Omelia (27-06-2003) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Amore-cuore Il cuore è un muscolo come tanti altri, tuttavia secondo le concezioni dell'antichità esso era la sede dei sentimenti e delle emozioni. Ed è così che è diventato rappresentativo dell'amore, della tenerezza, della pace e di ogni altro sentimento che voglia dirsi umano. Nel cuore risiede anche l'intimità dell'uomo e lo spirito di passionalità con cui noi facciamo le cose con amore, dedizione ed interesse. Ed è in questo quadro che si riscontra nella Bibbia che anche "Dio ha un cuore"; non certo nel senso che Egli abbia un cuore fisico, ma che nutra amore infinito per l'umanità, e in forza di tale amore è incline al perdono. Nella prima lettura di oggi tratta dal profeta Osea si evince che l'amore di Dio trascende di gran lunga quello degli uomini: nonostante la sua ira nei confronti d'Israele che si è allontanato da lui per servire altri dei, egli afferma"Io sono Dio, non uomo" e che "il mio cuore non mi permette di abbandonare Israele allo sterminio...." In poche parole, il "cuore di Dio" non è altro che il Dio-che-ama. Ma in un certo qual modo Dio ha avuto anche un cuore fisico, se consideriamo che, sempre in forza del suo amore, ha deciso di incarnarsi per la causa dell'umanità assumendo un corpo e una dimensione storica, nonché il nome significativo di Gesù Cristo (=Unto Salvatore); e quello di Gesù era appunto un cuore divino che spasimava per l'umanità. Se è vero che dal cuore derivano i sentimenti Gesù "sentì" amore e dedizione per le sofferenze umane. Ed ogni sua parola, ogni suo gesto, miracolo o insegnamento scaturiva da questo cuore amante che provava compassione nei confronti del lebbroso, che esultava di fronte alla fede del pubblicano, perdonava il peccato della donna adultera, indottrinava le folle avendo predilezione per i bambini, nutriva compassione per i deboli e per i sofferenti e finalmente... si immolava sulla croce per noi. Che cosa realizzava infatti Gesù a beneficio dell'umanità mentre grondava sangue sulla croce, se non la passione? E cosa vuol dire "passione" se non sofferenza e dolori atroci per l'umanità? Ora una tale propensione poteva provenire soltanto da un cuore generoso, pronto a rinunciare perfino a rinunciare a scendere dalla croce per espiare sul legno i malesseri dell'umanità... Il cuore divino di Gesù lo si può insomma paragonare a quello di un innamorato che nutre affetto verso una ragazza: se il suo è un amore sincero egli spasima per lei e sarebbe disposto a qualsiasi sacrificio pur di conquistarla; e in Osea l'atteggiamento d'amore di Dio nei confronti del suo popolo traditore è appunto quello simile al corteggiamento operato da un uomo verso la donna amata: "La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2, 16) In Cristo Dio si è mostrato davvero "innamorato" dell'umanità e il sacrificio per essa lo ha realizzato sul patibolo di legno. Ammonisce poi San Paolo che "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito"; cioè, non soltanto noi siamo stati amati ma siamo stati resi anche capaci di amare dello stesso amore divino e rinnovare sentimenti e pensieri secondo la Sua volontà; in tal senso il nostro cuore è stato orientato ad essere simile al cuore di Cristo; e saremo capaci di amare soltanto se avremo i suoi medesimi sentimenti... Perché allora non lasciare che sia "il nostro cuore" a decidere delle nostre azioni? Perché non mettere un po' di "cuore" in tutto quello che facciamo, ossia dedicarci ad ogni cosa con sincero interesse e passionalità, specialmente quando si tratti di propositi di bene che richiedono molta pazienza, sacrificio e perseveranza? Non sono molte le circostanze nelle quali siamo costretti a subire umiliazioni, critiche e rimproveri immeritati e questo suscita dissapore, malcontento e spirito di avversione e di protesta... Tutto però si sopporta con pazienza ed è meritorio di ricompensa se lo si guarda con lo stesso cuore con cui Cristo ha sofferto e patito per noi. "Avere cuore", "Usare cuore" "Avere il cuore in mano"...sono tutte espressioni significative sì, ma assumono maggiore rilevanza e infondono coraggio di eroismo apostolico allorquando si parli non del nostro cuore "umano" ma del cuore di Cristo spasimante per l'umanità. |