Omelia (29-06-2003) |
padre Ermes Ronchi |
Noi, specialisti in facili parole. Ma Gesù non guarda al «si dice» La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? La risposta è bellissima e sbagliata, bellissima e incompleta: «Dicono che sei un profeta. Una creatura di fuoco e di luce, come Elia, come il Battista. Dicono che sei voce di Dio e suo respiro». Gesù non si sofferma oltre su ciò che pensa la gente, sa bene che la verità non risiede nei sondaggi d'opinione. E prosegue: voi chi dite che io sia? Anzi, la domanda è preceduta da un «ma»: voi invece, che cosa dite? Come se i dodici fossero di un altro mondo, e le loro parole controcorrente; come se i discepoli non dovessero mai omologarsi, né parlare per sentito dire; come se ogni discepolo dovesse ripetere: ci sono due mondi. Io sono dell'altro (C. Campo). Ma tu; tu, invece, chi dici che io sia? Perché le parole più vere nascono sempre al singolare. Tu, con la tua mente, la tua forza, il tuo cuore, il tuo peccato, tu cosa dici di Dio? Come dire chi tu sia, Signore? Sei il fuoco che mi divora. Sei il mio ininterrotto rimorso. Sei la gioia mattinale del mondo. Ma sei anche la follia che mi guarda con occhi muti per tutta questa notte che perdura sul mondo (Turoldo). Per la risposta non servono libri o catechismi, ma ognuno che abbia inseguito, contestato, litigato con Dio; ognuno che abbia una volta sola assaporato l'amore, o sia stato sfiorato dall'ala severa della morte, può dare quella risposta che si costruisce con tutta la vita, che non è una formula: tu sei il Figlio di Dio. E continuerà il suo vangelo, continuerà dicendo anche a me, come a Pietro: Beato te. Felice te. La tua vita ha trovato! Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa. Pietro è la roccia nella misura in cui riesce a dire chi è Cristo, tesoro, bene per tutta l'umanità. È roccia per la Chiesa e per la storia nella misura in cui ripete che Dio è amore, la sua casa è ogni uomo; che Cristo, crocifisso, è ora vivo, primo del grande pellegrinaggio verso la vita che è la vicenda umana. Questa è la fede-roccia, il primato di Pietro che edifica la chiesa, la nostra storia, la mia casa. Come Pietro anch'io posso diventare roccia e chiave. Roccia che dà sicurezza, stabilità, senso anche ad altri; chiave che apre le porte belle di Dio, la vita in pienezza, che è pace, gioia, luce, energia, per sempre (Col 3,15). Tu, chi dici che io sia? Ma dire non basta. Siamo specialisti di facili parole. La vita non è ciò che si dice della vita, ma ciò che si vive della vita. E Gesù Cristo non è ciò che io dico di Lui, in una formula esatta, ma ciò che vivo di lui, in una vita esatta; ciò che vivo del suo crocifisso amore, di quella croce dove tutto è scritto in lettere di amore e di dolore, le uniche che non ingannano. |