Omelia (24-06-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Chiamati per nome a vita nuova Sia in Geremia (il cui passo riguardava la prima Lettura della Messa della Vigilia) sia in Isaia si riscontra la certezza che Dio ci scruta e ci conosce fino in fondo e che sin dall'eternità era a conoscenza di noi, di quello che saremmo diventati e dei progetti che avremmo voluto realizzare. Come infatti afferma la Prima Lettura di oggi: "Fin dal grembo di mia madre il Signore mi ha pensato e mi ha chiamato per nome" (Is 49, 1-2) Chiamati per nome! E' interessante notare il senso di familiarità con cui Dio vuole trattarci e la confidenza che Egli adopera nei nostri confronti: quando si chiama qualcuno per cognome si intende in qualche modo coltivare sempre una relazione formale nei suoi confronti, e comunque non lo si tratta mai con la medesima spontaneità e disinvoltura che sussistono invece quando nel chiamare una persona si utilizza il suo nome personale. Ebbene, Dio nel suo amore e nella conoscenza perfetta che da sempre ha di noi, suole chiamarci per nome, ossia riservarci un tratto del tutto spontaneo e familiare, nonché comunicativo di assoluta apertura assoluta e spirito di confidenza. E non va' dimenticato che nell'ottica di Dio il caso non esiste, e ciascuno di noi sin dall'eternità risponde ad un determinato progetto di vita impostato sempre dalla divina provvidenza. Che cosa afferma infatti il verso seguente del brano isaiano appena citato? "(Il Signore) ha reso la mia parola affilata come spada e mi protegge con la sua mano". Cioè, il Signore fortifica e sostiene l'uomo in qualsiasi momento e in qualunque circostanza della sua vita e avendo appunto impostato un progetto di vita su ciascuno di noi, non manca mai di attrezzarci per la realizzazione del medesimo e di fortificarci nelle circostanze felici e avverse. Quello che conta da parte nostra è che ci convinciamo della presenza di Dio e delle sue intenzioni nei nostri riguardi. Ed è a questo, in fondo che mira la liturgia di oggi: essa celebra la nascita di Giovanni, il cui nome guarda caso, significa il Signore fa' grazia. E la grazia che ci rivolge è quella di predisporre il nostro animo alla fede e all'accoglienza del Vangelo di Cristo: per tutta la sua vita Giovanni infatti si dedicherà a preparare la via del Signore, a predisporre gli uomini alla venuta di Gesù e all'accoglienza della sua parola; vestendo di mantello e nutrendosi di locuste avrà un aspetto del tutto essenico, tipico dei profeti dell'Antica Alleanza e predicherà un battesimo di conversione per il perdono dei peccati auspicano che tutti ci si prepari all'avvento del Messia e Salvatore Gesù Cristo. Se prestiamo un attimo di attenzione, potremo tutti convenire che nessuno di noi, nelle nostre case, accoglierà un ospite importante senza aver realizzato prima le dovute pulizie all'appartamento e senza aver predisposto il tutto e per tutto affinché questi si trovi a suo agio; se non ci si comporta in modo tale, quando l'ospite arriva difficilmente ci si potrà intrattenere nei colloqui con lui e lo si metterà alquanto in imbarazzo, giacché si dovrà provvedere a quanto omesso precedentemente. In modo analogo, non si potrà mai credere, ossia nutrire una fede forte nel Signore Gesù Cristo, se non si predisporrà previamente il nostro spirito alla sua presenza attraverso un processo di convinzione delle nostre menti e di cambiamento conseguente delle nostre azioni che si chiama conversione. Tutte le volte che la nostra fede vacilla lasciando il posto al dubbio e all'inquietudine specialmente nelle situazioni avverse e difficili, ciò è un segno di una mancata conversione previa: significa cioè che non ci si era convinti abbastanza della presenza e dell'agire di Cristo nella nostra vita, che tante volte richiede anche il nostre essere sacrificati con lui; così anche allorquando le situazioni di benessere e di prosperità inculcano indifferenza verso i valori spirituali o diventano una minaccia che essi siano messi in second'ordine, non si potrà che affermare di non aver vissuto appieno l'ottica della conversione. Convertitevi e credete al Vangelo sarà infatti il monito indispensabile dello stesso Gesù mentre predicherà per la Galilea e per la Giudea; ma già adesso prima della venuta del Cristo, di tale conversione Giovanni il Battista è il portatore. Ecco perché, se pure in secondo grado rispetto a Gesù, Giovanni costituisce una figura assai interessante per la nostra vita spirituale, che giustifica l'esultanza delle due donne gravide (Maria ed Elisabetta) mentre si incontrano nella casa di Zaccaria. La nascita di Giovanni Battista è altresì un richiamo per tutti alla revisione di vita: è certo che ci siamo convertiti abbastanza per essere in grado di accettare l'insegnamento di Gesù? Sono a posto con il mio cammino di fede e di conversione? Perché non si deve affatto credere che il processo di conversione avvenga una volta per tutte nella nostra vita: esso è continuo e accompagna tutto l'itinerario spirituale del cristiano... In ogni momento e in qualunque circostanza tutti quanti si è chiamati a rivedere il proprio rapporto con Dio e concludere tempestivamente di essere convertiti abbastanza da non aver più bisogno di tornare a Lui sarebbe una presunzione assai grave che imporrebbe l'immediata ripresa da zero della nostra via spirituale. |