Omelia (29-06-2003)
don Roberto Rossi
Festa dei Ss. Pietro e Paolo

Questa domenica ci porta a celebrare quello che sempre celebriamo il 29 giugno, la solennità dei Santi Pietro e Paolo, colonne e fondamento della fede della Chiesa. Basta pensare come da sempre, anche nelle epoche in cui era difficile viaggiare, i cristiani cercavano di poter andare a pregare a Roma, sulle tombe degli apostoli. Così avviene oggi, con più facilità, ma sempre con molta commozione e profondità quando si va a S. Pietro o a S. Paolo, per rinnovare la fede cristiana e il proprio impegno di comunione col Papa e con tutti i fratelli cristiani, e di missione per la diffusione della fede in Cristo e nel suo vangelo di luce e di salvezza.

Cosa possiamo sottolineare dei due grandi apostoli, tra le tante caratteristiche, opere e testimonianze della loro vita e del loro martirio? Pietro e Paolo sono diversi per istinto e per natura, ma identici nell'amore a Cristo e alla Chiesa. A tutti e due viene cambiato il nome: Simone sarà chiamato Pietro, Saulo sarà chiamato Paolo. Tutti e due incontrano Cristo risorto: Pietro sulle sponde del Giordano e al Lago Tiberiade, Paolo sulla via di Damasco. Tutti e due sono sedotti da Cristo e per Lui daranno la vita nel martirio avvenuto a Roma. Due santi, potremmo dire, che non stanno mai fermi. Uomini come noi, con tante debolezze, paure, capaci di tradimenti, ma che hanno piena fiducia in Cristo. E Gesù si fida di loro. Pietro dovrà ripetere per tre volte il suo amore. Paolo ripeterà infinite volte che lui, persecutore, è diventato apostolo
solo per grazia. Parlando di Pietro e Paolo, potremmo parlare della loro grandezza e santità, ma potremmo anche parlare della loro debolezza e dei loro peccati, e scopriremmo che è la stessa cosa, perché è proprio la bontà e la misericordia del Signore che cambia loro il cuore e li trasforma fino a farli diventare, da peccatori, grandi santi e la loro vita sarà consumata in un amore umile e appassionato al Signore Gesù. Pietro ha dimostrato varie volte il suo carattere, la sua debolezza, la sua fatica a capire il cuore di Gesù. Ricordiamo quando Gesù gli dice: "allontanati da me, satana" o quando camminando sulle acque dubita e Gesù gli dice: "uomo di poca fede". Ma soprattutto è umano e debole nel momento della passione di Gesù. Lui che aveva affermato "anche se tutti ti abbandonassero, io non ti abbandonerò mai", poco dopo di fronte ad una
serva ha paura e per ben tre volte rinnega Gesù e giura di non averlo mai visto. Povero Pietro! Ma la povertà di Pietro incontra lo sguardo e la misericordia di Gesù e così si lascia salvare. E dopo la risurrezione, alla ripetuta richiesta di Gesù se lo ama, lui saprà rispondere: "Sì, Signore, tu lo sai, tu sai tutto: tu sai che io ti amo, tu sai come ti amo!". E la sua vita, pur in mezzo a difficoltà e debolezze, sarà sempre la dimostrazione di questo amore appassionato al suo Signore, fino al carcere, ai viaggi, al martirio. Così Paolo, fariseo convinto, fanatico, persecutore dei cristiani, collaboratore – per la sua giovane età – al martirio di Stefano, si lascerà cambiare il cuore e la vita dall'incontro con il Signore Gesù. La conversione avvenuta sulla strada di Damasco è l'inizio di una vita spesa in una missione continua rivolta ai vari popoli che potevano essere raggiunti. Fino al momento in cui potrà affermare: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede; non mi resta che attendere la corona che il Signore mi ha preparato. Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza".

Uomini deboli, peccatori, trasformati dalla misericordia del Signore e dalla forza del suo Spirito, hanno dato la vita per il Signore e hanno posto le basi della comunità cristiana, la Chiesa, destinata a diffondersi in tutto il mondo. Quella di Pietro e Paolo è la nostra umanità riscattata; anche noi non dobbiamo mai scoraggiarci di fronte alle debolezze, ma possiamo sempre rinnovare il nostro amore al Signore. Due Apostoli diversi, entrambi colonne fondamentali della Chiesa, garanti dell'unità della Chiesa. Pietro riceve il carisma, cioè il dono e il compito, di essere riferimento per l'unità e la comunione tra i credenti in Cristo, attraverso il servizio della verità. Pietro è la roccia sulla quale Cristo ha voluto edificare la sua Chiesa, la sua comunità e a lui affida le Chiavi del Regno. Paolo ha ricevuto il compito di diffondere la Parola di verità, il vangelo, fino ai confini della terra, per questo è chiamato: "l'Apostolo delle genti". Compirà tre grandi viaggi, predicando e fondando Comunità cristiane, predicando Cristo e Cristo Crocifisso, per lui tutto. Sono Santi che trovano nel Papa il continuatore e il testimone della missione di Cristo che continua in mezzo a noi. Nel Papa c'è l'autorità di Pietro, perché capo visibile della Chiesa e centro di unità, e nel Papa troviamo l'ansia apostolica di Paolo; anche lui non sta mai fermo! Siamo riconoscenti a Cristo che in questo tempo, attraverso il Santo Padre, ci dà un'immagine così luminosa della presenza di questi due grandi apostoli e della Sua stessa Presenza. E siamo desiderosi di poter collaborare con S. Padre, anche con il nostro apporto per la carità di lui cerca di portare in tante parti del mondo.

E' questa una giornata che ci aiuta a rinnovare e a rifondare la nostra fede. La fede cristiana cattolica, non è semplicemente una fede in Dio o in Cristo ma è fede nella Chiesa: diciamo nel Credo: "Credo la Chiesa, una santa, cattolica, apostolica". E' nella Chiesa che noi abbiamo il rapporto autentico con Cristo unico salvatore e con Dio, il Padre, che Cristo ci ha rivelato. E' una giornata che ci richiama la nostra presenza attiva e la nostra responsabilità nella Chiesa, perché sia sempre più "comunione" al suo interno e sia sempre più "missione" nel mondo di oggi. E' una giornata che ci dà l'onore ci collaborare con il S. Padre nella carità e nell'impegno verso i tanti poveri della terra, ai quali dobbiamo far giungere un segno concreto di Dio che è Amore e Provvidenza verso tutti i suoi figli.