Omelia (29-06-2003) |
mons. Antonio Riboldi |
Festa senza fine: la Chiesa Capita raramente che la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo sia di domenica, per il calendario che la pone il 29 Giugno. E quindi può succedere che non venga dato risalto al grande evento che rappresenta. Sappiamo come Dio, il Padre, che ama immensamente tutti noi uomini e ci vuole davvero vicini e per sempre come "sua" preziosa famiglia, non limitò il suo amore nel donarci il Figlio Gesù, ma volle che questo amore e questa presenza fosse continua, attraverso la Chiesa. Per Chiesa non intendiamo limitare il suo altissimo significato alle nostre cattedrali, o chiese, piccole o grandi, dove Dio dà appuntamento ai suoi figli per celebrare nelle liturgie e nei sacramenti la continuità del suo amore. Sarebbe davvero poco, troppo poco. Per Chiesa intendiamo la grande, immensa famiglia di Dio, che in parte combatte la sua battaglia per la santità qui in terra: in parte è in attesa della felicità eterna, ed in tanta parte è già nella gloria, dove certamente sono tanti nostri cari. L'evangelista Matteo narra la sua nascita così: "Disse Gesù ai suoi: La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? Risposero: Alcuni Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o qualcuno dei profeti. Disse loro: Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente. E Gesù: Beato te, Simone, figlio di Gíona, perché né la carne, né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra, sarà legato nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli" (Mt. 16,13-19). Conosciamo tutti dal Vangelo la grande debolezza umana degli apostoli, proprio a cominciare da Pietro. Un povero pescatore che aveva accettato di seguire Gesù, forse pensando di uscire dalla sua povertà di pescatore che aveva visto solo successi o fallimenti nella pesca, ma non aveva mai misurato la sua forza di fede e di fedeltà. Ne ha dato prova nella Passione di Gesù, quando venne l'ora della prova. Durante l'ultima cena, alla inaspettata rivelazione del Maestro, che sarebbe stato arrestato, assicurò la sua difesa con una spada, che a stento poi riuscì a raggiungere un orecchio. Invitato a vegliare con Gesù nel Getsemani, si lasciò prendere dal sonno, dando così lampante prova che non aveva capito assolutamente quando sarebbe successo quella notte al Maestro. "Simone, dormi? - dirà Gesù. Lo Spirito è pronto, ma la carne è debole". Un divino gesto di comprensione che solo Gesù poteva avere, Lui che forse attendeva non solo di essere confortato, ma di essere compreso e condiviso nella grande prova d'amore del suo dare la vita per noi sulla croce. Quando poi Gesù fu arrestato, sappiamo tutti della fuga degli apostoli, che abbandonarono Gesù al suo destino. Pietro, che nella sua debolezza e paura amava tanto Gesù, lo seguì, intrufolandosi tra la gente e per tre volte, chiesto se era "uno dei seguaci", decisamente rinnegò la sua appartenenza al Maestro. Gesù conosceva questa povertà di Pietro: ma conosceva che di buono aveva un grande cuore. Dopo la resurrezione per ben tre volte Gesù chiese a Pietro "Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?" E conosciamo tutti la risposta pronta "Tu sai, Signore, che ti voglio bene" "Pasci le mie pecore". Così fu di Paolo che addirittura nella sua "difesa della legge ebraica" chiese la licenza di arrestare tutti i cristiani. E' Gesù che lo ferma sulla via di Damasco e lo forma "apostolo delle genti". Sono loro che guideranno, anche a costo di dare la vita, la Chiesa nascente dopo la Pentecoste. Conosciamo tutti dagli atti degli apostoli come niente e nessuno riusciva a fermare la fede di Pietro, che lentamente costruiva la Chiesa di Cristo. Così come nulla riusciva a trattenere la foga apostolica di Paolo, che non si stancava di battere le vie del mondo nei suoi viaggi apostolici per edificare le comunità dei discepoli di Cristo. Gesù aveva veramente messo in buone mani la sua Chiesa, ossia il suo Regno qui in terra, tra di noi. E il cammino degli apostoli e quindi delle comunità non solo non si è più fermato: ma dopo duemila anni cerca di raggiungere tutti