Omelia (15-06-2003)
don Romeo Maggioni
Battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dopo tutto un anno liturgico in cui abbiamo visto operare Gesù, raccogliamo oggi una immagine sintetica di chi sia il Dio di Gesù Cristo, cioè il Dio cristiano, quello appunto che Gesù è venuto a mostrarci col suo insegnamento e con il suo atteggiamento di filiale apertura a Colui che egli chiama: "Abbà!", papà; "Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro" (Gv 20,17). Egli infatti ebbe a dire: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare" (Mt 11,27).

Mettiamoci anche noi, come Filippo nel vangelo, in atteggiamento di ricerca: "Signore, mostraci il Padre e ci basta. Gli rispose Gesù: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?" (Gv 14,8-10).
Quel che noi sappiamo allora di Dio è quanto abbiamo ascoltato e visto in Gesù; non c'è altra fonte legittima, e vera.

1) LE MISSIONI DIVINE

San Paolo, che più di tutti ha penetrato il mistero di Cristo, lo pone come alla confluenza di due eventi: da una parte Gesù è l'inviato dal Padre, è – come sintetizza Giovanni - il "Verbo che stava presso Dio e che divenne carne, prendendo dimora presso di noi" (Gv 1,14). Riassumendo la sua vicenda umana un giorno Gesù ebbe a dire: "Io sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo, adesso lascio il mondo e torno al Padre" (Gv 16,28). Come a dire che Dio con Gesù ha scavalcato i cieli ed è venuto sulla terra.

D'altra parte egli, col Padre, è all'inizio della missione dello Spirito santo: "Il Paraclito, che io manderò a voi da presso il Padre" (Gv 15,26). Sarà proprio Cristo risorto ad "alitare sugli apostoli e dire: Ricevete lo Spirito santo" (Gv 20,21). Come a dire: poi Dio ha scavalcato anche il tempo e si è reso contemporaneo ad ogni generazione con l'invio dello Spirito. Dice Sant'Ireneo che il Padre agisce come con due braccia, prima Cristo, poi lo Spirito.

Tutta l'operazione ha un contenuto preciso, una decisione sorprendente di Dio: quella di avere l'uomo partecipe della natura divina, di chiamare ognuno ad essere figlio ed erede di Dio. E non figlio in un modo generico, ma figlio proprio come è il Figlio Unigenito, così che quello che lui è per natura, noi lo diveniamo per grazia. Questa è l'opera compiuta da Gesù: di riconquistarci all'amicizia col Padre attraverso i suoi gesti salvifici compiuti in croce e di farci conoscere e stimare l'alta vocazione cui Dio ci chiama. Egli ne è stato alla fine poi l'esemplare umano meglio riuscito, col vivere una piena confidenza da figlio nei confronti del Padre.

Ma chi trasferisce ad ognuno di noi il risultato di quell'operazione salvifica compiuta da Gesù, - quasi "il postino" dell'opera di Gesù portata a destinazione -, chi la innesta nel cuore di ogni uomo credente, chi la costruisce a fianco della libertà e del consenso nostro, è lo Spirito santo, datoci da Cristo perché modelli in noi quel figlio di Dio che è stato Lui. "Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio", leggiamo nella seconda lettura oggi; ed è "lo Spirito che attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.

E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio, coeredi di Cristo". Dopo la risurrezione e l'ascensione al cielo di Gesù, è il tempo della missione dello Spirito, che ha preso il suo posto tra i suoi discepoli, come "Paraclito, che stia sempre con voi". Per questo Gesù ha potuto dire: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo".

2) LA FAMIGLIA DI DIO

Da quel che è avvenuto con Cristo e con lo Spirito santo, da quel che essi hanno fatto per noi, noi veniamo a conoscere qualcosa di specifico di quel che è Dio in se stesso. Certamente è, il nostro, un Dio appassionato al nostro bene e alla nostra salvezza. Un Dio che ha mostrato assoluta gratuità e generosità nell'amarci, quando noi eravamo ancora suoi nemici e peccatori. Un Dio "che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni altra cosa insieme con lui?" (Rm 8,31-39).

Un Dio, alla fine, "che è AMORE" (1Gv. 4,16). "Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura - ci dice oggi san Paolo -, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abba!". Papà, appunto, come un bimbo chiama il suo babbo. Questa è la prima idea di Dio e quindi la prima acquisizione dell'anima credente: la serenità e la sicurezza di avere Dio che è Padre, non padrone.

Un Dio tutto diverso quindi da quello delle altre religioni.
San Gregorio Magno dice: "Meno che fra due persone non ci può essere amore". Se "Dio è Amore", non può che essere più di una persona. E' una esigenza intrinseca a Dio pensarlo uno nell'amore e molteplice nelle sue relazioni. Quel che Gesù ci ha fatto conoscere di questa speciale famiglia, è che lì c'è un Padre che ama un Figlio, e un Figlio che riama pienamente il Padre, e che il legame tra i due è realtà così viva da essere una Persona, lo Spirito santo.

Una e identica, non moltiplicabile, è la natura divina dei Tre, e quindi uno solo è Dio; ma vivace nella sua attività interna da esprimersi in tre vere e distinte Persone. "Tu con il tuo Figlio e con lo Spirito santo - professiamo oggi nel prefazio - sei un solo Dio e un solo Signore, non nell'unità di una sola Persona, ma nella Trinità di una sola sostanza. Nel proclamare te Dio vero ed eterno, noi adoriamo la Trinità delle Persone, l'unità della natura, l'uguaglianza della maestà divina".

E' una famiglia, una comunione di persone che proprio per la trasparenza reciproca, il dono e l'intimità che li unisce, vivono l'esperienza più alta della FELICITA', quella appunto che deriva dall'amore. Proviamo a ripensare ai nostri brevi attimi d'amore, quelli più veri e profondi: sono essi che ci hanno dato felicità e soddisfazione. Ma queste sono pallidissime esperienze d'amore rispetto all'amore puro e pieno di Dio. Quale meraviglia di felicità ci deve essere in Dio! Ecco: se Dio è amore, Dio è felicità. Massima, somma, perenne.

Forse non pensiamo mai che Dio significa prima di tutto vita felice, piena, gioia, soddisfazione oltre ogni nostra immaginazione. Ebbene, a questo Dio noi siamo chiamati a unirci, per divenire partecipi di questa sua stessa gioia. Questo è il Dio cristiano; questa è la vocazione cristiana.

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Nel giro di questa vita Trinitaria noi entriamo il giorno del battesimo. Da allora una presenza sempre più amorosa e premurosa si istaura nel cuore di chi vi si apre con una cosciente e calorosa intimità: "Se uno mi ama - ha detto Gesù -, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23). E cresce fino a raggiungere quell'unità che fa della Trinità e di noi una cosa sola: "Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Gv 17,21).

Aspirazione dell'uomo è di essere come Dio. Ecco finalmente la strada che ci è offerta, non inventata da noi, ma offertaci da Dio stesso. Non è un optional - ricordiamolo -, perché, come dice sant'Agostino: "Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non è sazio se non quando riposa in te", se non quando è "simile a Te". Vale la pena di non perdere ciò che ci è assolutamente indispensabile!