Omelia (06-07-2003) |
don Elio Dotto |
La novità vera di Dio Dobbiamo ammetterlo: tutti siamo – almeno un po' – conservatori. Giovani e anziani, moderati e progressisti, tutti – in fondo – abbiamo paura della novità, dell'imprevisto, dell'inatteso: anche quando andiamo dietro all'ultima moda. Sì, perché anche in questo caso noi ci adeguiamo ad un modello ben preciso: un modello già seguito da altri, e quindi un modello per niente nuovo. Ne abbiamo conferma analizzando la nostra società moderna. Oggi tutto viene presentato come nuovo: nuova generazione, nuove tendenze, nuova economia, nuovi mezzi di comunicazione, addirittura nuova evangelizzazione... Tutto oggi appare nuovo e proiettato al futuro: eppure, mai come oggi si percepisce una diffusa paura nei confronti del futuro e delle incognite che esso riserva. Alla fine, dietro al nuovo che luccica ci stanno cose ovvie e scontate, ci sta la difesa ostinata di quanto già si conosce e si possiede... In questo senso noi assomigliamo molto a quella gente di Nazareth che si era raccolta nella sinagoga per ascoltare Gesù, come leggiamo nel Vangelo di domenica (Mc 6,1-6). Il figlio del falegname era ormai diventato una novità per quel piccolo mondo di pastori e contadini: avevano sentito i commenti lusinghieri che provenivano dai paesi vicini, dove Gesù aveva iniziato la sua missione; e dunque erano desiderosi di conoscere da vicino quel loro compaesano innovatore. Accadde però che – alla fine dell'incontro – la gente di Nazareth rimase scandalizzata. «Donde gli vengono queste cose? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria?». Quella gente – in fondo – non sopportava che Gesù fosse così diverso ed imprevisto. Essi certo si attendevano un profeta saggio e generoso; ma lo attendevano comunque sapendo che era uno dei loro, e quindi dando per scontato chi fosse e che cosa annunciasse. Ma Gesù non era soltanto uno dei loro: il suo Vangelo era destinato a sconvolgere le ovvie sicurezze di quel piccolo mondo. Appunto come il Maestro stesso aveva detto un giorno ai suoi discepoli: «Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione» (Lc 12,51). Proprio così può succedere oggi, davanti alla finta pace del nostro luccicante mondo moderno. Noi oggi siamo tutti – almeno un po' – conservatori: perché certo è più facile seguire le ovvie sicurezze dei luoghi comuni piuttosto che rischiare scelte inattese. Eppure ci accorgiamo che questo atteggiamento accomodante non paga, in quanto le cose ovvie tendono facilmente a diventare cose banali, e dunque cose grigie e noiose. Accade così che ci ritroviamo sempre da capo delusi, nella nostalgia di un passato che pare comunque perduto oppure alla ricerca di una novità che sembra in ogni caso impossibile. Appunto da una simile delusione ci vuole risollevare il Vangelo di Gesù. Esso è infatti l'annuncio di una novità vera, è la testimonianza di una novità possibile che può risvegliarci dalla banalità delle cose ovvie e scontate: una novità che è tale perché non viene dagli uomini, ma da Dio. Esattamente questa novità di Dio ci viene ridonata ogni domenica, nel giorno del Signore: e noi possiamo accoglierla, se soltanto siamo capaci di sollevare lo sguardo dal chiuso del nostro piccolo mondo. |