Omelia (21-03-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa". Come vivere questa Parola? Sta per terminare il cammino quaresimale e si fa sempre più prossima, splendida di novità salvifica, la celebrazione del mistero centrale della nostra fede: la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Salvatore. La parola di Isaia è come un indicatore stradale su cui si concentra il sole. Qual è la strada indicata? Quella di abbandonare decisamente il ricordo delle cose passate: quelle cose maledettamente grevi e distruttive che furono, troppo spesso per noi, la voglia di possedere cose, persone, ricchezze, comodità, bella figura. Tutta una modalità idolatrica di vivere: una strada sbagliata su cui, spesso, ci siamo attardati, bruciando incenso al nostro "ego". Che gioia imbatterci in questo annuncio della Parola profetica. Sì, Dio, Trino e Uno, è l'eterna novità dell'Amore che, con l'incarnazione del Verbo, ha assunto fino in radice la nostra condizione umana. L'ha rinnovata dal di dentro, per farne una sempre nuova occasione di investire i giorni, la vita nella forza creatrice dell'amore. Nella mia pausa contemplativa, mi soffermo a lasciarmi afferrare il cuore da questo punto fascino della più grande e più vera novità dell'esistenza. Signore, io so, per grazia tua, di esistere dentro questo mistero di novità. Dammi la grazia di buttar via il vecchiume di quello che nel mio passato è stato affaticamento e perdita di tempo a cercare altro. Essere cristiani è lasciarsi folgorare dalla novità del tuo amore e vivere e irradiare questa consapevolezza che ti rinnova sempre. La voce dei Padri della Chiesa Dio, che in passato ci mostrò l'impotenza della nostra natura per raggiungere la vita, e nel presente ci mostra il Salvatore che è in grado di salvare tutti, vuole che noi -per queste due prove- ci fidiamo della sua bontà, e lo riteniamo nostro sostentatore, padre, maestro, consigliere, medico; nostra luce, nostra mente, nostro onore e gloria, nostra forza, nostra vita, sicurezza per il cibo e il vestito. Dal "Discorso a Diogneto" |