, rifiutata, dalla finestra.