Omelia (28-03-2010)
padre Ermes Ronchi
Dal cuore trafitto di Dio la vera vita

Al cuore del Vangelo c'è questo lungo patire, un Dio che muore per amore. Qualco­sa che non riesco a capire e che pure mi chiama, mi disarma, mi ferisce. E io, o­gni volta, impotente e af­fascinato. La croce non ci è stata data per capirla, ma per aggrapparci e farci por­tare in alto. Perché Gesù è venuto? Per­ché la terra intera risuona di un grido: grido di dolo­re e di nostalgia per il pa­radiso perduto, il Dio perduto, l'amore e la pace per­duti. La terra, con le sue spine e i suoi rovi, con le sue primule e i sempre­verdi e, ogni tanto, la sua tenerezza; ma solo ogni tanto e come di nascosto. E la sua crudeltà spesso, troppo spesso; e le sue la­crime, e i suoi singhiozzi. La terra è un immenso pianto.
E un giorno Dio non ha più sopportato, non ha più po­tuto trattenersi. E allora è venuto, ha raggiunto i suoi figli, si è incarnato e si è messo a gridare insieme a loro lo stesso grido radica­to nell'angoscia e nella speranza.
Perché Gesù è salito sulla croce?
Per essere con me e come me. Perché io possa esse­re con lui e come lui. Essere in croce è ciò che Dio, nel suo amore, deve al­l'uomo che è in croce. L'amore conosce molti dove­ri, ma il primo di questi do­veri è di essere insieme con l'amato, vicino, unito, co­me una madre che vuole prendere su di sé il male del suo bambino, amma­­larsi lei per guarire suo fi­glio.
La croce è l'abisso dove Dio diviene l'amante. En­tra nella morte perché là va ogni suo figlio. Nel cor­po del crocifisso l'amore ha scritto il suo racconto con l'alfabeto delle ferite.
«Tu che hai salvato gli altri, salva te stesso». Lo dicono tutti, capi, soldati, il ladro: «Se sei Dio, fai un miraco­lo, conquistaci, imponiti, scendi dalla croce, allora crederemo». Chiunque, uo­mo o re, potendolo, scen­derebbe dalla croce. Lui, no. Solo un Dio non scen­de dalla croce, solo il no­stro Dio. Perché i suoi figli non ne possono scendere. Solo la croce toglie ogni dubbio, non c'è inganno sulla croce.
«Ricordati di me», prega il ladro, «Oggi sarai con me in paradiso», risponde Gesù. Per questo sono qui, per poterti avere sempre con me. Non c'è nulla che possa separarci, né male, né tradimenti, né morte. Io vengo a prenderti anche nelle profondità dell'infer­no, se tu mi vuoi. Solo se tu mi vuoi.
Ma io continuerò a morire d'amore per te, anche se tu non mi vorrai, e appena girerai lo sguardo troverai u­no, eternamente inchio­dato in un abbraccio, che grida: ti amo!
Sono i giorni del nostro de­stino: l'uomo uscito dalle mani di Dio, rinasce ora dal cuore trafitto del suo creatore.