Omelia (25-03-2010) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno "Colui che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio" Come vivere questa Parola? Cade in questo tempo di quaresima, anzi nell'imminenza della settimana santa, la festa dell'Annunciazione. Un accostamento fuori posto o un fascio di luce proiettato sul grande mistero che celebreremo a giorni? Culla dell'evento è una città disprezzata: Nazareth, e l'annuncio è diretto a una giovane senza lustro, sconosciuta dai più e in attesa di concludere il contratto matrimoniale con un semplice falegname. Protagonista il Figlio di Dio, l'Altissimo, che da quell'istante è presente in un grembo di donna nell'umile situazione fetale. È quanto Paolo registra con quel "annichilì se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini" (Fil 2,7). Dalla greppia al Calvario è un unico arcobaleno di pace che viene a disegnarsi su un mondo sconvolto da tante tempeste. Un incurvarsi del cielo verso la terra fino a toccarla nelle due massime espressioni di annientamento: lo stato fetale e la croce. Due grembi accoglieranno e custodiranno questo estremo abbassamento del Figlio di Dio. Due grembi che si schiuderanno perché da quell'annientamento esca trionfante la vita. La liturgia ci invita a svestire l'evento dell'annunciazione di quella patina patetica che lo fa sfumare nel mito. Il grembo verginale, e quindi infecondo, di Maria e quello di una terra che accoglie le spoglie mortali dell'uomo sono l'immagine dell'umanità segnata dal peccato e dalla morte. L'immagine di una storia che ha radiato Dio dal suo orizzonte e sperimenta l'incapacità di produrre vita. L'annunciazione e la croce ci dicono che questa realtà è stata visitata da Dio. Da questi due punti estremi si inarca il suo arcobaleno, segno di una vita che procede da Lui e per questo nulla e nessuno potrà fermare. Nella pausa contemplativa di oggi mi soffermerò a considerare l'estremo abbassamento del Figlio di Dio, leggendovi un invito a frantumare il guscio delle mie chiusure egoistiche perché anche in me trionfi la vita che egli è venuto a donare Concedimi, Signore, di fare di ogni mia esperienza di piccolezza una pennellata del tuo arcobaleno di pace, perché nel mondo torni a splendere la speranza e la gioia. La voce di una santa Cristo è il ponte. L'unico ponte che va dalla terra al cielo. Fuori di lui è l'abisso. S.Caterina da Siena |