gli uomini, fedeli al comando del Maestro: "Andate per tutto il mondo e annunziate la buona novella ad ogni creatura, battezzandola nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo...Io sarò con voi sempre". Un viaggio tra gli uomini e per gli uomini, per riportare tutti alla sola grande famiglia che ogni uomo dovrebbe conoscere, il Regno di Dio. Ha avuto i suoi momenti felici e difficili il cammino della Chiesa. E' una prova che Dio non ha avuto paura di affidare "la nave" a mani deboli a volte che, come Pietro, nel Getsemani, non capiscono l'urgenza della missione, o la meraviglia della missione e si fanno prendere da un pericoloso sonno. Noi abbiamo vissuto un tempo, il secolo scorso, unico nello stupore dei grandi Papi che hanno saputo tenere la rotta dell'umanità in condizioni davvero difficili. Ci vengono in mente Pio XI, l'angelico Pio XII, il Papa del sorriso, Giovanni XXIII, il Papa della semplicità evangelica, Papa Luciani, il Papa della grande traversata della tecnica che rischiava di fare naufragare l'uomo e la sua dignità, Paolo VI ed infine questo nostro incredibile Papa che continua a essere voce di Dio, dell'uomo e dei veri beni, fino a diventarne la grande voce del Regno, Giovanni Paolo II. Fa male vedere che troppe volte noi cristiani abbiamo quasi vergogna di essere Chiesa di Dio e quindi di farci prendere per mano, nella vita, da Dio che parla e ama proprio nella sua chiesa. "Uno spirito di critica corrosiva - scriveva Paolo VI - è diventato di moda in alcuni settori anche della vita cattolica: vi sono, ad esempio, riviste e giornali che pare non abbiano altra funzione oltre quella di riportare notizie spiacevoli circa fatti e persone nell'ambito ecclesiastico: non di rado le presentano in modo unilaterale e forse anche un poco alterate e drammatizzate per renderle interessanti e piccati e abituano i lettori non già ad un giudizio obbiettivo e sereno, ma al sospetto negativo, ad una diffidenza sistematica, ad una disistima preconcetta verso persone, istituzioni, attività ecclesiastiche: e così inducono lettori e seguaci ad un affrancamento dal rispetto e dalla solidarietà che ogni buon cattolico, anzi ogni onesto lettore, dovrebbe avere verso la comunità e l'autorità ecclesiale" (18.9.1968) Occorrerebbe invece nutrire un affetto immenso verso chi, come la Chiesa, ci è madre affettuosa. Confesso la mia felicità di essere Vescovo di questa Chiesa, oggi, con questo meraviglioso Vicario di Cristo, Giovanni Paolo II e con tutti i miei fratelli nella fede che sono in tutto il mondo e testimoniano l'amore di Dio tra di noi. Non posso contenere la mia felicità e invitare tutti alla preghiera per me e con me perché proprio il 29 Giugno 1951, ebbi la grande gioia di essere ordinato sacerdote di Cristo. E' troppo bello "sentirsi" di Dio e con Dio". Si cammina per le vie del mondo, tra la gente, con un sorriso che sembra rubato giorno per giorno dalle labbra di Gesù, per donarlo a chi non ne ha. Faccio mia la preghiera di Grandmaison: "Quando sarò logoro e incrinato e posto tra i cocci, mi basterà conservare la gioia di avere servito Cristo e la gente e con questa gioia conservare una "goccia del liquore d'amore che ho donato". Questa goccia d'amore, Gesù mio, è tutto ciò che imploro per me. Mi ripagherà divinamente di ogni fatica e di ogni pena, perché nessuna ricompensa può saziare il mio animo se non tu stesso con il tuo amore". Antonio Riboldi - Vescovo Internet: www.vescovoriboldi.it E-mail: riboldi@tin.it UNA NOTIZIA CHE PUO' FAR PIACERE AI MIEI AMICI In questi giorni nelle librerie si possono trovare due volumi freschi di stampa. 1) una serie di riflessioni tratte da Internet, intitolato Antonio Riboldi - RISVEGLIAMO LA NOSTALGIA DEL PADRE. - Edito Progetto editoriale mariano - CARROCCIO. 2) dalla serie "il dibattito di Portalupi Editore" Antonio Riboldi "La carità integrale: testimonianza di un vescovo. L'inevitabile impegno del credente nella polis". Con prefazione di Sua Ecc.za Mons. Pacomio, vescovo di Mondovì. Auguro siano un aiuto alla fede ed all'impegno che può accompagnare il riposo dello Spirito durante il riposo estivo. |